di ALBERTO BRUZZONE
Lo spettro della speculazione è sempre dietro l’angolo, quando si parla di Liguria. Non a caso, un grande scrittore come Italo Calvino ambientò proprio dalle nostre parti, nella Riviera di Ponente, una delle sue opere più riuscite, il racconto lungo ‘La speculazione edilizia’.
Se poi si parla di Camogli, ovvero uno dei borghi più noti e più apprezzati di tutta la regione, sia a livello nazionale che soprattutto internazionale, questo spettro vien fuori in maniera ancor più inquietante.
A Camogli c’è grande preoccupazione, negli ultimi tempi, a proposito di alcuni immobili di pregio, un tempo al servizio del pubblico e ora abbandonati: soprattutto, il maestoso complesso del Portofino Kulm (nella foto in alto). C’è grande preoccupazione e anche un fitto dibattito, alla base del quale si temono lottizzazioni di vario genere e cambi di destinazione d’uso che lascerebbero molto a desiderare.
A lanciare l’allarme, tra gli altri, è Antonio Leverone, coordinatore del Comitato Spontaneo per la Tutela del Territorio ‘Salviamo il paesaggio’, e da sempre in prima linea in tutte le cause ambientaliste, a cominciare dal sofferto e purtroppo ancora lungo e tortuoso passaggio del Parco di Portofino da regionale a nazionale.
Leverone, senza mezzi termini, parla di una Camogli in vendita, anzi sarebbe meglio dire di una Camogli in ‘svendita’, dove per svendita s’intende finire alla mercé degli appetiti da parte dei privati.
Viene ricordata, ad esempio, la vicenda “dell’ex istituto scolastico e religioso ‘Clotilde Olivari’ di Ruta, che sarebbe stato messo all’asta per meno di un milione di euro. L’istituto venne aperto nel lontano 1951 e gestito dalle Suore Somasche fino al 2002. Nel 2009 l’amministrazione comunale ne decise il cambio di destinazione d’uso, procedura molto utilizzata dalle amministrazioni che si sono succedute, per il frazionamento in appartamenti, autorimessa interrata e piscina. L’ennesima speculazione edilizia destinata ad alimentare il mercato della seconda casa”.
Poi nel 2013, prosegue Leverone, “la stessa procedura è stata applicata a un altro istituto scolastico e religioso: il complesso delle Gianelline, e pure qui tutto si è concluso con un’altra speculazione immobiliare. Oggi guardando quelle finestre le vediamo chiuse per molti mesi. La stessa amministrazione dei facili cambi di destinazione d’uso, aveva ottenuto anche il mio voto per la proposta di destinare le Gianelline alle scuole primarie e secondarie. Un’occasione per dotare la nostra città di un complesso scolastico moderno con ampi spazi e un’area esterna a parco. Ottennero il mio voto e, dopo, la mia delusione e anche qualche sentimento più forte”.
Altro esempio, la fabbrica di trasformatori Società Fratelli Pisoni. “L’elettronica la fece chiudere, e alla fine degli anni Settanta cessò l’attività. La mia città aveva l’occasione di risolvere buona parte dei problemi di viabilità legata ai residenti e soprattutto dare un moderno servizio al commercio della città con un innovativo sistema d’interscambio per le merci. Per i turisti si sarebbe potuto essere un servizio di parcheggio periferico e collegamento al centro città, anche con mezzi elettrici. Nulla di tutto questo, ma la solita speculazione immobiliare, peraltro legittima come le altre”.
E che dire dell’area dell’ex gasometro. Secondo Leverone, “sarebbe potuto essere uno spazio pubblico strategico, dove realizzare un parcheggio pubblico a rotazione in struttura, armonizzato con il piccolo borgo antico sul lato destro del torrente Gentile. Ci sono esperienze positive su tali soluzioni, e una anche a Camogli in via Mazzini, in località Priaro. Ma, pure qui, niente di tutto questo: vendita dell’area per far costruire un albergo mai aperto e chiuso da anni che, paesaggisticamente, è una diga a sbarrare la valle del Gentile e a imbrigliare quel piccolo borgo antico. Forse stiamo attendendo l’occasione per il prossimo cambio di destinazione d’uso. Vicino a quel monumento, ancora dedicato al nulla, ora scavano un parcheggio interrato: peccato che saranno box e parcheggi tutti privati. Camogli ha così venduto ancora terreno e uso, per sempre, del sottosuolo pubblico. Avremo così presto una struttura privata in pieno centro storico che aumenterà il traffico in centro città, senza risolvere alcunché per residenti e turisti”.
Leverone si domanda, e domanda: “Cosa ‘abbiamo’ ancora da vendere? Enormi volumi dimenticati degli ex ospedali dismessi, che sono in vendita da parte della Cassa Depositi e Prestiti. È solo questione di eventuali cambi di destinazione d’uso”.
E lo stesso discorso vale, in cima al monte, per il prestigioso Portofino Kulm & Kursaal, il maestoso complesso liberty costruito alla metà dell’Ottocento e poi ristrutturato e nuovamente inaugurato nel 1906. È chiuso dal 2013, non essendo più stato aggiornato sulla base delle nuove esigenze e delle normative legate al turismo, oggi è di proprietà di UnipolSai e risulta anch’esso essere in vendita. “Cosa stiamo aspettando? Un ricco impresario russo o cinese, che con un colpo di spugna cancellerà cultura, storia, futuro, chiedendo, forse, l’ennesimo cambio di destinazione d’uso che inevitabilmente arriverà?”.
La carrellata si chiude nel cuore del Parco di Portofino: qui c’è una struttura, denominata Semaforo Vecchio, “un degradato e abbandonato complesso di origine militare più volte ristrutturato con soldi pubblici e inesorabilmente ancora lasciato a se stesso. Nel luglio del 2020, l’Agenzia del Demanio, in funzione di un bando chiamato ‘Valore, Paese, Fari’, assegna costruzioni e area parco alla società New Fari per la ristrutturazione e l’utilizzo. Non si è ancora mosso nulla e Parco e Comune, credo, non sappiano nulla sullo sviluppo dell’iniziativa. Il degrado continua in un parco naturale che dovrebbe diventare nazionale e che è attualmente commissariato”.
Fin qui la parte descrittiva, il quadro generale assai poco confortante. Ma Leverone lancia anche le sue proposte, con l’idea di farne un dibattito che possa interessare tutta la cittadinanza. “Camogli ha assolutamente bisogno di giovani famiglie residenti. La città ha cinquemila abitanti, ma è solo un numero sulla carta e per giunta sostenuto con artifici burocratici. Inoltre, il trend è in costante fase d’invecchiamento. La situazione dell’ex istituto ‘Clotilde Olivari’ potrebbe essere l’opportunità per un’acquisizione pubblica e la trasformazione in appartamenti da riservare a residenza per giovani famiglie. Una riflessione in merito: parliamo di istituti e scuole realizzati a suo tempo per ragazze e ragazzi attraverso donazioni di benefattori e forse anche con risorse pubbliche, che buttiamo nell’arido mercato dei soldi e a favore di pochi”.
Inoltre, “i pregiati volumi degli ex ospedali e, perché no, eventualmente i volumi dell’albergo mai nato nell’area dell’ex gasometro e il patrimonio di Portofino Vetta potrebbero essere considerati quali volumi utili per interessi collettivi da inserire nei grandi progetti del Parco Nazionale di Portofino e per la gestione congiunta dell’eccezionale realtà del parco marino Pelagos per la tutela dei cetacei, in cui la Liguria è completamente immersa e Portofino ne è al centro. Studio e ricerca, presenza universitaria, ospitalità per giovani, incontri internazionali, turismo di qualità, posti qualificati per ragazzi e ragazze che si aprono al lavoro. Utopie, può darsi, ma prima è necessario parlarne, informarsi, confrontarsi, valutare e quindi agire”.
Già nel 2019, al Festival della Comunicazione, l’allora direttore del Parco di Portofino, Alberto Girani, aveva lanciato l’idea di trasformare il Kulm in un polo universitario incentrato sulle tematiche ambientali e sulla cultura mediterranea. Proposta che era stata condivisa anche dal sindaco, Francesco Olivari.
Oggi, lo stesso primo cittadino assicura: “Molti cambiamenti di destinazione d’uso fanno parte del passato. Però ristrutturare grandi complessi comporta spese elevate, ed è più facile che se le assumano i privati”.
Non a torto, quindi, Leverone utilizza il termine ‘utopia’. Olivari invece concorda sul fatto che Camogli vada ripopolata. E, su questo tema, la pandemia può anche diventare un’occasione, per invogliare le persone a venire a vivere e a lavorare qui. È il tema tanto caro anche a noi di ‘Piazza Levante’, ovvero quello di ripopolare i borghi, al quale abbiamo dedicato la scorsa primavera un ciclo di conferenze online. “Noi – conferma il sindaco – ci stiamo impegnando in soluzioni, a partire dai servizi, dalla connessione e gli spazi per lavorare”.
È la strada giusta da seguire: perché più si popola un territorio, più lo si rivitalizza, più si allontana lo spettro della speculazione, più le case si riempiono e più aumenta il lavoro, e di conseguenza l’indotto. Ed è un processo virtuoso sempre ad accrescere, in termini di servizi e di punti di riferimento, anche sociali e culturali. Come per l’entroterra, anche per la costa è questa la formula, è questo l’obiettivo a cui bisogna puntare.