di ALBERTO BRUZZONE
I licei vanno a gonfie vele. Secondo le statistiche del Ministero dell’Istruzione, pubblicate nei giorni scorsi, la scelta della scuola superiore per l’anno scolastico 2023/2024 è orientata per la maggior parte su questo percorso di studi specifico, mentre sono indietro sia gli indirizzi tecnici che quelli professionali. La Liguria, in questo senso, è anche sopra alle medie nazionali.
Le cifre comunicate dal Ministero sono le prime disponibili, mentre il bilancio complessivo lo si potrà avere tra qualche giorno, visto che le iscrizioni sia per le primarie che per le secondarie di primo e secondo grado si sono chiuse da pochissimo.
Il dato provvisorio è comunque fortemente indicativo e non pare destinato a cambiare: nella nostra regione, per quanto riguarda le superiori, ecco un evidente ritorno in grande stile dei licei, che sono i preferiti per il 61,4% degli studenti. In particolare, volano lo scientifico con il 16,1%, il linguistico con il 9,6%, il classico con il 6,9% e l’artistico con il 6,2%, mentre sono nettamente staccate le altre proposte, vale a dire musicale e coreutico, indirizzo sportivo ed europeo internazionale. Bene anche le scienze umane con il 7,6%.
Il 27% degli studenti che dovevano iscriversi alle superiori hanno poi scelto un indirizzo tecnico: il 9,2% di questi nel settore economico (amministrazione, finanza e marketing e turismo), il 17,8% nel settore tecnologico (soprattutto in informatica e telecomunicazioni e in trasporti e logistica). Le iscrizioni al professionale si fermano all’11,6% e riguardano soprattutto enogastronomia e ospitalità alberghiera e servizi commerciali.
Alessandro Clavarino, provveditore agli studi di Genova, commenta: “A Genova e in Liguria la scelta è stata soprattutto sui licei, diversamente da altre regioni. È stata invece più bassa la risposta su tecnici e professionali, a parte il caso positivo dei servizi commerciali”.
Il boom dei licei è particolarmente eclatante per la Liguria, che supera di quattro punti in percentuale il dato nazionale, attestatosi al 57,1%. In tutta Italia, infatti, il classico viene scelto dal 5,8% (un anno fa era al 6,2%). Il 26,1% opta per i licei scientifici (26% un anno fa). In questo ambito, lo scientifico tradizionale raccoglie il 14,1% delle preferenze (rispetto al 14% del 2022/2023). Il linguistico sale dal 7,4% al 7,7%. Cresce il liceo delle scienze umane, dal 10,3% all’11,2%. L’artistico passa dal 5,5% al 4,9%. I licei a indirizzo europeo e internazionale vengono scelti dallo 0,4% (0,5% un anno fa), i licei musicali e coreutici passano dallo 0,7% allo 0,9%.
A confermare l’ottimo momento, per quanto riguarda il Levante, è Paola Salmoiraghi, preside del Liceo Marconi Delpino e reggente al Liceo Luzzati. In pratica, la dirigente scolastica coordina tutta l’offerta liceale chiavarese, eccetto la succursale del Linguistico Davigo di Rapallo. Sono quattro gli indirizzi del Marconi Delpino: classico, scientifico, scienze umane ed economico sociale. Al Luzzati, invece, c’è lo storico liceo artistico, con i suoi indirizzi: architettura e ambiente, scenografia, arti figurative, design, audiovisivo e multimediale.
“È andata benissimo – racconta Paola Salmoiraghi – nel senso che le iscrizioni per il prossimo anno confermano l’ottima performance dei licei e, in particolare, vanno a premiare il sistema scolastico chiavarese. Siamo molto soddisfatti: ci saranno due classi in più nel liceo economico sociale, una in più nelle scienze umane, una in più al liceo artistico, mentre tutte le altre offerte didattiche sono in pareggio rispetto allo scorso anno. Abbiamo retto l’impatto della pandemia e ci prepariamo con grande entusiasmo alle prossime sfide. Le scuole chiavaresi piacciono per la loro centralità, ma anche per il livello eccellente del personale docente”.
L’anno prossimo ci saranno, solo al Marconi Delpino, mille e settecento tra studenti e studentesse, circa trecento in più rispetto agli anni passati. Attualmente, la scuola è spalmata su sei plessi e gli interrogativi per il futuro sono, purtroppo, sempre gli stessi: “Dove metteremo tutti questi alunni?”, domanda Paola Salmoiraghi, che da anni si batte per avere degli spazi più consoni, perché non esiste che un liceo d’eccellenza come il Marconi Delpino, continuamente riconosciuto e premiato a livello regionale e nazionale, sia ridotto a essere spalmato su sei plessi, con molteplici problemi.
“A scuola c’è tanta voglia di fare, ma le scuole vanno accudite, bisogna che le istituzioni se ne prendano cura, dimostrino di tenerci. Tra l’altro, a Chiavari c’è uno degli indici più bassi di dispersione scolastica”. Il sistema chiavarese è un fiore all’occhiello del Tigullio, da sempre. Che cosa fanno Città Metropolitana e Comune di Chiavari per salvaguardarlo? Quali progetti vi sono?
‘Piazza Levante’ se ne occuperà a partire da questo numero, attraverso una serie di articoli ad hoc. Non basta parlare del polo scolastico alla Colmata, perché se tutto andrà bene, sarà almeno tra cinque anni (ammesso che si dia il via a una costruzione di questo tipo sopra a un depuratore), e invece i licei chiavaresi hanno bisogno di spazio qui e subito.
Non solo il Marconi Delpino, ma anche il Luzzati: “La situazione è grave pure qui – osserva Paola Salmoiraghi – Ci sarà una prima in più e a questo punto le aule che sono state ‘imprestate’ al Davigo ci servono tutte, anche perché non stiamo facendo più i laboratori”.
Sono i limiti, questi, di una gestione dissennata e di una scelta da parte della Regione Liguria e della Città Metropolitana sbagliata sin dall’inizio. Con ‘Piazza Levante’ ce n’eravamo occupati a più riprese, con articoli e anche attraverso un convegno. Prima della pandemia, l’istituto In Memoria dei Morti per la Patria propose un nuovo indirizzo linguistico, perché effettivamente la richiesta c’è. L’indirizzo fu approvato dal Provveditorato agli studi, e quindi venne promosso agli open day, ma poi la Regione Liguria stoppò tutto nel piano dell’offerta formativa: nessun liceo linguistico a Chiavari, semmai una succursale del liceo linguistico Davigo di Rapallo. Si badi bene: non era una questione di campanile, ma di logica. Perché l’istituto In Memoria dei Morti per la Patria aveva gli spazi per il linguistico, mentre il Davigo no. Venne incastrato tra il Seminario Vescovile, grazie all’intervento dell’allora vescovo Alberto Tanasini, e il liceo Luzzati, dopo un lungo tira e molla con Città Metropolitana, in fortissimo imbarazzo e in grande difficoltà nel gestire questa situazione nata male sin dal principio. Ora, man mano che gli anni passano e le classi aumentano, il problema diventa maggiore: è passato da due aule a quattro, da quattro a sei, ci sono sempre meno spazi e sempre più richiesta. È bello parlare di polo scolastico alla Colmata, ma servono soluzioni più urgenti, è necessario essere più pratici, perché più ci si metteranno di mezzo gli spazi limitati, più il sistema scolastico chiavarese subirà un contraccolpo.
E invece, come dice la preside Paola Salmoiraghi, il sistema “va accudito”. Gli insegnanti e il personale scolastico lo fanno, con impegno e con il loro lavoro quotidiano. Anche gli altri dovrebbero comportarsi allo stesso modo. La preside conclude: “Fra scuola e territorio le interazioni sono costanti. In ogni dove e in ogni tipologia di scuola. Il contesto pone vincoli ed opportunità e noi scuole le dobbiamo indicare nel Rav, rapporto di autovalutazione, un documento pubblico che tutti possono leggere. La scuola condiziona, più o meno fortemente, il contesto, perché forma studenti che appartengono a quel territorio. La formazione e la cultura che gli studenti ricevono ricade sulla realtà in cui vivono. Ragionare su questo potrebbe portare poi ad altre interessanti domande. I ragazzi e le ragazze che si diplomano in quel territorio e in quella scuola ‘restano o vanno via’. E perché?”.