di ROSA CAPPATO
Siria, la chiamata umanitaria per il campo profughi passa da Camogli. Circa tre anni fa era nata una rete di aiuti che unisce il borgo ad altri volontari che aiutano i profughi siriani. La naturale conseguenza è stata la nascita di un filo diretto tra Camogli e il campo profughi di Idlib, che non è mai stato tagliato.
Il progetto umanitario si era concretizzato con l’idea di vendere saponette artigianali, presenti ancor oggi nel negozio solidale di Annarita Quaranta, in passeggiata a mare, grazie alla collaborazione dei volontari camoglini, in contatto con altri, sparsi per l’Italia. Il sapone è prodotto da un piccolo saponificio artigianale indipendente e ancora attivo ad Aleppo. Anima dell’iniziativa è stata Radharani Clausi, aiutata da Simona Ceccon, con altri volontari e Lorenzo Locati, professore di Monza, presidente dell’Associazione Insieme si può fare. La giovane Radharani aveva dato vita a questa collaborazione a favore dei Siriani, aiutando altri volontari, poco tempo prima, impegnati a riempire un container con indumenti invernali e aiuti umanitari, destinato ai profughi accolti nel campo di Idlib dove, dal 1° dicembre 2019, si sono radunati gli sfollati in fuga dalla guerra, più di un quarto della popolazione nel 2020.
L’affiatato gruppo di persone, tra cui alcune di Fondi (Latina), senza conoscersi, ha riempito un intero container di beni, il ‘Container 40 piedi’, che è partito a marzo di due anni fa, con dentro anche un po’ di Camogli, grazie a Radharani, profondamente toccata dalle immagini e le testimonianze provenienti dal campo. A questa gara di generosità ha partecipato anche Marco Bentivogli, attivista e giornalista indipendente impegnato da circa 10 anni nella difesa dei diritti umani nel mondo e in particolar modo dei siriani, ma c’erano anche Lavinia Savona di Latina e l’azienda ‘Galbusera’ che ha donato 20 quintali dei suoi prodotti.
Arrivato in Turchia, per il container sono iniziate le normali procedure per il rilascio doganale, ma all’ultimo timbro ecco l’inaspettato colpo di scena: la Turchia considera gli abiti usati dei rifiuti. Alla fine il ‘Container 40 piedi’ è arrivato in Libia. Ma i camoglini non si sono dati per vinti e il legame oggi è indissolubile.
Radharani, da allora, è rimasta in contatto con le persone coinvolte, veri nuovi amici e compagni di solidarietà, che costantemente vengono aggiornati sulle condizioni dei profughi da Mohamed Al Idlibi che al campo vive e opera cercando di aiutare le famiglie. L’inverno anche quest’anno sarà duro, soprattutto per i bambini e le persone anziane e malate, i più fragili, che già hanno dovuto affrontare l’estate torrida.
Il volontario lancia un appello: “Questa è una chiamata umanitaria a tutti gli amici in tutto il mondo – supplica Mohamed – per aiutarci prima che arrivi l’inverno. Al campo siamo quasi un centinaio di famiglie e ci sono circa 150 bambini. Questo campo però, è solo uno delle centinaia sparsi al confine con la Turchia. Tutti i campi soffrono di una grave carenza di cibo e anche l’acqua non è disponibile come dovrebbe. Queste tende non sono in grado di proteggerci dal caldo estivo e dal freddo invernale. Ogni anno i bambini muoiono per il freddo. Procurarsi i materiali per il riscaldamento è molto difficile, perché i loro prezzi sono molto alti. Abbiamo bisogno di vestiti e coperte invernali”.
La giovane camoglina, sebbene in procinto di partire per l’India, per un percorso di studi, continua a tessere la sua rete internazionale, anche attraverso i social, per far sì che nessuno dimentichi le condizioni estreme dei profughi, che continuerà ad aiutare anche se lontana da Camogli.
“Quest’anno, purtroppo in mezzo a tutte le altre emergenze – spiega – per loro c’è quella di procurare la legna. Addirittura a causa di questa scarsità, si sono inventati l’utilizzo di alcuni scarti dalla lavorazione della spremitura delle olive e usano questo materiale come combustibile, al posto del Pellet che non si trova più. È sempre più difficile fare arrivare aiuti di qualsiasi genere al campo di Idlib, che è immenso. Ma bisogna fare presto perché l’inverno è alle porte e se durante l’estate il rischio era rappresentato dal caldo torrido, adesso sta per arrivare il gelido inverno. Poi tra altri problemi si aggiunge quello ricorrente delle tende che prendono fuoco, perché si tenta di ardere qualcosa al loro interno. Bisogna mantenere alto l’interesse verso questa popolazione che soffre da anni. Non dimentichiamo i profughi siriani, occorre anche un piano di accoglienza e cercare di sbloccare gli aiuti umanitari che giungono alle frontiere. Presto la situazione tornerà ad aggravarsi, come gli anni scorsi, con le tempeste di neve che si abbatteranno per l’ennesimo anno su queste persone. Anche a causa della guerra tra Russia e Ucraina i prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati oltre l’immaginabile: scarseggia il cibo e la gente per riscaldarsi è costretta a bruciare anche plastica e pneumatici. L’unico modo concreto per poter aiutare Mohamed e i profughi del suo campo è tramite donazione Paypal, ma occorre fare molta attenzione a non scrivere due parole: Siria o Idlib, perché inspiegabilmente la Paypal si blocca”. Per donazioni: https://www.paypal.me/lalitaclausi.