di ALBERTO BRUZZONE
Ci sono strade nuove, pur restando nel campo del rigore, della scientificità e dell’acribia, per raccontare la Storia. Quella con la S maiuscola, quella che più drammaticamente ha segnato il nostro Novecento.
Così ha fatto e continua a fare anche Massimo Minella, giornalista dell’edizione genovese di ‘Repubblica’ e appassionato studioso del nostro passato. Anche lui, con risultati estremamente positivi, ha abbracciato la tecnica del teatro e dello storytelling, in molti suoi lavori che, sin dal 2015, porta in scena grazie alla stretta e fattiva collaborazione con il Teatro Pubblico Ligure di Sergio Maifredi, affermato regista e dirigente teatrale oggi anima, ad esempio, del Sociale di Camogli.
‘Campo 52’ è il lavoro più recente di Minella ed è dedicato a una delle pagine più nere, tragiche e buie della nostra storia recente: quella del campo di concentramento di Coreglia Ligure, nell’entroterra del Levante genovese, dove, in tempo di guerra, furono deportate tutte quelle persone che non la pensavano come il regime, che erano orgogliosamente e coraggiosamente diverse e che erano state punite duramente per questo, oltre a numerosi ebrei ai tempi della Repubblica di Salò.
Dopo aver raccontato la storia del transatlantico Rex e dopo aver così brillantemente rappresentato le vicende degli emigranti in Sud America, in particolare a Buenos Aires, Minella ha scelto di raccontare un’altra storia ligure, che dal teatro è poi diventata un libro. Un lavoro svolto grazie ad alcuni insostituibili collaboratori, come lo storico e studioso di tradizioni locali, Giorgio ‘Getto’ Viarengo.
Nell’ambito delle iniziative legate al Giorno della Memoria, quest’anno anche ‘Piazza Levante’ ha voluto fare direttamente la sua parte: così ‘Campo 52’ sarà presentato mercoledì 29 gennaio, alle ore 18, presso la sede di Wylab, in via Davide Gagliardo 7 a Chiavari, a ingresso libero. Insieme a Minella e a Viarengo ci sarà, a curare gli intermezzi musicali, il fisarmonicista Franco Piccolo, che accompagna il giornalista nelle sue performance teatrali. L’introduzione sarà a cura del nostro editore, Antonio Gozzi.
‘Campo 52. Pian di Coreglia 1941-1944’ è oggi un libro, edito da Mursia e scritto da Massimo Minella con la prefazione da parte di Tomaso Montanari. “Si racconta – dice Minella – una storia vera, che è stata dimenticata. In fondo, è breve la vita di Campo 52: poco più di tre anni, in cui all’infamia della guerra, alla cancellazione delle libertà e alle persecuzioni razziali si mischiano scelte sorprendenti capaci di far emergere squarci di umanità”.
Minella ci ha lavorato a lungo, con la collaborazione della moglie Daniela e l’apporto di Viarengo, che ha messo a disposizione tutti i suoi archivi. “Campo 52 – osserva il giornalista – è stato il più grande campo di concentramento della Liguria per prigionieri di guerra alleati e, dopo l’8 settembre 1943, per internati civili, fra cui cittadini ebrei. Situato a Pian di Coreglia, in provincia di Genova, ha rappresentato un cammino di sofferenze e di dolore, ma anche di riscatto e di gioia, lungo più di mille giorni. Un microcosmo di uomini e di donne vittime di uno scontro che nessuno di loro ha voluto, ma soltanto subito, durante gli anni della Seconda guerra mondiale”.
Attraverso la ricostruzione di quanto accaduto in quegli anni di guerra, Campo 52 diventa così il testimone di una pagina di storia che si fa palcoscenico di umanità varia in cui onesti e coraggiosi, criminali e vigliacchi si alternano sulla scena e fanno da sfondo alla storia di due giovani capaci di sopravvivere alle crudeltà della guerra e a far vincere l’amore.
“Quando lo scorso 5 luglio del 2019 la comunità di Coreglia si è riunita per ascoltare la storia – ricorda Minella – gli anziani si sono commossi e i giovani hanno ricomposto i pezzi di un racconto che fino a quel momento avevano conosciuto solo a frammenti, perché ogni famiglia ne ha custodito una tessera, ma nessuno le aveva ancora collegate fra loro. In questo è consistito il mio lavoro di ricerca”.
L’autore, che in questo frangente è spinto dalla sua grandissima passione, spiega di essersi mosso in tre fasi: “Mi piace, anzitutto, riportare in luce pagine di storia che altrimenti rischiano di esser dimenticate. Ed essendo io un giornalista, e non propriamente uno storico, cerco di dare un taglio più narrativo, pur attenendomi sempre alla veridicità di quanto trattato. È questo il lavoro che sta alla base del rapporto con il Teatro Pubblico Ligure e che, praticamente ogni anno, ci porta a presentare una nuova produzione a Pieve Ligure, presso il Festival degli Scali a Mare. Per ‘Campo 52’, anzitutto sono andato sul posto, a Coreglia Ligure. Poi, ho svolto un lavoro sugli archivi messi a disposizione da Getto Viarengo, infine ho affrontato la fase di scrittura. Insostituibile, in tutto questo, la collaborazione da parte di mia moglie Daniela, che è accanto a me in tutte le produzioni. Oltre agli archivi, ho potuto raccogliere numerose testimonianze dirette”.
È stato un percorso molto emozionante, secondo Minella, “perché Campo 52 mi ha colpito e scosso molto. Si parla molto dei campi di concentramento in Germania e in Polonia, ma molto meno di quelli in Italia. E pensare che invece, solamente restando in Liguria, ce n’erano ben nove. Quello di Coreglia era il principale: fu abitato da persone provenienti da Inghilterra, Nuova Zelanda, Africa, Canada e poi, dopo l’8 settembre, dagli ebrei”.
Lo scorso anno, lo spettacolo ha girato per diverse tappe, partendo appunto da Pieve Ligure. E altrettante saranno fissate per il 2020: “Andremo a Firenze, a Milano e a Roma. Nel frattempo, sto preparando una nuova produzione, sempre nel filone della storia portata in teatro e sempre in collaborazione con il Teatro Pubblico Ligure”.
Il tutto mentre l’altro lavoro, quello su Genova e Buenos Aires, sta per diventare un docufilm, prodotto dalla Rai. Non ci sono dubbi: la Storia continua a interessare, specialmente quando si trovano persone capaci di proporla seconda la giusta ricetta. ‘Campo 52’, “può essere un buon punto di partenza, per poi approfondire ulteriormente”, conclude Minella.
E soprattutto per conoscere. Conoscere e non dimenticare mai.