(r.p.l.) I lavori di ristrutturazione di uno dei simboli storici della città più antica hanno dato avvio a una pubblicazione, che racconta le pagine più lontane di Chiavari, proprio partendo dalla struttura sino ad oggi un po’ dimenticata. Nasce da questi presupposti ‘Chiavari e il suo bastione’ interessante volume, edito da Sagep e curato da Osvaldo Garbarino per conto dell’Istituto Bancalari Artigianelli, che getta nuova luce sul manufatto di origine medievale e in generale sulla storia della città di Chiavari.
“Lo studio parte dal Bastione ma riguarda tutta la città – spiega la professoressa Renata Allegri – Il metodo di indagine applicato, ovvero l’analisi dell’archeologia dell’elevato, simile a quanto fatto dagli archeologi sottoterra ma riproposto sulle murature, è stato utile a ricostruire tutte le fasi storiche del Bastione ma non solo. Grazie a una capacità grafica notevole, l’autore è riuscito a rappresentare tridimensionalmente, ponendolo davanti ai nostri occhi, non solo come è mutato il monumento ma anche il contesto storico in cui è inserito. Nel libro ci sono delle tavole che mostrano, come in un film, la trasformazione di tutta la città. È una ricerca tanto ambiziosa quanto riuscita”.
Le trasformazioni costruttive raccontate nel libro svelano la storia della città e la relazione degli abitanti con gli edifici cittadini. Con grande accuratezza l’autore costruisce dei quadri d’insieme che illustrano ai lettori l’immagine della città nelle varie epoche analizzate. Uno studio minuzioso e attento che ha portato alla luce interessanti scoperte.
“Il bastione nasce come fortificazione della cittadella nel periodo di Andrea Doria. Dallo studio è però emerso che si trattava di una struttura totalmente inadeguata alla forza militare di quell’epoca, se fosse stata attaccata con un’artiglieria di media potenza sarebbe stata spazzata via. Più che una fortificazione protettiva aveva quindi una funzione rappresentativa, deterrente, che voleva sottolineare la presenza genovese sul posto. È interessante notare che già dalla sua costruzione è stata utilizzata dal Comune come spazio da affittare, la presenza della cereria nei suoi fondi è antichissima e nasce praticamente insieme al Bastione stesso. Questo la dice lunga su quella che era la funzione effettiva della struttura. Va però detto che Chiavari non è mai stata attaccata dai pirati barbareschi, la fama di cittadella impenetrabile evidentemente ha funzionato”, racconta l’autore e studioso Osvaldo Garbarino.
“Chiavari praticamente non esiste nella documentazione alto-medioevale e nei documenti dal decimo secolo in poi viene sì nominata ma mai come borgo. Questo ha fatto pensare a molti che Chiavari non esistesse in quel periodo. Nelle mie ricerche, però, ho trovato delle architetture alto medievali che vanno a smentire questa ipotesi. È più probabile che, come altri insediamenti costieri quali Vernazza e Porto Venere, le abitazioni di Chiavari siano state abbandonate fino all’undicesimo secolo a causa dell’insicurezza della costa, a differenza dei campi che continuarono ad essere regolarmente coltivati”. “Non è un libro esaustivo, ma vuole stimolare ulteriori ricerche, non dà soluzioni ma solleva nuove domande”, conclude Garbarino.
Il libro verrà presentato ufficialmente al pubblico e alla città, con il Patrocinio del Comune di Chiavari, venerdì 2 dicembre, alle 18, nella Sala Ghio Schiffini della Società Economica.