di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
L’espansione urbanistica chiavarese del primo Novecento vide la messa in opera di diversi e articolati progetti, in particolare tra l’inizio del secolo e il 1908, quando diversi interventi vennero assemblati e riuniti in un unico piano. Si trattava di previsioni disegnate dagli architetti Descalzi, Questa e Devoti; l’intenzione era quella di realizzare in modo definitivo la futura piazza Roma, i collegamenti verso il mare, la zona del lungo Entella e il collegamento con Lavagna tramite un nuovo ponte. Questo tratto fu determinante per ridare impulso alla crescita delle due cittadine; soprattutto, risultava fondamentale realizzare il ponte di collegamento in perfetta fase con le viabilità già esistenti di Chiavari e Lavagna.
Venne abbattuto un muraglione che ancora cingeva un’area ortiva in piazza Roma, vennero progettati i nuovi percorsi viarii di via Marsala e via Magenta, si creò una piazza di raccordo, piazza Cavour, e si costruì il nuovo ponte nella parte terminale a ovest di Corso Dante, in un primo momento previsto in sostituzione al Napoleonico demolito.
Rileggendo la stampa del tempo, notiamo che il dibattito su un più moderno attraversamento era un tema presente da decenni; così si sarebbero superate definitivamente la “scafa” e la provvisorietà della vecchia “pedagna”, la passerella in legno per attraversare il fiume allora ancora in uso. I lavori terminarono nel 1900 con un’intitolazione odonomastica derivata da una storia importante: la citazione della “fiumana bella” dalla Divina Commedia diede origine alla denominazione di Corso Dante.
Grazie alla progettualità del grande scultore Luigi Brizzolara, che realizzò il palazzo omonimo sul nuovo corso nel 1906, si poté dedicare un riferimento iconografico all’illustre fiorentino: sulla facciata dell’edificio, infatti, compaiono diversi mascheroni che riproducono i suoi profili.
Il dibattito in città sul nuovo ponte era animato da lungo tempo. La Gazzetta di Chiavari, nell’edizione del 30 marzo 1895, annunciava che in quei giorni era previsto uno specifico incontro nell’ufficio del municipio tra il Sotto Prefetto e i due capi amministrazione di Chiavari e Lavagna: “onde accordarsi circa le opere da compiersi dai due comuni per ottenere che, in sostituzione dell’attuale ponte in legno sull’Entella, la Deputazione Provinciale faccia costruire quello in muratura”.
Il sindaco di Lavagna, il Cavalier Ravenna, chiedeva di non realizzare subito il nuovo corso, l’attuale Buenos Aires per ottenere il raccordo con Piazza Cordeviola, opera troppo costosa e al momento non sostenibile. Proponeva quindi di realizzare una bretella parallela al corso d’acqua e di collegarsi al vicino Corso Deferrari superando la ferrovia (corso Deferrari era l’antica Via Provinciale che univa al Ponte Napoleonico). Questa scelta non avrebbe permesso ai tanti utenti di usare il ponte se non con un lunghissimo aggiramento, per via dei binari del treno che in quel punto non prevedevano un passaggio.
A causa di questa problematica, il comune di Chiavari chiese di promuovere un Consorzio e di realizzare da subito il nuovo percorso viario con l’allacciamento in Piazza Cordeviola. L’amministrazione di Chiavari vedeva di buon occhio la realizzazione di un nuovo asse tra Via Fieschi (l’attuale Vittorio Veneto), Corso Dante, il Ponte Nuovo e l’asse del previsto Corso Buenos Aires-Piazza Cordeviola. A questo punto intervenne pubblicamente l’impresario Gazzano, della ditta assegnataria per la costruzione del Ponte Nuovo, che si disse disponibile a realizzarlo nella nuova posizione sull’asse di Corso Dante “senza nessuna spesa aggiuntiva”.
Ancora una volta il dibattito si trasferì nei rispettivi consigli comunali, Lavagna votava una delibera, con sei voti contrari, nove favorevoli e due astenuti, per dare vita al Consorzio e realizzare l’intero asse più a nord del vecchio Ponte Napoleonico. Questa soluzione avrebbe permesso d’assicurare una connessione foriera di notevole sviluppo tra le due comunità; potevano nascere due nuovi quartieri, e l’intero territorio poteva essere reso più unito e vivibile.
Il dibattito proseguì a lungo. A Chiavari il consigliere Capitano Copello si fece promotore di una dura polemica, e con una visione molto “municipalistica” assunse una posizione contraria al Consorzio, che “avrebbe danneggiato Chiavari”. In realtà il Consorzio avrebbe promosso l’intera operazione coinvolgendo la Provincia di Genova, competente per la costruzione del ponte, ottenendo la realizzazione dell’intera opera a carico dell’ente genovese. Il Consorzio avrebbe gestito l’operazione, gli espropri e la realizzazione delle strade di collegamento alle vie limitrofe, con uno sforzo finanziario probabilmente in pareggio nel rapporto tra costi e benefici ottenuti. Il nuovo ponte dava finalmente un collegamento davvero baricentrico alle due città e realizzava un’opera solida e in grado di assorbire il prossimo traffico veicolare, con una viabilità molto razionale e capace di collegare le nuove aree commerciali dei due comuni.
Era così giunto il Novecento, il Ponte Nuovo poteva essere inaugurato, la nuova viabilità da Piazza Cavour era delineata e nuovi palazzi ne sarebbero stati sontuosa cornice. Verso Lavagna il grande viale con i monumentali platani a delineare l’asse verso Piazza Cordeviola e, con il proseguimento verso est, la nuova piazza che sarà realizzata con l’abbattimento di una porzione di vecchie case.
Il nuovo secolo iniziava così. Ma per molto tempo ancora fu la carrozza di Pio Gamberini a transitare sul nuovo percorso. Il suo servizio non poteva che partire da Piazza delle Carrozze, risalire il lungo asse perfettamente rettilineo e giungere al Ponte Nuovo per scendere verso Piazza Cordeviola.
(* storico e studioso delle tradizioni locali)