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Giovedì 25 settembre 2025 - Numero 393

Bilanci centralizzati, Asl autonome sui servizi sanitari, nuova rete di case e ospedali di comunità: la riforma della sanità in Liguria

La nuova architettura sanitaria si basa su tre cardini principali che sono risorse a cittadini bisognosi, presa in carico attiva dei pazienti e potenziamento della sanità territoriale
L'ospedale di Chiavari che fa parte dell'Asl 4
L'ospedale di Chiavari che fa parte dell'Asl 4
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(r.p.l.) Centralizzazione dei bilanci, una rete di case e ospedali di communità con attenzione ad anziani e cronici. Quella che si sta prefigurando, sembra essere una riforma che promette di cambiare il volto della sanità ligure a partire dal breve periodo.

Il presidente della Regione LiguriaMarco Bucci, ha illustrato alle forze di maggioranza il progetto di riorganizzazione complessiva del sistema sanitario, che non prevede più l’accorpamento delle Asl ma la loro trasformazione in aree locali sotto il coordinamento di una nuova Azienda sanitaria ligure.

Le attuali cinque Asl, oggi aziende autonome, manterranno confini, distretti e ospedali, continuando a gestire direttamente i servizi sanitari e assistenziali. Non avranno però più competenze su bilanci, acquisti, amministrazione e informatica, funzioni che verranno centralizzate in capo alla nuova azienda unica. 

Il cuore della riforma è proprio qui: un solo bilancio, una regia amministrativa unica e un superdirettore con staff dedicato per garantire uniformità, efficienza e risparmi. Secondo la Regione, l’attuale sistema genera duplicazioni e sprechi: un esempio su tutti sarebbero i sessantacinque dipendenti oggi impiegati nelle cinque Asl per gestire gli stipendi dei ventiseimila addetti. La centralizzazione amministrativa punta a razionalizzare costi e risorse, liberando fondi da reinvestire direttamente nei servizi al cittadino. L’idea dunque è quella spostare risorse dalla burocrazia all’assistenza, migliorando la risposta sanitaria su tutto il territorio.

La nuova architettura sanitaria si basa su tre cardini principali che sono risorse a cittadini bisognosi, presa in carico attiva dei pazienti e potenziamento della sanità territoriale. Le risorse per la cittadinanza saranno destinate in modo particolare a pazienti cronici e anziani. Per quanto riguarda invece la presa in carico attiva, sarà il medico a seguire l’intero percorso terapeutico. 

Sul punto legato al potenziamento della sanità territoriale, come già ricordato da Bucci e dall’assessore alla sanità regionale Nicolò, riguarderà trentadue case di comunità e undici ospedali di comunità, previsto entro metà del 2026 e finanziati dal Pnrr. Un ruolo importante sarà giocato anche da telemedicina e teleconsulto, strumenti già premiati a livello nazionale, che dovrebbero rafforzare le risposte sanitarie nelle aree interne e nelle vallate.

La riforma, però, non è priva di rischi. Lo stesso Bucci riconosce il pericolo di un centralismo burocratico e tempi lunghi di attuazione, con il rischio di allontanare le decisioni dai territori. Inoltre, non mancano le resistenze politiche e sindacali, soprattutto per la riduzione di autonomia delle attuali direzioni sanitarie.

Per quanto riguarda i tempi, il cronoprogramma prevede l’approvazione della legge regionale entro dicembre, con le prime nomine già nei mesi successivi. Ma per andare a pieno regime serviranno almeno due anni. Il progetto ha incassato il sostegno compatto del centrodestra, che lo considera un passaggio necessario per modernizzare un sistema fermo da decenni. L’opposizione, invece, pur non avendo ancora espresso una linea definitiva, punta a evidenziare i rischi di perdita di collegamento con i territori e chiede garanzie sulla reale redistribuzione delle risorse. Per ora la sfida è lanciata: una sanità con meno burocrazia e più servizi, capace di offrire le stesse opportunità di cura a prescindere dal luogo in cui si vive.

La riforma della sanità in Liguria inizia a suscitare reazioni anche dal mondo sindacale. Prevale una certa perplessità e la volontà generale è quella di leggere carte e documenti con attenzione. “Il vero nodo della sanità ligure – avverte Giovanni Bizzarro, segretario confederale regionale Uil Liguria – non è la governance, ma le risorse. Mancano medici, infermieri, operatori sanitari; servono investimenti strutturali per ridurre le liste d’attesa, potenziare i pronto soccorso, rafforzare la medicina territoriale e domiciliare. Una riforma che non mette al centro queste priorità rischia di essere solo un’operazione di ingegneria istituzionale”. Secondo Bizzarro, “la proposta di affidare la guida del nuovo sistema a un fuoriclasse manager rischia di oscurare il contributo e il valore del personale sanitario”. La Uil chiede un incontro nel più breve tempo possibile alla Regione Liguria, e lo stesso fa la Cisl: “Sono abituato a parlare con carte alla mano – osserva Gabriele Bertocchi, segretario generale della Cisl Funzione Pubblica della Liguria – Così come è stata raccontata alla stampa, la riforma di Bucci è senza capo né coda. Quindi il giudizio è sospeso, ma le domande le iniziamo invece a porre: come si pensa di fare con le risorse economiche, quanto costerà questa ennesima rivoluzione? E poi, c’è il personale adeguato per poterlo fare? E, infine, qual è l’obiettivo di tutto questo percorso? Ci vuole chiarezza quando si parla di sanità”.

“Da quanto leggiamo – aggiunge Maurizio Calà, segretario generale Cgil Liguria – si tratta di un passaggio sostanzialmente amministrativo che riduce le Asl da cinque a una e che non affronta i problemi della qualità del servizio sanitario in Liguria. È un’operazione che potrebbe perfino aprire nuovi problemi sul piano dell’organizzazione del personale. L’annuncio può avere quindi un qualche valore economico ma dal punto di vista del paziente e dell’operatore non si affrontano una serie di problemi sui quali vogliamo chiarezza e aspettiamo che la Regione ci convochi in tempi rapidi”.

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