di DANILO SANGUINETI
In principio gli unici numeri che interessavano erano quelli delle maglie, poi vennero le sequenze a somma 10 che riassumevano gli schemi e le tattiche delle squadre, 4-4-2, 4-3-3, variazioni per delineare tre, quattro perfino cinque linee di giocatori.
Oggi l’aritmetica non basta più, oggi bisogna fare i conti – nel senso più letterale dell’espressione – anche con la matematica, da quella generale, a quella branca della scienza applicata che è la matematica finanziaria. Senza percentuali, interessi composti, cash flow, e via snocciolando cifre e quozienti non se la cava neppure una polisportiva di paese, figuriamoci un club professionistico. È più di un sospetto che per fare una grande squadra di calcio adesso uno stratega finanziario, in poche parole il mega-ragioniere, serva più che un diesse, o un commissario tecnico. Contano più i fogli di calcolo che il brogliaccio con sopra le indicazioni malamente scritte del mister con il fischietto.
Piaccia o meno, il calcio va in questa direzione e nessuno meglio di Marco Bellinazzo, che venerdì 10 maggio sarà a Wylab a Chiavari per un evento alle ore 18, ‘Calcio tra finanza e innovazione’, può indicare le coordinate con le quali orientarsi nel mare magnum del football che sarà, dove rimbalzerà il pallone tricolore negli anni Venti.
Giornalista, responsabile del settore ‘Sport&Business’ del ‘Sole24Ore’, cura il seguito e apprezzato blog ‘Calcio &Business’, ha scritto diversi libri sull’argomento, gli ultimi dei quali sono ‘Goal Economy’ (2015), ‘I veri padroni del calcio’ (2017) e, appena uscito, ‘La fine del calcio italiano’ (2019).
Il quadro che dipinge è dettagliato, ragionato e per niente rassicurante. “Le prospettive del calcio italiano non sono buone, a meno che non si facciano notevoli passi in avanti nel campo della gestione finanziaria e dell’innovazione tecnologica. Il punto che non può più essere contestato da alcuno è che il nostro calcio, come e più dello sport in generale, è cambiato. E, attenzione, non sto parlando di anni Sessanta, o Settanta dello scorso secolo. Da lì ci separano ‘ere geologiche’, io dico che rispetto a 15 anni fa, le regole del gioco sono state spazzate via e sostituite da player, campi e confini del tutto nuovi”.
Il turning point viene individuato da Bellinazzo nell’abbattersi della crisi economica mondiale sullo sport: “Nel 2008 il ciclone generatosi due anni prima negli Usa investì l’Europa, sulla Penisola gli effetti non furono immediatamente devastanti, ma nel giro di pochi mesi c’eravamo dentro sino al collo. E il calcio che comunque interessava milioni di individui e muoveva milioni di euro pagò il fio di non aver visto arrivare la tempesta. Venne spazzata via una generazione di presidenti e proprietà ‘storici’. A poco a poco i patron, i mecenati, sparirono, e i club si trovarono senza rete di protezione e senza posto dove riparare ad affrontare le conseguenze”.
Il giornalista e blogger mette il dito nella piaga: “La catastrofe, come è stata definita la nostra mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018, non è casuale. Ponetela accanto ai fallimenti europei dei top club (non vinciamo una coppa continentale da 9 anni), al poco o niente che otteniamo con le giovanili, alle delusioni in quasi tutti i tornei internazionali precedenti, a cominciare dalla figuraccia nelle finali iridate 2010 in Sud Africa. Qui non c’è casualità, c’è una tendenza”.
Il da farsi è abbastanza chiaro, il riuscire a farlo è un altro paio di maniche. “I più attenti hanno compreso e si stanno adeguando. La Juventus è in marcia per colmare il gap. Altre dovranno imitarla se vogliamo che la serie A torni a essere ‘il campionato più bello del mondo’ come fu ma non è più almeno da un decennio”.
Il perché è presto detto: “Oggi al tavolo che conta, quello formato dai club che con la leva finanziaria dominano il mercato, dettano i tempi e i modi delle contrattazioni, delle competizioni, non possiamo sedere. Non abbiamo abbastanza fiches, parlo di disponibilità enormi, centinaia e centinaia di milioni. In Europa, che a livello di club significa ancora il vertice del football planetario, ci sono 5/6 club inglesi, 1 tedesco, 1 francese e 2 spagnoli. Sono questi a spartirsi la fetta più grande della torta e a poter parlare con i quattro ‘grandi’, i quattro paesi che a loro volta influenzano in maniera più meno palese le strategie della Fifa, Quali sono? Date un’occhiata a dove sono stati organizzati i mondiali (Russia), dove saranno i prossimi (Qatar e poi Usa) e qual è il principale competitore per i mondiali 2030 (Cina). E capirete”.
L’Italia che può fare? “Crescere, svecchiarsi, cambiare il modo di pensare. La Juventus, come ho detto, ha compreso, stanno tentando anche le due milanesi, ma con un cammino altalenante, dovuto a diversi fattori, non ultimi la mancanza di una leadership solida e duratura”.
E se non fossimo più appetibili? “Falso, i potenziali acquirenti per i club di prima e seconda fascia ci sono. Il nodo è la mancanza di un’adeguata comprensione dei nuovi scenari, in troppi faticano ad adeguarsi a questa vera e propria rivoluzione copernicana”. E non sarebbe neppure obbligatorio avere le spalle coperte da un super player finanziario. La programmazione e le intuizioni possono moltissimo. “Mi limito a due esempi, uno estero e uno italiano, che sembrano lontanissimi e hanno al contrario molti punti di contatto. L’Ajax non è sbucato fuori dal nulla. La società olandese ha accettato diversi anni di sofferenza e di apparenti insuccessi per costruire quella squadra, quel settore giovanile che l’hanno riportata in alto, nell’elite d’Europa. In Italia il Pordenone ha fatto tabula rasa, è ripartito dal gradino più basso, oggi è in serie B e ci è arrivato grazie alla mentalità imprenditoriale, alla visione illuminata della proprietà che è partita dal risanamento dei conti per creare una squadra vincente spendendo meglio e probabilmente meno delle concorrenti”.
Insomma datemi un budget razionale e vi solleverò…il campionato. Bellinazzo concorda: “Mi è rimasta impressa una frase dettami da un manager sportivo anglosassone: è senz’altro vero che i gol non si segnano con il business, ma puoi star certo che è con i ricavi che entri, e rimani, nell’albo d’oro”.
L’INCONTRO A WYLAB
Venerdì 10 Maggio 2019, dalle ore 18 in poi, a Wylab in via Gagliardo a Chiavari si svolge l’interessante incontro ‘Calcio tra finanza e innovazione’. L’ingresso è libero e aperto a tutti.
Presentati dal Ceo di Wylab Federico Smanio, forniranno il loro punto di vista sul tema: il presidente della Virtus Entella Antonio Gozzi, il fondatore e Ceo di Wyscout Matteo Campodonico e il giornalista del Sole 24 Ore Marco Bellinazzo.
Quest’ultimo presenterà anche i suoi libri ‘I veri padroni del calcio’ e ‘La fine del calcio italiano’, entrambi editi da Feltrinelli.
A seguire, il direttore di Wylab Stefano Tambornini presenterà il Wylab Incubation Program 2019, ovvero la call per partecipare al quarto programma di incubazione e di accelerazione di Wylab, che ha come obiettivo quello di identificare e di sostenere le migliori soluzioni e innovazioni tecnologiche per lo sport.
La call terminerà il prossimo 31 maggio. Per iscriversi, basta compilare l’apposito form all’indirizzo https://www.wylab.net/wip2019.
Al termine dell’incontro, verrà offerto un aperitivo.
Tra i temi che verranno toccati:
- la ripartenza del calcio italiano dopo la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia
- le sfide del calcio italiano: governance, scarsa liquidità, stadi obsoleti, reputazione, scarsa digitalizzazione
- i nuovi modelli di business
- i big data nel calcio
- il ruolo della tecnologia nel calcio
- l’innovazione del calcio
- l’esempio della Virtus Entella
- i nuovi metodi di coinvolgimento dei tifosi
- il programma di incubazione di Wylab