di DANILO SANGUINETI
Marciare separati, colpire uniti. Niente scissione, separazione per raddoppiare le forze. Distinguersi dalla casa madre è un po’ il processo della gioventù, quello che porta a inseguire i nuovi sentieri e inseguire nuovi sogni. Un processo che a volte può avvenire in maniera polemica ma che in questo caso è stato architettato in maniera tranquilla, anzi concordata con la casa madre, la Pro Scogli, società leader in campo nazionale e non solo e che si spera produca effetti positivi per la Canoa Polo, sport giovane e che ha bisogno di giovani per procedere e migliorare.
Marco Porzio, sentiti i suoi dirigenti ed amici, ha pensato di rivolgersi alla Black Wave di Recco perché prendesse la nascente scuola di canoa sotto la sua ala protettiva. Storia di relazioni solide e virtuose: la Black Wave è un marchio che tra gli amanti degli sport su tavola e canoa si è imposto come eccellenza assoluta e ha come presidente Stefano Bellotti che con Marco ha a lungo condiviso esperienze e trionfi canoapolistici.
L’intesa si trova in un battibaleno. Il gruppo di surfisti recchelini sono aperti a ogni innovazione, un discorso importante e originale trova orecchie molto ben disposte ad ascoltare e cervelli pronti a reagire. Porzio può partire: “Era un po’ che l’idea mi frullava per la testa. I miei compagni della Pro Scogli mi hanno incitato, quelli della Black Wave hanno fatto il resto. Avevamo bisogno di una copertura a livello economico ed organizzativo, il resto ce lo avremmo messo noi”.
Conduzione quasi esclusivamente familiare. Oltre al titolare c’è come istruttrice la moglie Francesca Lombardi e come aiutante il polistrumentista Nicola Oventile. Certo l’uomo immagine non può essere che lui, Marco Porzio. Ha vinto tanto, anzi ha vinto ogni trofeo e ogni competizione nazionale e internazionale che siano state messe in palio nell’ultimo ventennio.
Potrebbe il campionissimo della canoa polo Porzio – il Dybala in uno sport che ha in LB9 (Luca Bellini con il numero 9 sulla maglia) il suo Cristiano Ronaldo – sedersi, anzi sdraiarsi sugli allori? Ha 39 anni, è entrato in una canoa, brandito una pagaia e afferrato una palla con una carta di identità non ancora in doppia cifra. Un trentennio in questo mondo e non ne ha ancora abbastanza, anzi ha il cruccio di voler ad ogni costo passare il testimone.
Ed allora ecco la scuola di canoa polo, lanciata nell’anno del Covid 19. Canoapolisti, ovvero se non sono matti non li vogliamo. “Sì, qualcuno lo deve aver pensato perché era un azzardo in condizioni normali, figuriamoci adesso che ogni cosa è resa più complicata dalle doverose precauzioni di tutela sanitaria e dal peso di una situazione economica generale chiaramente peggiorata. A sostenermi è stata la convinzione che c’era spazio per la nostra iniziativa, che c’erano ragazzi desiderosi di fare canoa o sup (la tavola da surf sulla quale si sta in piedi e si rema con una sola lunga pagaia, ndr), per non parlare di chi aveva visto gare o allenamenti di canoa polo e voleva avvicinarsi e provare”.
I mesi di pausa sono stati sfruttati: “Ho approfittato dell’ospitalità del Tennis Chiavari condotto dagli amici Perrone e Marchione, del sostegno del presidente della Pro Scogli Alberto Baroni e della ditta Exocanoe di Casarza. Ho ideato e costruito da solo una porta galleggiante, ho avuto la concessione per l’uso dello spazio acqueo antistante i bagni nella zona ovest della passeggiata. E quando a giugno è scattata la fase due anche noi eravamo pronti per partire”.
E le adesioni sono fioccate. “Questo ci ha dato una ulteriore carica. Una decina di ragazzini subito nella scuola di canoa polo tenuta dal sottoscritto, moltissimi seguiti dagli altri istruttori”. Un lieto fine, ma siamo nel mondo degli sport minori e per avere la conclusione trionfale c’è da sudare. Disappunto, per non dire qualche cosa di più colorito per l’insensibilità dei vicini di… acqua. Porzio contiene a stento la rabbia. “Ci ha fatto la guerra sin dal primo giorno”.
Il soggetto non viene esplicitato, ma si intuisce che ci sono state incomprensioni (altro eufemismo) con lo stabilimento balneare che ha in comune quello specchio d’acqua: “Potrei dire parecchio su questo signore e sulla sua diciamo scarsa empatia con lo sport e i ragazzi. Ma taccio perché siamo andati per la nostra strada e abbiamo molte cose da fare, non vogliamo perderci in simili miserie. Il primo corso è terminato, la porta che ho costruito in inverno strappando ore al mio tempo libero, ha retto alla grande e così abbiamo potuto consegnare i diplomi ai nostri primi maturandi in canoapolismo… Lo avevo promesso a Luca (Bellini) che gli avrei presentato a fine estate diversi candidati ad ereditare la sua mitica maglia 9 e sto mantenendo…”.
Porzio è felice perché ha incontrato, dopo le disavventure burocratiche con il vicinato, comprensione e sostegno: “Prima di tutti il consigliere comunale e delegato allo sport David Cesaretti, che si è attivato per trovarci uno spazio adeguato altrove. E lo abbiamo trovato nelle acque antistanti il porto turistico di Chiavari, davanti ai bagni di Garbarino, dove sono posizionati per capirci i giochi d’acqua e i gonfiabili. Nella stagione turistica ci spostiamo lì, dove ci sono ragazzi che capiscono le esigenze dei ragazzi, non tipo che pensano vecchio ed agiscono contro lo sport e contro chi lo praticano”. Ogni riferimento appare non casuale. Bando all’amarezza e avanti con gli sport. “Penso che in questo mese e nel prossimo andrà meglio. A fine estate tireremo le somme e vedremo se la Pro Scogli avrà gli elementi per allestire una Under 18 o addirittura una Under 14. Perché quando la nostra generazione di fenomeni dovrà passare la mano, voglio potermi voltare e vedere che qualcuno ha impugnato il testimone, che porta avanti il discorso”.
La lunga linea blu, come quella grigia che testimonia il retaggio glorioso di West Point: chi cade sa che dietro c’è uno pronto a raccogliere il fucile, pardon la pagaia.