di ALBERTO BRUZZONE
Non è un momento assolutamente roseo per le aziende di trasporto pubblico locali. Anzi. Il momento è decisamente nero, e diventa nerissimo alla voce dei mancati ricavi. Chiudere i bilanci, in questo 2020, sarà senza dubbio un’impresa, considerando che, nei mesi clou del lockdown, ovvero marzo e aprile, il crollo dei passeggeri a bordo degli autobus ha toccato picchi del 90% e, di conseguenza, altrettanto grave è stata la mancata bigliettazione. Se a questo si aggiungono le ipotesi di restituzione del rateo degli abbonamenti, ecco che il segno rosso è destinato a salire ancor di più.
Nella nostra zona, non se la passa proprio bene Atp, l’Azienda di Trasporti Provinciali, alle prese, come tutte le altre realtà italiane, con numeri da capogiro e difficoltà in serie, che potrebbero diventare ancora peggiori se non seguiteranno altri aiuti concreti da parte del Governo.
È un quadro di complessità e di criticità sotto ogni profilo: oltre a quello economico, ci sono quello del servizio, quello lavorativo e quello dell’organizzazione interna.
Anche per questo, nei giorni scorsi, i rappresentanti dei lavoratori sono tornati a farsi sentire, hanno chiesto e ottenuto un incontro con i vertici dell’azienda e poi hanno prodotto un volantino con le loro osservazioni e le loro proposte.
I sindacalisti di Filt Cgil, Fit Cisl, Faisa Cisal, Uil e Trasporti Ugl si sono confrontati con il direttore d’esercizio Roberto Rolandelli, il coordinatore generale Andrea Geminiani e la responsabile del personale Carla Musso. L’intenzione, spiegano i rappresentanti dei lavoratori, in gran parte degli autisti, era quella di “porre soluzione agli effetti negativi che il servizio programmato da Atp sta portando sui turni di lavoro e in particolar modo sui turni festivi e sui doppi turni che il personale viaggiante è costretto a svolgere”.
La posizione dei lavoratori
Secondo i sindacati, a fronte di un’indubbia esposizione finanziaria da parte dell’azienda, dovuta ai ben noti motivi dell’emergenza sanitaria, “Atp continua a programmare un servizio estivo che non è corrispondente alle esigenze di mobilità del territorio, obbligando il personale viaggiante a effettuare doppi turni, vedersi saltare i riposi settimanali, non riuscire a far ferie o godere del giorno di riposo soprattutto la domenica e nei festivi. Questa situazione, tollerabile fino a questa primavera, per venire incontro alle esigenze dei cittadini nel periodo più drammatico dell’emergenza Covid-19, ora sta diventando insopportabile per i lavoratori, che vedono peggiorare ulteriormente le loro condizioni di lavoro”. Gli autisti e il personale ricordano che “è dal 12 maggio 2020 che chiediamo una rimodulazione del servizio, per rispondere meglio alle esigenze dei lavoratori e degli utenti”.
Nello specifico, osservano i delegati dei dipendenti, “non si comprendono le motivazioni aziendali nel tenere, su molte linee, un servizio festivo estivo pari ai livelli del feriale e su altre, invece, delle corse ridotte rispetto al festivo 2019. Noi registriamo un aumento del servizio nelle zone e in fasce orarie dove non c’è domanda, mentre nelle località a forte vocazione turistica, dove il servizio dovrebbe aumentare per rispondere alla domanda, questo è stato dimezzato rispetto all’estivo 2019. Un esempio su tutti è la linea tra Santa Margherita e Portofino: gli autobus non ci sono, oppure sono molto pochi, siamo costretti a lasciare le persone a terra”. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che ci sono strettissime misure di sicurezza per viaggiare a bordo degli autobus, in ottemperanza ai decreti governativi anti Covid-19, si capisce ancor di più come la situazione sia complessa.
Più autobus però comportano più personale. Per questo, “da settembre, con la programmazione del servizio invernale, abbiamo chiesto che Atp procedesse da subito a una selezione del personale di manutenzione e amministrativi che da tempo si trova a lavorare in sottorganico, mentre per il personale viaggiante e VTV (ovvero i verificatori dei titoli di viaggio) abbiamo chiesto che si procedesse all’assunzione di autisti attingendo dalla graduatoria in corso di validità, in modo che già a settembre si riequilibri l’organico con il servizio che verrà erogato”.
Assunzioni e riequilibrio delle linee, anche in un’ottica di inizio delle scuole a settembre: così i sindacati si preparano, augurandosi che le decisioni assunte sinora non stiano rispondendo “a interessi politici ed elettorali che nulla hanno a che vedere con gli interessi del servizio, dell’azienda e dei lavoratori”.
La versione dell’azienda
Durante l’incontro, i vertici di Atp hanno comunicato che lo stato economico e finanziario di difficoltà è dovuto in particolar modo ai mancati ricavi da traffico nel periodo di lockdown che vengono compensati parzialmente dai minor costi, dovuti all’utilizzo del Fondo bilaterale di solidarietà (la CIG degli autoferrotranvieri) e dai costi generali di erogazione del servizio (gasolio, assicurazioni, ecc.).
A maggio 2020 il conto economico registrava un negativo di 1,9 milioni di euro, con una previsione di fine anno che si potrebbe attestare a meno 5 milioni di euro. Nel contempo, è stato precisato che il servizio verrà modificato, ma solo a partire da settembre, che quattro turni saranno esternalizzati e che, sempre a settembre, saranno assunti quattro autisti.
Ieri, contattato da ‘Piazza Levante’, il presidente di Atp Esercizio, Enzo Sivori, ha completato alcune considerazioni: “Le criticità per Atp sono veramente molte, in questo periodo, ma ci stiamo attrezzando per affrontarle, anche in base alle eventualità future che, per il momento, ci sono sconosciute, e mi riferisco in questo senso all’emergenza sanitaria. Il problema prioritario non è quello strutturale, come ci viene contestato. Semmai è quello finanziario: tutte le aziende di trasporto pubblico locale sono in enorme difficoltà. Tra marzo e aprile, noi come Atp abbiamo avuto un crollo del 90% dell’utenza. A luglio del 50%. Sono tutti biglietti che non abbiamo venduto e in più dovremo rimborsare delle quote di abbonamenti. Il Governo centrale, attraverso un primo intervento, ha stanziato una somma di cinquecento milioni di euro per tutto il comparto nazionale. Con quello che ci spetta, copriremo appena le perdite di marzo e aprile. E poi? È chiaro che ci dovranno essere degli interventi ulteriori, per andare a compensare i mancati ricavi ed evitare che certe aziende, soprattutto quelle che non sono particolarmente solide, finiscano per fallire”.
Su orari e organizzazione del lavoro, Sivori assicura che “ci stiamo pensando, ma non è che si possa cambiare dall’oggi al domani. In questo momento l’organico rappresenta un motivo di forte preoccupazione”.
Il presidente di Atp porta un esempio: “Tra ferie, malattie e permessi straordinari per il Covid, in questa settimana siamo con quaranta autisti in meno e la prossima si preannuncia con numeri simili. Diventa difficile così, per un’azienda come la nostra, organizzare i turni. Per carità, è tutto legittimo, i lavoratori hanno tutti i loro diritti, ma io mi metto dalla parte dell’azienda, anche perché mentre le ferie le possiamo programmare, i permessi no, e per giunta non possiamo non concederli”. Ma come funziona il cosiddetto permesso Covid? “Un dipendente – spiega Sivori – può richiederlo all’azienda in cui lavora. Può durare un giorno o anche una settimana. In quel periodo, rinuncia al 50% della retribuzione, per rimanere a casa ad assistere la famiglia o i figli. L’ideale sarebbe un sistema di rotazione, ma la legge non lo prevede”.
Quanto alle linee, secondo Sivori “c’è una recente delibera che affida alcuni nostri servizi ad Amt, quindi sino a che le cose non sono chiare, non è che abbiamo molto margine. È corretto chiedere di potenziare la costa, ma non dimentichiamo che anche qui i numeri sono molto più bassi rispetto alle altre stagioni e non dimentichiamo che le persone prendono i mezzi malvolentieri. Sul fatto di una migliore modulazione tra giorni festivi e feriali, ci stiamo lavorando e certamente per settembre dovremo rivedere tutto”.
Settembre, ripresa delle attività e, soprattutto, della scuola, che è ferma dallo scorso febbraio: “Noi siamo pronti a ripartire a pieno ritmo e in piena sicurezza – conclude Sivori – C’è sempre l’incognita su cosa accadrà con il virus. Di buono posso dire che sono sempre di più i comuni che hanno stabilito una convenzione con noi per il servizio Scuolabus”.
Dopo esser stati tredici nel 2018, e diciannove nel 2019, quest’anno i comuni interessati al servizio sono saliti a ventidue: Torriglia, Serra Riccò, Bargagli, Sori, Neirone, Tribogna, Moconesi, Cicagna, Coreglia, Lorsica, San Colombano Certenoli, Mezzanego, Borzonasca, Rezzoaglio, Cogorno, Sestri Levante, Moneglia, Bonassola, Casarza Ligure, Maissana, Varese Ligure e a breve Castiglione Chiavarese.
“L’incremento notevole dei comuni che hanno aderito al nostro servizio scuolabus conferma il giudizio positivo rispetto alla nostra offerta. Noi facciamo viaggiare gli scolari su bus nuovi e rispettosi delle normative sulla sicurezza, il nostro personale è di grande professionalità e siamo presenti sul territorio di tre diverse province. Sono fatti che evidentemente convincono sempre più amministrazioni ad affidarsi a noi”.
Almeno una bella notizia, nel contesto di un mare in tempesta.