(r.p.l.) Arriva a Chiavari il maestro italiano dei romanzi d’avventura. Giovedì prossimo, 27 ottobre, ‘Piazza Levante’ organizza presso la sede di Wylab, in via Davide Gagliardo 7, la presentazione del libro ‘Il serpente e il faraone’, ultimo lavoro di Marco Buticchi, pubblicato da Longanesi editore.
Buticchi, che vive a Lerici, sarà intervistato da Alberto Bruzzone, giornalista del settimanale online, e racconterà di questo suo libro, di quelli precedenti, della sua passione per la scrittura, di come si costruisce e come si alimenta un genere che non conosce mai tramonti e che rimane sempre un ‘cult’. L’ingresso alla presentazione è libero, ma è raccomandata la prenotazione o telefonando a Wylab al numero 347 2502800, oppure utilizzando la piattaforma EventBrite (a questo link: https://bit.ly/3TzHAWd).
Ne ‘Il serpente e il faraone’, il filo rosso ha inizio nella tomba di un re bambino vissuto quasi tremila e cinquecento anni fa. Il 4 novembre 1922, nella Valle dei Re, viene scoperta la tomba di Tutankhamon. La febbre dell’antico Egitto infiamma il mondo intero. L’egittologo Howard Carter e il suo finanziatore, il conte di Carnarvon, si trovano d’improvviso al centro dell’attenzione e, accanto alla curiosità di scoprire i segreti di una civiltà così lontana e misteriosa, si scatenano ben presto invidie, voci malevole e leggende di maledizioni. In Europa, intanto, nonostante il primo conflitto mondiale sia da poco terminato, sembra si corra incontro a una nuova, terribile guerra. A ravvivare le braci è, in particolare, il crescente antisemitismo. La scoperta del sepolcro del faraone bambino giunge come una provvidenziale soluzione. Non soltanto per via dei favolosi tesori che contiene, ma anche per i papiri perduti, quei papiri che – a detta dei responsabili della spedizione archeologica, Carnarvon e Carter – “sarebbero stati in grado di stravolgere i fondamenti delle religioni”. È proprio su questi papiri che Buticchi innesta il suo romanzo, come sempre di un livello molto alto, oltre che con una narrazione avvincente.
Nato a La Spezia nel 1957, Buticchi è stato il primo autore in Italia a entrare nella collana di Longanesi ‘I maestri dell’avventura’, al fianco di Clive Cussler, Wilbur Smith, James Rollins e Patrick O’Brian. Anche per questo, nel 2008 è stato nominato Commendatore dal Presidente della Repubblica, per aver contribuito alla diffusione della lingua e della letteratura italiana anche all’estero.
La sua carriera è iniziata con l’auto pubblicazione di due romanzi (‘Il cuore del profeta’ e ‘L’ordine irreversibile’), poi decollata nel 1997 con ‘Le Pietre della Luna’, un viaggio incredibile che dall’antica Roma arriva ai giorni nostri, attraverso un labirinto di luoghi, situazioni, dati, fatti, misteriose coincidenze e imprevedibili salti temporali. Da lì in poi ha venduto oltre un milione e mezzo di copie.
Laureato in Economia e commercio all’Università di Bologna, per molti anni Buticchi ha lavorato come trader petrolifero in giro per il mondo, fino a quando ha capito che quella vita frenetica gli stava troppo stretta e ha deciso di cambiare tutto, per dedicarsi totalmente al mare e alla scrittura. Vive a Lerici con la moglie Consuelo e le figlie Andrea e Beatrice, e gestisce lo stabilimento balneare ‘Il Lido’, dove lavora come bagnino. “Quando dico che faccio il bagnino, non ci crede nessuno – racconta l’autore – Eppure, è la verità. D’estate questo è il mio lavoro. In inverno, invece, scrivo”.
Della sua passione per la scrittura, Buticchi dice: “Ho sempre scritto, fin da bambino. Quando c’era la redazione del giornalino della scuola, io facevo il redattore. Lo facevo anche da militare. Alla fine mi sono auto improvvisato scrittore, pubblicandomi i romanzi. Quello è stato il colpo di fortuna che mi ha aperto le porte alla grossa editoria. Per me la scrittura è uno sfogo dell’anima. Uno scarico di tensione. Ma anche un modo di lasciare memoria. Trovo paradossale il fatto che oggi noi non abbiamo più memoria. Parlo di quella memoria semplice, familiare. L’immagine del bisnonno che si mette vicino alla stufa e racconta le storie di famiglia, che diventavano poi gesta epiche per intere generazioni. Questa cosa la stiamo perdendo. Invece, scrivendo, qualcosa rimane. Resta una traccia”.
Fondamentale, nella carriera di Buticchi, l’incontro con l’editore Mario Spagnol (Longanesi fa parte del gruppo editoriale Mauri-Spagnol): “Spagnol era di Lerici ma io mi vergognavo. Non avevo il coraggio di dargli la classica busta gialla con dentro il manoscritto. La cosa incredibile è che, alla fine, fu proprio lui a chiedermela. Mi disse che si era letto quei miei romanzi che avevo pubblicato e che, se avevo qualcosa di scritto, di farglielo vedere. Ed è stato così che mi è cambiata la vita”. Ed è stato così che Buticchi ha lasciato e sta lasciando il segno nella letteratura d’avventura italiana.