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Giovedì, 1 giugno 2023 - Numero 272

Vaccini in età pediatrica, il professor Castagnola del ‘Gaslini’: “L’unica arma per mettere la scuola il più in sicurezza possibile”

Family with kids in face mask in shopping mall or airport. Mother and child wear facemask during coronavirus and flu outbreak. Virus and illness protection, hand sanitizer in public crowded place.
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di ALBERTO BRUZZONE

“Abbiamo una sola arma per garantire che la scuola si svolga in sicurezza e che, soprattutto, si vada avanti in presenza sino al termine del ciclo 2021/2022: e questa arma è rappresentata dal vaccino”.

A parlare è il professor Elio Castagnola, primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale pediatrico ‘Giannina Gaslini’ di Genova: è di pochi giorni fa il report aggiornato dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo il quale, nel periodo compreso tra l’8 e il 21 novembre 2021, un caso su quattro di Covid riguarda la popolazione di età inferiore ai 12 anni, e quindi la popolazione scolastica. Per l’Iss, nella classe di età 6-11 anni “si evidenzia, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell’incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un’impennata nelle ultime due settimane”.

Ecco perché bisogna tenere alta la guardia. A suscitare apprensione sono sia i numeri, sia l’arrivo della cosiddetta variante Omicron, che già tiene in ansia mezza Europa. Dal 23 dicembre però, secondo quanto annunciato da Franco Locatelli, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, dovrebbe partire anche in Italia la vaccinazione per la fascia pediatrica, tra i 6 e i 12 anni. “L’unica arma”, come sostiene il professor Castagnola (nella foto qui sotto).

Professore, al ‘Gaslini’ come vi siete preparati rispetto a questo via libera ormai annunciato?
“Stiamo aspettando indicazioni più precise, sia da parte della Regione Liguria che di Alisa. Penso che avremo un bel po’ di lavoro da fare, anche perché all’ospedale pediatrico verrà costituito un hub vaccinale, se tutte le prospettive saranno confermate”.

Com’è la situazione attuale dei ricoverati per Covid?
“Al momento ci sono tre bambini, che non hanno sintomi particolarmente gravi. Ma c’è anche da dire che siamo stati per lungo tempo con zero casi, quindi è chiaro anche da questo dato che il virus ha iniziato a circolare con maggiore frequenza nelle fasce pediatriche”.

Secondo il report dell’Iss, un caso su quattro di Covid avviene nel range tra 6 e 11 anni.
“È un dato che trova conferma anche da noi, nel numero di nuovi casi per centomila residenti in Liguria. Questo dipende dal fatto che i bambini, sino a questo momento, sono stati non vaccinati e non vaccinabili, mentre ora cambia lo scenario”.

Che cosa vi aspettate dopo il 23 dicembre?
“Io penso che parecchie famiglie accetteranno di far vaccinare i propri bambini. Gli studi hanno confermato che il vaccino è sicuro e, anche se i bambini hanno meno complicazioni degli adulti nel momento in cui contraggono il Covid, ritengo che l’immunizzazione sia importante per tutte le categorie e per tutte le fasce di età”.

Come sarà la dose per i bambini?
“Il vaccino autorizzato è Pfizer. Sarà in due somministrazioni, come per gli adulti, ma in entrambi i casi con metà dose”.

Vi preoccupa l’aumento dei contagi?
“Al momento qui al ‘Gaslini’ la situazione è abbastanza gestibile. Ma certo, ci preoccupa quando il Covid incrocerà, anche per i bambini, l’influenza stagionale. Al momento non è successo, ma ci aspettiamo che avvenga e non abbiamo nessun elemento per ritenere che questo non avvenga”.

L’effetto del vaccino in età pediatrica si farà sentire anche sulla scuola?
“Io credo che ci sarà più sicurezza a scuola quante più persone saranno vaccinate. Per questo parlo di unica arma: perché il vaccino può garantire un regolare svolgimento delle lezioni, senza dover tenere i ragazzi a casa, in didattica a distanza. La scuola in quarantena è un danno per tutti, anche per quelle persone che non risultano contagiate”.

In pediatria, è stata descritta una complicanza del Covid-19 che ricorre con una frequenza non marginale (1 caso ogni 500 infezioni circa): la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C).
“Si tratta di una condizione clinica severa con coinvolgimento acuto di diversi organi bersaglio (cuore e intestino in primis), che insorge mediamente a distanza di quattro settimane dall’infezione e che, pur avendo un’evoluzione benigna, richiede un trattamento ospedaliero per non meno di due-tre settimane e, in alcuni casi, importanti terapie immunosoppressive. Dall’inizio della pandemia ad oggi presso il Gaslini sono stati individuati 29 casi di questa affezione, in bambini di età media 4 anni (range 9 mesi-16 anni), con un’incidenza nella popolazione pediatrica generale circa 5-10 volte superiore a quella di altre malattie gravi (tubercolosi e meningite meningococcica, rispettivamente) e, nei soggetti positivi Covid-19, di circa 200 casi ogni centomila pazienti. È verosimile che i casi di MIS-C siano correlati alla frequenza di Covid-19 in età pediatrica e pertanto la vaccinazione, riducendo il numero degli infetti, potrebbe essere importante anche per prevenire la comparsa di questa complicanza”.

Un’altra complicanza di Covid-19 è il cosiddetto ‘long-Covid’.
“Questa condizione, ormai ben nota nell’adulto, comincia a essere osservata e studiata anche in età pediatrica, anche se non è ancora ben chiara la sua definizione clinica in questa fascia di età. A questa si deve anche aggiungere tutta la serie di disturbi psicologici indotti nei bambini e negli adolescenti dai ripetuti e prolungati lockdown. La possibilità di una vaccinazione per ampie fasce di età in pediatria aiuterà sicuramente anche a ridurre queste complicanze, aiutando la rapida ripresa di una ‘vita normale’ anche per i pazienti pediatrici”.

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