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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Il professor Bassetti: “Ci sono troppe voci contro i vaccini anti-Covid. La situazione in Cina è preoccupante e l’unica arma è completare i booster”

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di ALBERTO BRUZZONE

“Ci sono troppe voci contro i vaccini per combattere il Covid e circolano moltissime notizie sbagliate”. Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, è da quasi tre anni in prima linea nella lotta al Coronavirus, anche mediaticamente parlando.

Il fronte dei no-Vax si sta ampliando sempre più, i richiami con le terze e le quarte dosi sono in costante diminuzione, l’arrivo della nuova variante dalla Cina preoccupa, l’influenza stagionale aggrava il quadro e il governo più ‘morbido’ dei tre sul tema della pandemia (Conte, Draghi e Meloni) non prende di petto la situazione: sono tutti i temi all’ordine del giorno che spingono il medico e docente universitario genovese a ribadire le sue posizioni.

“È probabile che anche ‘Kraken’ – ovvero la più recente sotto variante di Omicron – risponda al ciclo completo vaccinale, quindi il messaggio che deve arrivare forte e chiaro è che si deve fare la dose di richiamo. Mentre in Italia abbiamo ancora un 70% della popolazione target che non ha fatto il booster, né il primo né il secondo”.

A preoccupare Bassetti adesso è l’evoluzione della situazione in Cina: “Mi preoccupa di più la situazione in Cina per le prossime 4-5 settimane. Perché c’è stata la riapertura dei viaggi e ci sarà il Capodanno cinese. Si stima che la nuova ondata di Covid possa arrivare a contagiare un miliardo di persone, questa è una bomba biologica con il rischio che si inneschino nuove varianti. C’è una assenza totale dell’Oms e dell’Europa su questo fronte, inspiegabile. Giusto quindi tamponare i passeggeri in arrivo in Italia dalla Cina ma è anche importante stimolare le vaccinazioni nel nostro paese e suggerire il richiamo agli anziani e ai fragili”.

Secondo Bassetti, “nei prossimi giorni ci sarà un effetto feste di Natale e ci sarà una moltiplicazione di quelle che sono le infezioni respiratorie, dal Covid all’influenza, ma non credo che avremo grossissimi problemi. L’influenza ha raggiunto il suo picco e ci sarà qualche ingresso in più di pazienti in ospedale, ma tutto gestibile”.

Anche Filippo Ansaldi, direttore generale di Alisa, raccomanda prudenza e spinge al richiamo vaccinale: “L’incidenza della sindrome influenzale ha raggiunto il plateau da un paio di settimane, con valori superiori alla pandemia del 2009 e alle peggiori epidemie da quando esiste il sistema di sorveglianza. Si conferma il dato delle ultime settimane: il 40% dei casi è riconducibile al virus influenzale, mentre il Covid è responsabile di circa il 10% dei campioni positivi. Per quanto riguarda il Covid, stiamo osservando una diminuzione dell’incidenza, anche per quanto riguarda il numero di positivi che si trovano nei nostri ospedali. Abbiamo raggiunto il massimo della pressione a metà dicembre e ora siamo in presenza di una minor circolazione. Siamo passati da 600 a circa 400 posti letto Covid occupati. Inoltre, abbiamo oggi una media giornaliera di 35 nuovi positivi ricoverati nei nostri ospedali, ma eravamo poche settimane fa ad un valore vicino al doppio di quello odierno”.

Secondo Ansaldi, “in tutto il mondo sta predominando una circolazione di Omicron nelle sue diverse sotto varianti, caratterizzate da una maggiore contagiosità, ma da una patogenicità più moderata. La situazione in Cina è diversa: contrariamente al quadro europeo, sia perché il virus ha circolato poco, sia perché la copertura vaccinale è molto bassa, abbiamo una popolazione quasi interamente suscettibile. Questo favorisce sia la circolazione del virus, sia le forme più gravi. Il rischio di circolazione di nuove varianti è possibile, ma mi permetto di ricordare che a fronte del numero elevato di malati Covid che abbiamo oggi nel nostro paese, i casi importati sono una minima parte. La comparsa di nuove varianti è maggiore in condizioni di una media pressione immunitaria e una elevata circolazione del virus. Quando la pressione immunitaria sale molto o quando è piuttosto modesta, il rischio è più basso. Non è perciò detto che una situazione come quella cinese, dove c’è elevata circolazione e una popolazione altamente suscettibile, determini necessariamente una comparsa di nuove varianti caratterizzate da una maggiore patogenicità. Questo perché, tendenzialmente, i virus, circolando, tendono a dare vita a forme meno patogene”.

Ma raggiungere un elevato livello di immunizzazione è l’unica strada per proteggere la popolazione. Di qui la ripartenza, assai vigorosa anche in termini di comunicazione istituzionale, della campagna vaccinale.

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