di ALBERTO BRUZZONE
Più che una lite in tribunale, la storia che segue è un duello rusticano. E forse non poteva essere altrimenti, visto lo scenario che ha fatto da sfondo: l’elegante e austero Palazzo Ravaschieri, una delle dimore storiche di Chiavari. Sale affrescate, marmi, arredi di gran pregio. La storia degli antenati che si respira in ogni angolo.
E che, negli scorsi mesi, è proseguita con una nuova pagina, quella riguardante il giardino esterno del sontuoso edificio e di quello immediatamente adiacente. Uno scontro in piena regola tra carte bollate, studi della Soprintendenza, relazioni di archeologi, comunicati stampa, un passaggio al Tar ligure e uno successivo al Consiglio di stato.
I contendenti: da una parte la Società Economica di Chiavari, che ha sede al numero 15 di via Ravaschieri (una delle strade più antiche di Chiavari); dall’altra l’architetto chiavarese Isabella Lagomarsino, che del palazzo costruito nel XV secolo, oggi al numero 19 dello stradario, risulta una delle proprietarie.
Sarebbe stata una normale lite di vicinato. Forse. Ma non quando ci sono di mezzo una dimora storica, un giardino esterno confinante, interessi che non coincidono e – elemento non secondario – una certa familiarità ad adire le vie legali.
La contesa
La parola chiave, intorno alla quale ruota tutta la vicenda, è ‘Bibliogiardino’. Proviamo a ricostruire le varie tappe.
Qualche tempo fa, la Società Economica di Chiavari, i cui spazi per gli studenti sono sempre molto frequentati sino al massimo della capienza (la città, va ricordato, non ha una vera e propria biblioteca comunale, ma solo questa struttura privata, nella quale Palazzo Bianco impiega risorse attraverso un accordo), studia un progetto per ‘allargare’ la sala di lettura anche al giardino esterno. Una bellissima terrazza affacciata sul centro storico ma quasi sempre inutilizzata.
L’idea incontra subito i favori dell’imprenditore Antonio Gozzi, da sempre impegnato per la sua città (il recupero dell’ultimo piano del liceo ‘Delpino’ per farne l’incubatore di start-up Wylab è solo uno degli esempi più recenti): per il patron di Duferco e della Virtus Entella il ‘Bibliogiardino’ è una soluzione intelligente per aumentare gli spazi di studio e lettura dell’Economica, ma oltre a questo si convince a sposare il progetto anche per una motivazione personale, un omaggio al padre da una parte e ai suoi figli dall’altra.
E’ lo stesso Gozzi a spiegarlo: “Un giorno i miei figli Vittoria e Augusto, allora liceali, tornando a casa dopo ore di studio nei locali dell’Economica, si lamentavano con il nonno, per anni membro dell’ufficio di Presidenza del sodalizio, perché i locali della biblioteca non erano abbastanza capienti per soddisfare tutte le richieste dei molti studenti chiavaresi, che sempre più decidevano di passare ore di studio in quel luogo. Mio padre, come al solito pragmatico e concreto, rispose ai nipoti: ‘Sarebbe bello allargare al giardino la sala di lettura’. Così ho deciso di portare avanti la cosa”.
Ma il ‘Bibliogiardino’ intitolato a Renato Mario Gozzi, pur avendo superato tutti i rigorosi paletti messi da Soprintendenza, archeologi, storici dell’arte e uffici comunali di Palazzo Bianco, non aveva fatto i conti con la vicina di casa. Anzi, di più, vicina di casa e di giardino. L’architetto Isabella Lagomarsino.
Ecco servito il duello rusticano. Poteva a Chiavari un progetto passare liscio attraverso tutte le tappe, forte della sua utilità pubblica e della spiccata vocazione culturale? Assolutamente no, figuriamoci.
La Lagomarsino, con il supporto legale ‘domestico’ da parte del marito Antonino Bongiorno Gallegra, noto avvocato chiavarese, contesta il progetto. Ma non potendolo fare né dal punto di vista storico, né da quello architettonico, non rimane altra strada che cavillare.
Va detto che il ‘Bibliogiardino’, secondo il disegno dello studio di Pablo Pagés e Maria Vittoria Costa, è quanto di meno impattante possibile: una piattaforma in legno poggiata sul terreno, rimovibile e dotata di una leggera struttura ombreggiante.
Tant’è, la Lagomarsino non ci sta. Parla di “una battaglia in difesa di un bene storico e pubblico” e nega che si tratti di “una contesa di vicinato o un attacco alla Società Economica”.
Il cavillo sta nella procedura: per consentire l’avvio dei lavori, il Comune avrebbe concesso una Dia (Denuncia di Inizio Attività) invece di una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività). E’ una piccolezza, ma diventa una montagna. E il ricorso al Tar dell’avvocato Bongiorno Gallegra costringe l’Economica (che nel frattempo si affida per la difesa al professor Daniele Granara) a bloccare l’inizio dei lavori. Il ‘Bibliogiardino’ rischia di rimanere, ancora una volta, un sogno. Dovranno essere i giudici amministrativi a decidere sulla fondatezza del ricorso di Lagomarsino-Bongiorno-Gallegra.
I protagonisti
A questo punto, però, è giusto inquadrare nel contesto tutti gli attori in causa.
La Società Economica che ha bisogno di allargare i suoi spazi per essere fruibile a un maggior numero di studenti, e sceglie di farlo con un progetto a impatto zero, autorizzato dalla Soprintendenza (le visite a Chiavari del funzionario Cristina Pastor sono assai frequenti).
L’imprenditore Antonio Gozzi, ben felice di appoggiare un progetto d’interesse culturale, per giunta in memoria del padre.
L’architetto Isabella Lagomarsino, proprietaria di Palazzo Ravaschieri. Parliamo di una professionista assai quotata, e non solo a livello cittadino. Si occupa di grandi progetti, come di case unifamiliari. Di arredo d’interni e di design. Ha una grande passione per la scultura.
A Chiavari la sua firma riguarda due progetti, uno realizzato e l’altro per il momento ancora su carta.
Il primo è la piscina comunale di Largo Pessagno, inaugurata a fine anni Novanta sotto il sindaco Vittorio Agostino e ristrutturata a livello di impianti (illuminazione e aspirazione) e controsoffittatura durante il quinquennio di Levaggi, con Sandro Garibaldi assessore ai Lavori Pubblici (centomila euro di spesa, di cui cinquantamila provenienti dal Comune e altrettanti dalla Regione). E’ un centro polisportivo (sotto ci sono le palestre) ampiamente utilizzato, ma che non ha mai fatto seriamente innamorare i chiavaresi, molto nostalgici, invece, rispetto alla piscina del Lido (ma di sicuro il centro ‘Mario Ravera’ ha perlomeno il pregio di essere più centrale).
Il secondo progetto, quello su carta, riguarda l’area di Colmata: risale al 2013 (amministrazione Levaggi) e propone un recupero complessivo di piazza San Giovanni Paolo II e del Lido “con funzioni quali residenza, commercio, laboratori tecnologici, spazi espositivi, biblioteca, palestre, sedi di società sportive, spa, centro fisioterapico, albergo, ristoranti, bar, discoteca e centro federale di sport natatori”, oltre naturalmente a un grande parco urbano.
Questo nell’ambito professionale cittadino, mentre a livello politico la Lagomarsino è da sempre una delle principali sostenitrici delle amministrazioni Agostino. Così, nell’ultima campagna elettorale, si schiera dalla parte degli ex assessori del penultimo ciclo amministrativo: Marco Di Capua e Antonio Segalerba (con quest’ultimo in particolare il sodalizio è parecchio forte).
Appoggia i due candidati e decide anche di fare di più: si candida in prima persona all’interno della lista Maestrale, una delle tre formazioni civiche che sostengono Di Capua (capolista l’attuale assessore ai Servizi Sociali, Fiammetta Maggio). Ottiene un esiguo bottino di 28 voti, ma si adopera per la coalizione attraverso incontri, anche presso la sua prestigiosa dimora. Un’attività che prosegue pure dopo la vittoria di Di Capua: è gennaio quando il sindaco di Genova Marco Bucci e l’assessore regionale leghista Edoardo Rixi giungono a Chiavari per incontrare sindaco cittadino e presidente del Consiglio comunale. E lo fanno proprio in una serata a Palazzo Ravaschieri, in occasione della campagna elettorale per le politiche.
Insomma, la Lagomarsino, nonostante i consensi elettorali non eccezionali, è un personaggio fondamentale per l’amministrazione attuale. Ed ecco che il suo impegno viene premiato. Diventa presidente della Commissione Ambiente e Territorio, un organo istituzionale presso Palazzo Bianco (la sua composizione è difficile da ricostruire, così come quella della Commissione Edilizia: non ve n’è traccia sul sito ufficiale del Comune; evidentemente la ‘trasparenza’ è un concetto parecchio enunciato ed evocato, ma ancora non troppo messo in atto).
In ultimo, il livello privato della Lagomarsino: vive a Palazzo Ravaschieri, dimora che ha studiato nei minimi dettagli, curando ad esempio la pubblicazione “I Ravaschieri. Storia e dimore di una famiglia signorile tra Chiavari, Genova e Napoli”, un saggio edito nel 2009 per i tipi dell’editore De Ferrari.
Ma non solo. Così si legge sul sito delle Dimore storiche italiane: “La dimora al piano nobile di Palazzo Ravaschieri è stata oggetto di un recente e accurato restauro voluto dalla famiglia proprietaria che la abita. La residenza è composta da ampi vani caratterizzati da affreschi del ’700 e da alti soffitti voltati. Dall’appartamento si accede al terrazzo con vista sul castello, sulla cinta muraria e all’antico giardino che sale ad ampie fasce terrazzate, tipiche del paesaggio rurale ligure, verso il castello. La residenza è disponibile per visite con pranzo o cena, eventi con musica (sia all’interno che nel giardino), concerti. Un’ala della dimora può essere destinata all’ospitalità: 4 camere, per un totale di 6/8 posti letto, e due bagni. In aggiunta ai servizi che troverete sul sito, è anche possibile organizzare pranzi a tema (cucina ligure)”.
La Lagomarsino, quindi, non tiene questa ‘grande bellezza’ tutta per sé. Ma svolge (naturalmente con ogni autorizzazione del caso) attività di tipo recettivo. E questa riguarda anche il giardino, confinante con quello dell’Economica.
Ecco perché in molti in città, quando hanno saputo del ricorso al Tar, hanno pensato a una guerra di vicinato. Parola stessa usata dalla Lagomarsino nell’intervista al ‘Secolo XIX’ dello scorso 3 giugno: “Non è una questione di vicinato”. Ma suona tanto di excusatio non petita.
Palazzo Bianco, il convitato di pietra
Fine della scena? Niente affatto. In ballo, in questo risiko, c’è anche il Comune di Chiavari. Che però non entra mai realmente sul palco. Il motivo lo spiega un comunicato della Società Economica, che è pienamente condivisibile: “Il Comune di Chiavari potrà così migliorare il servizio di Biblioteca, pur avendo deciso di non costituirsi in giudizio a tutela degli interessi del servizio pubblico, per superare l’evidente imbarazzo di trovarsi come controparte, nel contenzioso amministrativo, proprio l’attuale Presidente della Commissione Ambiente e Territorio, Arch. Isabella Lagomarsino”.
Eh sì, perché l’assurdo della storia è proprio questo. Che per due volte, prima al Tar e poi al Consiglio di stato, l’architetto chiavarese va in causa contro quello stesso Comune di cui fa parte attraverso una commissione istituzionale.
Bene, ma non benissimo, verrebbe da dire.
Doppia bocciatura
L’esito è noto: Lagomarsino-Bongiorno-Gallegra vengono respinti prima dal Tar e poi dal Consiglio di stato. Al primo grado, l’intervento era stato contestato per i seguenti motivi: l’assenza del permesso di costruire, in quanto il Comune ha ritenuto l’opera contestata riconducibile a edilizia libera, ovvero soggetta a una semplice comunicazione e non a un permesso di costruire che l’autorizzi; la violazione delle norme del piano urbanistico comunale secondo cui, per un intervento edilizio connesso ai giardini storici, va adottato un provvedimento unitario che coinvolga l’intera area. Nessuna fondatezza rilevata, da parte dei giudici amministrativi liguri.
Così è seguito l’appello al Consiglio di stato, con richiesta di fermare i lavori. Ma anche in questo caso i giudici hanno ritenuto che non ci fossero elementi per concedere la sospensiva. Hanno confermato la sentenza del Tar e passeranno a discutere nel merito della questione a ottobre. Quando, probabilmente, il ‘Bibliogiardino’ sarà ormai pronto.
“Siamo soddisfatti – commenta Francesco Bruzzo, presidente dell’Economica – Potremo concludere le opere e rendere pubblico e fruibile agli utenti della biblioteca comunale il giardino storico, anche grazie al determinante intervento dello sponsor, ‘Gisa srl’, società del gruppo Duferco per la distribuzione di energia elettrica e gas. Il contenzioso amministrativo, dunque, pare essere avviato a un esito favorevole per noi, anche grazie all’assistenza dell’avvocato Daniele Granara. Questo consentirà alla cittadinanza, soprattutto ai molti giovani che frequentano la biblioteca della Società Economica, di godere di uno spazio attrezzato all’aperto, fruibile anche per eventi di carattere culturale”.
Duello rusticano finito? Pare proprio che la combattiva Lagomarsino dovrà farsene una ragione. Così anche l’incaglio con Palazzo Bianco potrà essere superato completamente.
Ma, a onor del vero, resta ancora un dubbio. Il Comune proseguirà nella sua linea di obbligata neutralità? Oppure, considerato l’interesse pubblico del servizio di biblioteca, deciderà finalmente di costituirsi nel giudizio di ottobre presso il Consiglio di stato?