(r.p.l.) Il Consiglio di Stato ribadisce l’obbligo di istituire subito i bandi di gara per le concessioni balneari, e Palazzo Chigi sembra abbandonare l’idea di escludere le spiagge dalla Bolkestein per rassegnarsi a regolamentare le procedure selettive.
È la sintesi della nuova giornata di fuoco sul fronte delle concessioni balneari, caratterizzata da una duplice sentenza di Palazzo Spada – l’ennesima negativa per il settore – e dal tavolo tecnico convocato dal Governo per decidere il da farsi.
Con due distinte sentenze pubblicate martedì, le numero 4479 e 4480, il Consiglio di Stato è tornato a pronunciarsi sulla vicenda delle concessioni balneari. Questa volta i contenziosi riguardano i comuni di Lecce e di Ginosa, ma non si discostano dalle tante altre pronunce emesse nei mesi scorsi su altre località costiere: secondo i giudici le proroghe delle concessioni balneari sono illegittime e i titoli sono scaduti il 31 dicembre 2023, perciò vanno riassegnati tramite procedure selettive.
Il punto di partenza è sempre dalle sentenze dell’adunanza plenaria di novembre 2021, ma questa volta Palazzo Spada ha infierito ulteriormente, in oltre cento pagine che lanciano nuovi segnali negativi al Governo Meloni che non ha ancora fatto nulla di concreto per risolvere la situazione. Il massimo organo di giustizia amministrativa ha affermato che è da respingere qualsiasi estensione delle concessioni oltre il 31 dicembre 2023, se non è finalizzata alle evidenze pubbliche, puntando il dito contro le amministrazioni comunali che si sono avvalse della proroga tecnica di un anno concessa dalla legge 118/2022 del Governo Draghi, senza avere ancora avviato le gare.
I differimenti sono stati giustificati dagli enti locali con la mancanza dei decreti attuativi della 118/2022, ma secondo i giudici “le gare non possono essere ritardate per attendere il riordino della materia o i criteri statali per le comparazioni, in quanto la delega al governo impressa dalla legge 118/2022 è spirata al 27 febbraio 2023”.
Ma soprattutto, il Consiglio di Stato ha sottolineato che le proroghe automatiche sono in contrasto non solo con la direttiva Bolkestein, ma anche con l’articolo 49 del Trattato di funzionamento dell’Unione europea. In questo modo i giudici hanno contestato la tesi portata avanti dal Governo Meloni, che ha più volte promesso di escludere le spiagge dall’applicazione della direttiva Bolkestein per dare continuità ai concessionari storici. Palazzo Chigi ha sempre insistito sul fatto che, in base agli articoli 11 e 12 della direttiva, le gare andrebbero effettuate solo in caso di “scarsità della risorsa naturale”, e per affermare che questa non sussiste, ha istituito un tavolo tecnico che ha dichiarato come solo il 33% delle coste italiane è occupato da concessioni.
Ma il Consiglio di Stato ha affermato che “la disapplicazione delle proroghe sulle concessioni demaniali marittime si impone prima, e a prescindere, dall’esame della questione della scarsità delle risorse, che in ogni caso non risulta essere decisiva in quanto anche ove si ritenesse che la risorsa non sia scarsa, le procedure selettive sarebbero comunque imposte dall’articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.
I giudici hanno dunque ribadito la necessità che i comuni bandiscano subito “procedure di gara imparziali e trasparenti per l’assegnazione delle concessioni ormai scadute il 31 dicembre 2023”. Come criteri, conclude il Consiglio di Stato, “si potranno utilizzare per le future gare le leggi regionali e i principi della legge 118/2022 ancorché non santificati in decreti attuativi”.
Dal momento che le gare richiedono alcuni mesi per essere avviate e concluse, alcuni comuni le hanno già effettuate e molti altri si stanno apprestando a pubblicare i bandi. Si sta così avverando lo scenario che il Governo Meloni si era impegnato a evitare, e proprio per questo migliaia di imprenditori balneari sono scesi in piazza a Roma e hanno annunciato altre iniziative di protesta.
Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari di Confcommercio, ha commentato così le sentenze: “Il Consiglio di Stato ha confermato la sua contrarietà alle proroghe delle concessioni demaniali marittime, salvo quella tecnica varata dal Governo Draghi. In attesa di un’auspicata nuova legge, ha confermato la validità dei principi stabiliti dal Governo Draghi con l’articolo 4 della legge 118/2024, come il diritto all’indennizzo pari al valore commerciale dell’azienda o la tutela di coloro che hanno gestito la concessione negli ultimi cinque anni ricavandone il reddito prevalente o esclusivo. È ancora più urgente e necessario un intervento legislativo chiarificatore da parte del Governo, da noi inutilmente invocato fino a oggi. Ci riserviamo, a un esame più approfondito, di ricorrere nuovamente alla Cassazione a sezioni unite per eccesso di giurisdizione”.