di DANILO SANGUINETI
L’orologiaio è una delle professioni preferite dagli scrittori di sci-fi o fantasy perché consente di dissimulare se non travisare il personaggio onnipotente, il deus ex machina. Chi controlla il tempo, controlla le storie e anche la Storia. Tizi che vengono rappresentati come meticolosi e metodici, silenziosi e impassibili di fronte alle pressioni e al ‘rumore’ del mondo. Avvolti in un’aura di mistero, un po’ intimidiscono e molto incuriosiscono. Se poi il creatore di orologi è un omone che nella vita precedente è stato molte altre cose, tra le quali marinaio e commerciante il desiderio di saperne di più si fa più pressante.
Carlo G. Croce – nome da romanzo di Scerbanenco, le coincidenze aumentano – risiede a Lavagna, conduce un’esistenza tranquilla, appartata, il più delle volte interloquendo con il prossimo attraverso le sue pagine Internet, no Facebook o Twitter ma su Instagram e Youtube dove si firma ‘CarloClock’. Per gran parte delle persone lui è il gentile signore che stava dietro il bancone dei giornali nella stazione ferroviaria di Chiavari, per alcuni altri invece è stato un compagno di lavoro serio e scrupoloso su diverse navi.
Carlo Croce è questo ma è anche molto altro: “Ho lavorato per diverso tempo come macchinista navale. Una scelta fatta a dieci anni quando la mia famiglia si è trasferita da Lodi a Chiavari. Poi quando ho deciso che di navigare ne avevo abbastanza e che volevo stare accanto alla mia famiglia sono sbarcato e ho dato una mano a mia moglie che gestiva l’edicola dentro la stazione. Avevo più tempo libero ed ho pensato di dedicarmi ad un hobby. Ho provato con il modellismo ed ho realizzato una locomotiva a vapore. Un pezzo molto elaborato, sono un perfezionista ed ho voluto costruire qualcosa che seppure in scala ridotta fosse perfettamente funzionante. Mi ci sono voluti tre anni e chi l’ha vista mi ha detto che era bellissima. Allora mi è venuto voglia di dedicarmi a questo in maniera più sistematica”.
Detto da uno come lui significa che si è messo a studiare in modo maniacale. “Mi sono imbattuto nel progetto di un orologio, mi sono incuriosito ed ho voluto realizzarlo. Era un pezzo di partenza con congegni semplici da capire e facili da realizzare (per lui…ndr), ci sono riuscito ed ho voluto aumentare progressivamente la complessità delle macchine da costruire”.
Nessun aiuto diretto, nessuna lezione pubblica o privata: ingegno e costanza. “Inizialmente copiavo da articoli di riviste specializzate, soprattutto inglesi. Pian piano, una volta compreso i concetti, ho voluto cimentarmi in orologi più complessi, mi sono aiutato con le fotografie, fatto ricerche su Internet. Lo step principale è comprendere come funziona un dato esemplare, come i meccanismi funzionano, le connessioni tra le varie parti, il sincronismo del tutto”.
Uno studio impegnativo ma appagante per l’intelletto, la teoria e la pratica che si fondono in un congegno che sfrutta leggi della fisica in una maniera esteticamente appagante, anche a prescindere dall’aspetto esteriore. Un’opera quasi di aristotelica bellezza. “Completarne alcuni è stata un’impresa. Una soddisfazione che non ha prezzo”. In realtà alcune delle sue realizzazioni valgono cifre a diversi zeri. “Mi interessa relativamente. Io non scelgo cosa fare in base al valore che potrà avere. Cerco tra gli orologi antichi, e per antichi significa che non mi pongo limiti nel risalire le epoche. Mi interessa la sfida: analizzo lo strumento, il modo con il quale misura il tempo, gli accessori, le opzioni che offre (calendario, animazioni ecc.), e mi domando se sarà in grado di realizzarlo. Il riuscirci è di per sé la retribuzione dello sforzo”.
Per esemplificare basta guardare la realizzazione n° 64 del suo catalogo, uno straordinario orologio solare bizantino ideato probabilmente durante il regno di Giustiniano, secondo quarto del VI secolo della nostra era.
Lo strumento si compone di due parti praticamente indipendenti: una meridiana utilizzabile a qualsiasi latitudine e un calendario a ingranaggi che indica le fasi lunari, il giorno del mese e i luoghi del Sole e della Luna nello Zodiaco. Stiamo parlando di un orologio che va a…sole e che incorpora complessi calcoli astronomici. E ‘mastro Croce’ dove ha appreso tanta sapienza. “Intanto mi procuro i disegni originali, c’è una rete di appassionati che grazie a Internet mette in comune le conoscenze. Per esempio per questo lavoro ho avuto un grande aiuto da Chris, un amico australiano, nome in codice ‘Clickspring’. Poi qualche calcolo debbo farlo, da autodidatta ed entusiasta, mi arrangio”.
Negli anni il suo piccolo desco è diventato un laboratorio, dalla propria abitazione a San Salvatore ha trasferito ‘l’officina degli orologi’ a Lavagna in una traversa di corso Buenos Aires. “Mia moglie aveva la casa invasa dalle mie realizzazioni e mi ha intimato di porvi rimedio”. E ad un ordine del comandante del vapore si può solo obbedire. “Sono andato nel garage di Lavagna e l’ho attrezzato a dovere. Adesso ho tutto lo spazio necessario ed anche gli strumenti adatti a ogni tipo di operazione”. Lì dentro Carlo G. Croce ha realizzato 64 capi di opera, tra essi ci sono astrari, planetari, orologi regolatori, orologi ‘8 giorni’, orologi ‘30 ore’, orologi solari. Il primo fu un orologio monastico, molto semplice sia dal punto di vista concettuale che costruttivo. Esso rappresenta la copia di quelli in uso nei monasteri nel sedicesimo secolo. La sua particolarità è che è provvisto, come tutti i suoi contemporanei, di una sola lancetta. Tra i più apprezzati l’Astrario di Giovanni de Dondi.
L’Astrario costruito da Giovanni fornisce l’indicazione della posizione nel firmamento dei pianeti allora conosciuti nel rispetto della concezione tolemaica del sistema solare, avendo quindi come punto di riferimento la terra con il sole ed i cinque pianeti (Venere, Marte, Saturno, Mercurio e Giove) che ruotano attorno ad essa. “Il mio astrario in scala 1/2 dell’originale. Mi sono chiesto più volte cosa mi abbia spinto a costruire l’Astrario di Giovanni de Dondi e l’unica risposta che ho trovato è il desiderio di capire. Quando, per la prima volta nel Museo della scienza e della Tecnica di Londra vidi una copia in scala naturale dell’astrario non riuscivo a comprendere il significato dei sette quadranti. Ho così iniziato una ricerca che mi ha portato all’acquisto del ‘Tractatus astrarii’ dove ho scoperto un nuovo mondo immensamente affascinante. Oltre a quella in scala 1/2, ho anche terminato una riproduzione in scala 1/4 dello stesso astrario. La riproduzione, forse la prima al mondo in una scala così piccola, è completamente funzionante, naturalmente nei limiti dettati dalle dimensioni”.

Ha anche portato a termine lavori di squadra. “Per esempio un orologio notturno. Con un paio di amici, Daniele e Guido, abbiamo deciso di costruirne uno in occasione del decimo anniversario della nascita del mio forum Pendoleria.com”. È il più seguito in Italia, ed ha tantissimi accessi anche sul suo sito www.clockmaker.it.
“La nostra scelta fu per una replica di un orologio costruito dai Fratelli Campani nel 1655 per papa Alessandro VII. Sintetizzando, Giuseppe Campani aveva reso silenzioso il suo orologio semplicemente eliminando la ruota di scappamento e la sua ancoretta. Daniele si era offerto a costruire la cassa del nostro orologio. Così, una volta terminato di realizzare il movimento glielo ho inviato e lui da ottimo falegname quale è, ed ispirandosi a modelli già esistenti, ne ha fabbricata una a mio avviso veramente bella”.
Per completare l’orologio mancava solo la ‘mostra’, ovvero il dipinto che abbellisce la parte anteriore della cassa. Chiesi a Guido di provare a comporre sul foglio di ottone che costituisce il ‘quadrante’ dell’orologio un incantevole quadro pieno di spiritualità e quindi adatto ad un oggetto che era destinato a delle sale papali: ‘La crocifissione di San Pietro’ del Caravaggio che adoro. Durante la notte veniva acceso un lumino che era posto internamente alla cassa. La luce emessa, attraversando i cartigli con le ore e le altre parti perforate del quadrante, consentiva la lettura dell’ora anche al buio. Sono estremamente soddisfatto pensando al fatto che l’anniversario del mio forum sia stata l’occasione perché tre appassionati che non hanno mai avuto modo di incontrarsi, abbiano messo assieme le loro esperienze tramite internet per realizzare un orologio che speriamo possa finire in un museo”.
Il Mastro Carlo lavora per il domani, del resto si cura poco o niente. Da talentuoso autodidatta ammette la sua bravura, senza che ciò lo porti all’eccessivo compiacimento. È convinto che la sua opera migliore sia… la prossima. E che abbia senso tanto impegno solo se può in qualche modo condividere il frutto delle sue fatiche. Un Achille coraggioso: ha iniziato la corsa perfettamente consapevole che non raggiungerà mai la tartaruga della fama. Nel suo guscio sta a meraviglia. Ed evita di gettare via ciò che abbiamo di più prezioso. “Che cosa non torna indietro? Una pietra dopo averla lanciata, una parola dopo averla detta, un’occasione dopo averla persa, il tempo dopo che lo si è sprecato”.