(r.p.l.) Il Consiglio di Stato conferma la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge al 31 dicembre dello scorso anno, obbligando così le amministrazioni a disapplicare eventuali deroghe al 31 dicembre del 2024, e si richiama “ai principi della Corte di Giustizia Ue” per dare “immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale”.
Nella sentenza si sottolinea che la risorsa spiaggia “è scarsa”. La sentenza N. 03940/2024, pubblicata martedì scorso e decisa dalla VII sezione il 12 marzo, riguarda un ricorso del 2023 di un proprietario di uno stabilimento balneare a Rapallo.
I giudici si richiamano ai “principi della Corte di Giustizia Ue, 20 aprile 2023, e a tutta la giurisprudenza europea precedente di dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale”.
Di conseguenza sottolineano l’obbligo per i comuni di disapplicare le deroghe confermando la scadenza delle concessioni al 31 dicembre dello scorso anno. Inoltre nella sentenza è contestato il fatto che la risorsa spiaggia non sia scarsa, tesi invece sostenuta dal governo nella mappatura fatta dal governo e inviata a Bruxelles e portata a motivo della mancata applicazione della direttiva Bolkenstein.
“Siamo sgomenti per l’ennesima sentenza del Consiglio di Stato che non rispetta neppure la legge Draghi sui termini del 2024 in attesa di una riforma del settore balneare ormai attesa né il lavoro richiesto dalla direttiva servizi sulla mappatura che il Governo sta gestendo né tantomeno il negoziato formale con la Commissione Ue per una riforma che riteniamo ormai necessaria per mettere ordine al settore. Contrari ai tribunali che fanno le norme sostituendosi al Parlamento e intervenendo anche sui principi eurounitari. Situazione di caos che il nostro Paese non può certo permettersi a stagione avviata”, afferma Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia.
Tutto, si diceva, comincia da un ricorso nato a Rapallo: “Noi lo abbiamo presentato, perché in effetti siamo, forse, gli unici concessionari della Liguria a essere già passati attraverso una procedura competitiva”. A spiegarlo è Paolo Gaggero, l’avvocato civilista che rappresenta la società Bagni San Michele, quella che ha portato il Consiglio di Stato a pronunciarsi nuovamente a favore delle evidenze pubbliche per le concessioni demaniali.
Nel 2015, ci fu una procedura di esecuzione forzata, promossa contro la società Stella Beach, allora titolare della concessione e gestita dal Tribunale. In quell’occasione, “era stato messo all’asta il diritto concessorio, che la Bagni San Michele si era aggiudicata attraverso una procedura già di carattere competitivo”. Il diritto a mantenere questa concessione, nel corso degli anni, è stato difeso anche di fronte al Comune di Rapallo.
Fabrizio Licordari, il balneare ligure presidente di Assobalneari – Federturismo Confindustria, e Bettina Bolla, presidente de La Base Balneare con Donnedamare, commentano: “Assistiamo alla pubblicazione di due sentenze del Consiglio di Stato in contrasto tra loro: una impedisce temporaneamente la messa a gara delle concessioni balneari e rimanda alla Corte di giustizia europea ogni decisione, l’altra invece obbliga i Comuni a indire subito le gare. Poche idee e ben confuse! In particolare, la scellerata sentenza del Consiglio di Stato che obbliga i Comuni italiani a indire gare per riassegnare le concessioni balneari subito, in disaccordo con quanto definito nel Decreto Milleproroghe, avrà effetti devastanti sull’occupazione, mettendo a rischio l’intero settore che arriva a occupare fino a 300 mila lavoratori, in gran parte già assunti, per la stagione. Le gare mettono a rischio anche l’offerta dei servizi balneari per quest’estate, nei quali le famiglie e i turisti rischiano di non trovare più gli stabilimenti, e allo stesso tempo creano un danno economico certo per le famiglie e i turisti. In tutti i casi in cui sono state indette le gare nelle località turistiche, si è assistito a rincari dei prezzi dei servizi in spiaggia anche del 50%, e questo senza creare aumenti nelle entrate per lo Stato. Auspichiamo che il governo adotti con urgenza un provvedimento legislativo per tutelare oltre trentamila imprese e correggere questa interpretazione errata dei giudici amministrativi”.