di ALBERTO BRUZZONE
AAA ingegneri cercasi. Civici, elettronici, navali, gestionali, informatici, un po’ di tutti i settori insomma, compresi chimici e farmaceutici. All’Università di Genova si sono chiuse nei giorni scorsi le iscrizioni per l’anno accademico 2021/2022 e il maggior incremento di studenti è stato registrato, per l’appunto, dalla Scuola Politecnica, con oltre duecento domande in più rispetto agli scorsi anni.
La Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova è particolarmente florida e da tempo registra numeri in aumento: un ottimo segnale, perché significa che ci sono prospettive lavorative interessanti, e che anche il quadro dell’economia ligure è in ripresa.
Le cifre sono segnalate da Claudio Carmeli, docente di Fisica Matematica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova e Prorettore alla Formazione in quella squadra del Rettore Federico Delfino che si è insediata alla fine dello scorso anno: “La Facoltà che ha registrato l’incremento maggiore è quella di Ingegneria, con oltre duecento iscrizioni in più. Cinquanta in più, poi, per quanto riguarda Scienze Politiche. Seguono, al ritmo di venticinque studenti in più ciascuna, anche Economia, Giurisprudenza, Lettere e Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali”.
Ma come mai questo successo? Perché è ripartito il mercato dell’edilizia, ad esempio, perché c’è sempre più bisogno di tecnologia, perché il settore navale, ovvero la blue economy, ha proprio Genova come principale protagonista, e per molti altri motivi.
C’è soddisfazione da parte del preside della Scuola Politecnica, Giorgio Roth, professore ordinario di Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia: “È una costante degli ultimi anni e mi fa molto piacere. Ad aumentare in modo significativo sono soprattutto gli indirizzi tradizionali, che sono percepiti dagli studenti come particolarmente importanti dal punto di vista dello sbocco lavorativo. Mi riferisco, in particolare, a Ingegneria Civile, Ingegneria Elettrica o Ingegneria Chimica. Queste sono le lauree più ‘appetibili’ per quanto riguarda il mercato del lavoro e non mancano studenti che trovano un impiego quando ancora stanno terminando gli ultimi esami, in particolare nell’elettrica e nella chimica, per le quali c’è fortissima richiesta”.
Secondo Roth, “l’Ingegneria Elettrica è fondamentale di questi tempi, in cui si parla moltissimo di transizione ecologica e di energie alternative. È il futuro, insomma. C’è poi da citare il corso di laurea in Ingegneria Navale, che è aumentato del 25%: cresce per la sua unicità, è vero che ci sono offerte analoghe anche a Napoli e a Trieste, ma il corso di Genova è quello più quotato, è il punto di riferimento. Infine, vanno bene l’Ingegneria Meccanica, che nella nostra città può vantare una grande e consolidata tradizione, e anche l’Ingegneria Biomedica, quella Informatica e quella Gestionale, che rappresentano professioni del futuro. Inoltre, siamo i primi in Italia per quanto riguarda l’area industriale e quella della formazione, per i corsi specialistici. Il trend di crescita è costante, ma direi non soltanto di Genova, bensì un po’ di tutta Italia”.
A confermare l’ottimo trend della Liguria è anche Maurizio Michelini, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova: “L’ingegnere? È la professione del presente, e indubbiamente anche quella del futuro. Anzitutto – spiega – bisogna partire dall’Ingegneria Civile, che è tra le più tradizionali ma che ha subìto un grandissimo incremento da quando, ad esempio, sono stati introdotti dal Governo i vari bonus per le ristrutturazioni. È diventato molto difficile trovare un ingegnere in grado di redigere un progetto, perché sono tutti molto impegnati, al pari delle maestranze, delle imprese, dei geometri e di tutte quelle professionalità che abbiano a che fare con un cantiere. La domanda è: quanto potrà durare tutto questo? E l’altra domanda è: perché c’è sempre bisogno di incentivi per iniziare a parlare di ristrutturazioni? Ad ogni modo, il lavoro in questo settore c’è e, di conseguenza, anche la richiesta di ingegneri”.
Ma non finisce qui: “Dopo la Civile, c’è tutto il campo dell’Ingegneria delle Comunicazioni e della Information Technology. Tutto ciò che riguarda lo sviluppo tecnologico passa di qui: pensavamo di essere arrivati in fondo con l’utilizzo dei cellulari, invece quello era solamente il punto di partenza. Qui gli spazi di crescita e di lavoro sono enormi, direi come un pozzo senza fine”.
E mentre il presidente dell’Ordine degli Ingegneri elogia Ingegneria Navale, si sofferma anche sulla “continua ricerca di laureati in Ingegneria Gestionale. Una via di mezzo tra Ingegneria ed Economia e Commercio: questi laureati sono sempre più ricercati perché nelle aziende c’è bisogno di ingegneri che siano anche esperti di economia e che possano garantire un’eventuale copertura anche dal punto di vista manageriale”.
Secondo Michelini, “l’ingegneria ci circonda, evolve e ci supporta, da sempre. È grazie all’ingegneria che una pompa, il cuore, e delle tubazioni, le vene e le arterie, ci danno la vita, sotto il controllo del miglior computer del mondo, il cervello. Per sapere quali figure professionali siano oggi le più richieste, basta andare su un motore di ricerca o porre la domanda a un’associazione datoriale, e troviamo ai primi posti tutte le specializzazioni ingegneristiche. Ma, se vogliamo intravedere la società del 2050, dove gli accordi internazionali ci impongono edifici a energia quasi zero, auto elettriche e, più in generale, un concetto di sviluppo realmente sostenibile, allora occorre uno sforzo mentale più ampio, dove è sì importante cosa si studia oggi, ma anche come ci si possa riconfigurare in progress, in relazione ai mutamenti che verranno, in un’ottica che non potrà che essere interdisciplinare e ad assetto variabile”.
E questo “richiede capacità gestionali e manageriali, nozioni di diritto, sociologia, politica e altro ancora, che si acquisiscono ‘imparando ad imparare’, seguendo tutte le opportunità che le istituzioni ci danno per il conseguimento del pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. Lo si può fare in ambito universitario, ordinistico, aziendale o in qualsiasi altra forma. In primis, per chi si laurea in Ingegneria, la naturale prosecuzione è quella di dare l’esame di Stato e iscriversi all’Ordine, sistema pubblico indipendente di regolazione della professione, inteso non tanto come obbligo giuridico per esercitare l’attività o per utilizzare il titolo professionale, bensì come opportunità per crescere culturalmente, anche grazie al sistema dei crediti formativi, per maturare le conoscenze e l’anzianità che sono e saranno richieste dal mercato futuro e per avere la massima apertura sui possibili orizzonti lavorativi. Solo per fare un esempio, chi non è iscritto all’Ordine non può entrare nell’elenco degli ingegneri biomedici e clinici, istituito dalla legge 3/2018, né può progettare, condurre o stimare lavori relativi a qualsiasi applicazione della fisica”.
Ma un’ultima riflessione riguarda i salari: “Se è vero che gli ingegneri non hanno problemi a trovare lavoro, è anche vero che non sempre viene loro riconosciuta la corretta gratificazione economica, e questo non lo dico per rivendicare interessi di categoria, che non è mio compito, ma per evitare fenomeni di concorrenza sleale e non mettere fuori mercato onestà, competenza e passione”. Richiesti sì insomma, ma sottopagati, o addirittura non pagati, anche no.