“La Libertà non è uno spazio vuoto, la Libertà è partecipazione”. Così cantava il ‘Signor G’, così rimpianto, così citato, spesso a sproposito.
Nel caso del Borgorotondo, società calcistica di Varese Ligure, il verso conclusivo del celebre pezzo di Gaber calza a pennello: lo ‘spazio vuoto’ è il campo comunale, uno stadio che per molti anni è stato il punto di forza di un club orgogliosamente amatoriale nel senso più positivo e puro della parola. Da un po’ di tempo il presidente del sodalizio Nicolò Campodonico, prima giocatore e poi coordinatore di un gruppo di amici decisi a mantenere viva la fiamma del football nella zona, avvertiva una stanchezza e un disincanto crescenti attorno alla squadra.
Il campionato di Seconda si era concluso per i varesini il 5 maggio (una data che non passa innosservata…) con un’amara delusione: la finale dei play out decretava la salvezza del Framura e la retrocessione, l’ennesima, del Borgo in Terza. Per Campodonico e i suoi ragazzi una botta non facile da assorbire. A differenza delle precedenti sembrava mancasse la volontà di rialzarsi… iniziava il count down.
Sipario chiuso?
L’Asd Borgorotondo Varese Ligure indirizzava una lettera aperta a tutti i cittadini e all’amministrazione di Varese Ligure: “Il consiglio direttivo comunica la sua intenzione, viste le difficoltà ed il numero esiguo di soci, di abbandonare la attività sportiva. Il giorno 18 maggio presso il campo sportivo si terrà l’ultima assemblea societaria, ogni proposta, suggerimento, critica verrà recepita e vagliata pubblicamente dall’assemblea dei partecipanti. La cittadinanza e i rappresentanti dell’amministrazione comunale sono invitati a partecipare”.
Un lungo addio? I precedenti, le somiglianze con altre vicende degli ultimi tempi nell’area del Levante, sembravano essere concordi. Lo stesso Campodonico ammette che si era recato all’incontro senza grandi aspettative. “La stagione era iniziata tra le difficoltà ed era proseguita peggio – rivela – Eravamo pochi e perdevamo i pezzi strada facendo. Non parlo dei giocatori, penso ai dirigenti, sempre i soliti da anni, sempre costretti a fare gli straordinari domenica dopo domenica, per coprire tutti i ruoli, dal tecnico all’accompagnatore passando per il guardalinee di parte. Non potevo più chiedere agli amici di sacrificare la loro vita privata per sostenere il Borgo. Un girone di Seconda che imponeva a noi di Varese trasferte lunghe, che ti portavano via non ore ma una giornata intera”.
Bisogno di entusiasmo
Era questione di volontà, non di mezzi. “Dal punto di vista finanziario, avendo un regime di dilettantismo assoluto, senza paghe, neppure se mascherate da rimborsi spese, potevamo tirare avanti. No, il problema, come si diceva una volta, stava a monte…”. In senso sia figurato che letterale. “Infatti, siamo una realtà particolare nel calcio del Levante. Fondati nel 2006, abbiamo assicurato 12 anni di partecipazione ai campionati di Terza e di Seconda alla Val di Vara, che prima di noi era rimasta per decenni senza rappresentanza nei campionati Figc. Di questo ne eravamo giustamente orgogliosi. Su Varese Ligure, la capitale della Valle, sventolava orgogliosamente il nostro vessillo. Nei primi anni il paese ci seguiva con entusiasmo. Abbiamo vinto il torneo di Terza, in Seconda ci siamo rimasti con alterne fortune, dopo una retrocessione siamo quasi sempre risaliti. Facevamo l’ascensore, ma ci andava bene così, sapevamo dove poter arrivare con le nostre forze, oltre era impossibile andare. Abbiamo anche provato a creare un piccolo vivaio, insomma c’era entusiasmo e partecipazione”.
Ecco riaffiorare la parola magica. “Sì, negli ultimi tempi ci siamo sentiti abbandonati. E abbiamo pensato che non saremmo più stati liberi, che era diventato non un divertimento ma un obbligo al quale adempiere sempre più stancamente”.
Colpo di scena
Il sipario stava per chiudersi, ma ecco il colpo di scena. ”Nella riunione del 18 maggio ci siamo ritrovati in tanti e la cosa ci ha fatto un enorme piacere. Ancora più inattesa e ancora più gratificante la presenza a sorpresa anche del sindaco di Varese, Gian Carlo Lucchetti”. Una risposta, un segnale di attenzione e di sensibilità sociale al quale non si poteva rimanere indifferenti. Se fossimo in un film americano, a questo punto ci sarebbe Nicolò Campodonico acclamato da soci e sostenitori che annuncia nel crescendo trionfale della musica che il Borgorotondo non solo non chiude ma che si apre a nuove energie e proverà a tornare immediatamente in Seconda.
Invece siamo nell’Italia del 2018 dove una dose di pragmatismo è doverosa. “Abbiamo messo il club in aspettativa. Vorremmo che alle belle parole seguissero anche i fatti. Il tempo e la congiuntura ci favoriscono: abbiamo sino a fine luglio per perfezionare l’iscrizione, gran parte dei giocatori, a loro volta galvanizzati dalle novità, è disposta a rimanere o almeno attendere prima di tesserarsi per qualche altro club, in Terza il calendario e le trasferte sono meno impegnativi. Io ci credo”.
Niente fondi senza volto o oscuri miliardari dall’Estremo Oriente per il Borgo. Uno che guidi il pullmino, un altro che tracci le linee del campo in una piovosa giornata autunnale, un terzo che raccolga maglie e calzettoni sporchi e sudati.
Partecipazione: che parola impegnativa.
(d.s.)