di ALBERTO BRUZZONE
Concessioni assegnate tramite gara dal 2024, ma anche tutela degli investimenti fatti, considerazione per gli imprenditori che nei cinque anni precedenti hanno utilizzato lo stabilimento come principale fonte di reddito e massima partecipazione di microimprese, piccole imprese ed enti del terzo settore. Adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate, ma anche un giusto rapporto tra tariffe proposte e qualità del servizio per tutti, anche per i disabili. E l’accesso al mare gratuito garantito a tutti con la previsione di una costante presenza di varchi (disposizione già prevista per legge ma oggetto di violazioni e abusi).
Sono alcuni dei punti salienti degli emendamenti al ddl Concorrenza che introducono la riforma delle concessioni balneari a cui il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera all’unanimità. È previsto anche un disegno di legge che prevede una delega al governo per l’adozione, entro sei mesi, di uno o più decreti legislativi per semplificare la disciplina sulle concessioni.
Gli obiettivi sono quelli di assicurare un utilizzo più sostenibile del demanio marittimo, di favorirne la pubblica fruizione e di promuovere un maggiore concorrenza sulle concessioni balneari. Tra i principi dei decreti legislativi ci sono inoltre l’affidamento delle concessioni nel rispetto dei principi di imparzialità, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità, da avviare con bando di gara almeno dodici mesi prima della loro scadenza.
Andranno definiti “presupposti e i casi per l’eventuale frazionamento in piccoli lotti” e individuato un “numero massimo di concessioni” di cui si può essere titolari per “favorire l’accesso delle microimprese e delle piccole imprese”, oltre agli “enti del terzo settore”. Si dovrà poi assicurare il minimo impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sull’ecosistema. Attenzione speciale anche per coste e spiagge libere, a cui sarà destinata una quota del canone annuo concessorio.
Tra i criteri per la scelta del concessionario ci sono l’esperienza tecnica e professionale già acquisita, comunque tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori, i soggetti che, nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura, hanno utilizzato la concessione come prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare, la previsione di clausole sociali per promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato dal concessionario uscente. La durata della concessione dev’essere per un periodo non superiore a quanto strettamente necessario per garantire l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti autorizzati, con divieto espresso di proroghe e rinnovi anche automatici.
Previsto anche un indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, in ragione del mancato ammortamento degli investimenti realizzati. Fin qui le nuove norme, ma su questo tema, che avrà il suo passaggio in Parlamento, le associazioni di categoria annunciano battaglia. Le gare a partire dal 2024 sono un tempo troppo ravvicinato, secondo la maggior parte dei gestori. Ma la vertenza sarà parecchio in salita.
Tra i più caldi, in queste ore, c’è Fabrizio Licordari, ligure, presidente nazionale di Assobalneari, realtà aderente a Federturismo Confindustria: “Il Governo ha fatto delle proposte emendative senza averle condivise e ragionate con noi associazioni di categoria, un modo di fare del tutto singolare tenuto nella segretezza e questo è già significativo di come vengano trattate le questioni in questo esecutivo. Siamo stati chiamati a partecipare a tre riunioni che sono state dei monologhi in cui abbiamo spiegato perché non si deve applicare la normativa in Italia ma risposte non ce ne sono state date”.
Licordari fa presente: “Abbiamo fatto delle riunioni e questi partoriscono un provvedimento senza confronto con le parti. Perché non ci è stata data la possibilità di far capire al Governo che con una posizione seria, concreta si possono difendere nei confronti delle affermazioni europee i beni strategici italiani? Con questo atteggiamento non è l’Europa che ci dice di fare qualcosa, ma è il Governo italiano che ci sta mandando in pasto all’Europa e sta aprendo le porte agli investitori stranieri. Non c’è la reciprocità con gli altri Paesi e non c’è stato assolutamente un confronto, ma ci hanno chiamato a una ‘parata’ piuttosto”.
Adesso è partita la corsa a migliorare la situazione a livello parlamentare. In prima linea ci sono anche due rappresentanti della nostra regione, il senatore Roberto Cassinelli e il deputato Roberto Bagnasco, entrambi di Forza Italia: “La posizione di Forza Italia sull’annosa questione delle concessioni balneari – spiegano – è sempre stata molto chiara e coerente: si tratta di un tema che andrà affrontato in Parlamento, che dev’essere centrale e a questo proposito dobbiamo sottolineare che il tema verrà discusso nell’ambito di un disegno di legge sulla concorrenza. Questo è un aspetto importante, perché non stiamo parlando di un decreto che entra immediatamente in vigore, ma di un provvedimento per il quale avremo il tempo di discutere, dialogare, in particolar modo con le associazioni di categoria, con le quali il Governo non ha avuto un adeguato confronto sul testo proposto, perché ha istituito un tavolo senza poi tener conto delle richieste. Ci sono inoltre diversi aspetti sui quale porre la massima attenzione: in prima battuta la verifica di una reale scarsità delle risorse, presupposto fondamentale per l’applicabilità della Direttiva Servizi; subito dopo è necessario portare all’attenzione di tutto il Parlamento una seria riflessione riguardante il rischio di vedere le nostre spiagge colonizzate da multinazionali. Infine riteniamo che uno degli aspetti di maggiore rilevanza sia la tutela delle trentamila imprese, dei lavoratori e degli ingenti investimenti economici effettuati in questi anni da tante imprese di tipo familiare. Il Parlamento sarà il luogo dove discutere, dialogare ed ascoltare, senza fretta alcuna, perché in ballo c’è la tutela del nostro territorio, del ‘Made in Italy’ e del futuro di migliaia di famiglie”.
Sul piede di guerra anche Confesercenti: “Ribadiamo con fermezza la nostra insoddisfazione per un provvedimento che dovrà necessariamente trovare il giusto equilibrio nel passaggio parlamentare”: così Maurizio Rustignoli e Antonio Capacchione, presidenti nazionali Fiba Confesercenti e Sib Confcommercio.
“Auspichiamo – proseguono Rustignoli e Capacchione – che tutte le forze politiche che da tempo, con responsabilità, sono vicine alla categoria degli imprenditori balneari, possano lavorare in sinergia con le Regioni e le associazioni di categoria affinché il provvedimento trovi la stabilità conclusiva necessaria per garantire, innanzitutto, gli investimenti futuri e la salvaguardia delle imprese del settore. Per il sistema turistico balneare il lavoro, a nostro avviso, comincia adesso: da parte nostra, siamo pronti ad offrire tutta la disponibilità e il contributo indispensabili nel confronto con gli enti locali e il Parlamento”.
Nella sola Liguria, “ci sono trentacinquemila addetti, e le concessioni demaniali sono 3.900, delle quali 1.275 riguardanti gli stabilimenti balneari”, sintetizza Gianmarco Oneglio, presidente regionale di Fiba Confesercenti. “Alla luce di questi numeri, e quindi delle ricadute che avrà il provvedimento prosegue Oneglio – ci saremmo aspettati una maggiore concertazione del Governo con i territori e le associazioni di categoria, e invece il decreto è stato liquidato in poche ore. Solo i successivi emendamenti hanno permesso di recuperare alcune delle nostre richieste, come la tutela, in sede di gara, del valore delle aziende, la professionalità, la salvaguardia delle piccole e medie imprese, la tutela per coloro che hanno gestito direttamente la concessione negli ultimi cinque anni e l’accoglimento della nostra richiesta che il valore del canone demaniale non sia oggetto di rilancio d’asta, bensì commisurato alla durata della concessione e agli investimenti che verranno proposti dai candidati. Ora auspichiamo che il decreto possa essere ulteriormente migliorato dal Parlamento”. Sulle spiagge italiane è nuovamente scontro.