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Giovedì 11 settembre 2025 - Numero 391

Bellezze Manifeste: il turismo rivisitato nelle sue immagini e la nascita della grande tradizione alberghiera

Fu Nicola Maragliano ad aprire nel 1867 il primo “Grand Hotel Belle Vue” in Santa Margherita Ligure, e solo pochi anni dopo, nel 1877, a richiedere una concessione balneare
Santa Margherita sempre al top del mercato turistico
Santa Margherita sempre al top del mercato turistico
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di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

Santa Margherita Ligure, presso lo “Spazio Aperto” della Fondazione Il Mondo, nell’inaugurare una mostra di gradevoli locandine illustrative delle peculiarità regionali italiane, si è parlato dell’economia turistica nel Tigullio, ricercandone le origini storiche. È stata l’occasione per riflettere su come il pionierismo di alcuni imprenditori abbia creato in questo luogo un vero epicentro di esperienza culturale, economica, architettonica e paesaggistica del territorio.

Sono state riportate alcune testimonianze storiche atte a documentare la qualità dell’ospitalità nel XVIII secolo. Si è letto un passaggio tratto dagli scritti di un’autorità del tempo, il cartografo della Repubblica di Genova Matteo Vinzoni, uomo affermato nel governo di quel tempo e profondo conoscitore dell’intero territorio delle Riviere. Il Vinzoni così descriveva una serata trascorsa in una locanda del Tigullio: “Alla sera comandate all’Hoste due ove fresche, le portò che poco ci mancava non havessero il pollo dentro; la minesta di fideletti mi sembrò pasta da calzolari et il vino aceto, appena coricati a letto, ne sorprese un così grande esercito di cimici che bisognò saltar su con tutta celerità”.

Anche nel linguaggio molto datato, non sfugge il severo giudizio dato a quell’accoglienza davvero inqualificabile. Non passò che qualche decennio, e i primi “esploratori del paesaggio del Tigullio” giunsero in questa stupenda terra, e ne furono conquistati: come non rammentare i primi dagherrotipi che illustrano gli angoli più pittoreschi del mare, dei centri storici, delle colline? 

Poi giungono i primi dati statistici. Sono rilievi riscontrati dalla Società Economica e pubblicati nel Bollettino del Comizio Agrario del 1878; in quella pubblicazione possiamo verificare la presenza censita di 311 “cantinieri e osti (forse tra questi c’era ancora l’osteria immonda che nel secolo precedente aveva ospitato il Vinzoni?), e a seguire i “trattori” e albergatori: ben quarantadue, e tutti nelle comunità della costa del Tigullio.

Qual è la mutazione in atto? Cosa era successo per attivare il nuovo fenomeno di un’economia alimentata da persone che raggiungevano il nostro territorio per turismo, per vedere e visitare, per godere di un paesaggio unico, straordinariamente bello e prezioso? Prima fra tutte la dobbiamo annoverare la nuova viabilità, un processo iniziato a cavallo tra Settecento e Ottocento, proseguito con le leggi sulle “strade obbligatorie” e confermato con l’arrivo della ferrovia. Il treno fu il vero protagonista di questa novità assoluta dell’invenzione del turismo. 

Siamo nel Regno di Sardegna quando s’intuisce la necessità di utilizzare questo nuovo mezzo di locomozione, e le Regie Patenti del 1844 autorizzano la progettazione e costruzione della linea ferrata Torino-Genova che sarebbe entrata in esercizio nel 1854. 

Nel 1859 Torino si collegava con la Francia e la Svizzera, territori già cablati con gran parte delle linee dell’Europa. Ora era necessario raggiungere le Riviere, quella di Ponente e il Levante, il progetto e la legislazione furono attivi sin dal 1860. Il 25 aprile del 1868 il primo treno transitava a Chiavari, nel 1870 proseguiva verso Sestri, La Spezia e la Toscana.

Ora gli imprenditori del turismo già sperimentato nella zona dei Laghi, in Svizzera e nelle più sofisticate località mondane erano pronti a scendere nel Tigullio. 

Fu Nicola Maragliano ad aprire nel 1867 il primo “Grand Hotel Belle Vue” in Santa Margherita Ligure, e solo pochi anni dopo,  nel 1877, a richiedere una concessione balneare sulla spiaggia del litorale. 

Negli Annali dello Scarsella possiamo trovare un riferimento preciso che conferma questa ricostruzione: “Come spesso succede, che le cose grandi hanno umilissimi principi, nasce, appena avvertito dai Margheritesi, una innovazione che diventerà col tempo l’industria, se non unica, certo principale in questo paese, voglio dire l’industria degli alberghi. È di quest’anno, infatti, l’apertura del più antico fra questi; il Grand Hotel Belle-Vue, nel palazzo in Ghiaia”.

Ancora lo Scarsella ci conferma “un’altra industria che muove il primo passo: quella dei bagni di mare. I signori Maragliano domandano facoltà di impiantare uno stabilimento e l’ottengono e subito se ne servono per impiantare i lavori”.

Il successo fu tale che per la stagione successiva Santa Margherita si dotò del secondo stabilimento balneare, attivato presso il Porticciolo dal signor Gerolamo Costa. 

Nel 1905 la famiglia Gaggini iniziò i lavori di costruzione del Portofino Kulm. I Gaggini erano originari del Canton Ticino, e portarono nel Golfo una consolidata tradizione di servizi per il turismo internazionale.

Il Grande Albergo Eden fu aperto dai Guglielmina, famiglia che vantava strutture per l’accoglienza da tempo  affermate in Alta Valle Sesia.

Poi fu la volta di Gaudenzio Ciana, che scese a Santa Margherita portandovi l’esperienza di un Albergo sul Lago d’Orta, rilevò il complesso di Villa Costa e vi inaugurò l’Hotel Imperial Palace; il figlio Alberto realizzò invece il Continental. Il successo cresceva e la famiglia acquistò il Regina Elena.

Giunsero i Kuomi Stoppani, che costruirono il grande complesso dell’Hotel Miramare; succedette loro Torriani, che rilanciò ancor più il lussuoso albergo ospitandovi in una suite Guglielmo Marconi, che conduceva così le proprie esperienze nel golfo antistante.

La narrazione dei pionieri dei grandi alberghi potrebbe continuare esplorando Portofino, con i Baratta che avviarono l’Hotel Splendido, e la famiglia Cuba col Savoia di Rapallo.

I bagliori di quella scintillante esperienza si spengono lentamente col baratro delle Guerre Mondiali; vi fu poi un tentativo di ripresa con un innovativo servizio in funzione sino al 1956, l’idrovolante delle Linee Aeree Aquila che garantiva il collegamento con l’Inghilterra, da Southampton a Santa Margherita Ligure. Una violenta mareggiata affondò il mastodontico quadrimotore concludendo per sempre questa stagione.

Ma ciò che costituì un danno vero per questo tipo di turismo fu il cemento della seconda casa. Il Tigullio scelse questa nuova ricchissima economia, ma perse un primato che favoriva il bellissimo paesaggio e l’accoglienza di qualità. Se sapremo ricuperare alcune suggestioni di questo passato, sia pure rielaborate in una chiave più attuale, potremo ripensare un futuro più qualitativo e meno massificato per il turismo nel Tigullio.

(* storico e studioso delle tradizioni locali)

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