di ALBERTO BRUZZONE
C’è stato un periodo in cui la sigla Atp, ovvero l’Azienda Trasporti Provinciali, ancora non esisteva, ma le linee extraurbane, invece, esistevano eccome ed erano gestite, per quanto riguarda il Levante genovese, dalla società per azioni Tigullio Pubblici Trasporti.
Ora, dallo scorso primo gennaio, siamo entrati in un periodo in cui Atp nuovamente non esiste più, in quanto è confluita in Amt, ovvero l’Azienda Mobilità e Trasporti che si occupa storicamente della gestione dei mezzi pubblici all’interno del Comune di Genova.
In mezzo, c’è tutto un lungo e travagliato percorso che parte da una società ‘sana’, qual era Tigullio Trasporti, a diverse peripezie amministrative e finanziarie, la bancarotta più volte sfiorata di Atp, alcune trattative con i privati non andate mai in porto e, da ultimo, l’accorpamento con la società genovese, più grande, più numerosa per quanto riguarda il personale e i mezzi, decisamente più attrezzata ma altrettanto non florida, dal punto di vista dei conti. Il tutto a fronte di gestioni manageriali non sempre positive e di influenze da parte della politica e dei sindacati che quasi mai hanno fatto il bene delle rispettive aziende.
Per quanto riguarda gli autobus blu, ovvero le linee extraurbane, sotto l’egida di Atp sino al 31 dicembre scorso, i problemi non sono mai mancati ma negli ultimi anni, anche grazie a notevolissime iniezioni di denaro pubblico, le cose parevano esser migliorate.
Lo svuotamento del Levante
Contestualmente, però, il processo di assorbimento tra Atp e Amt era ormai innescato, fortemente voluto dalla Città Metropolitana. Più volte, con ‘Piazza Levante’, ci siamo soffermati sul rischio che il Tigullio e il Golfo Paradiso, con i loro relativi entroterra, vengano progressivamente depotenziati in termini di competenze ma soprattutto di servizi, in favore di una gestione accentrata da parte di Genova.
È accaduto con i trasporti, con il tribunale, rischia quotidianamente di accadere con la sanità, perché anche qui il processo di svuotamento di Asl 4 è evidente e sotto gli occhi di tutti. Continuare a difendere il territorio non significa farne una battaglia di campanile, ma, al contrario, significa tutelare una zona che, proprio per le sue specificità e per il suo passato, ha spesso poco a che spartire con la ‘grande Genova’.
Tant’è, l’accentramento di poteri, di competenze e di servizi è un discorso ormai pienamente in atto. Si usa la parola ‘razionalizzazione’, si fanno scelte discutibili paventando risparmi e, intanto, il rischio è quello d’impoverire intere zone, intere vallate, perché quando un’area è complessa servirebbe un punto di vista capillare, e non accentrato.
Ancora una volta, invece, è da Genova che saranno prese le decisioni che riguardano i piccoli comuni e i comuni della costa, come accaduto, per esempio, nel caso della cosiddetta diga Perfigli, un esempio eclatante di quanto si possa cadere in errore se non si conosce abbastanza bene un territorio.
È la stessa politica che, a Genova, la Giunta del sindaco Marco Bucci (che è anche il sindaco della Città Metropolitana) sta portando avanti rispetto ai vari Municipi: sempre più svuotati di competenze in favore di una centralità da parte del Comune.
Ma è una scelta indovinata mettere in condizione sempre più di sfavore gli enti più prossimi sul territorio? È una scelta indovinata escludere i comuni dalle decisioni che li riguardano? L’assorbimento tra Amt e Atp pone parecchi interrogativi in questa direzione. E se gli aspetti strategici interessano solo agli addetti ai lavori, gli aspetti di un servizio performante, preciso, moderno e puntuale interessano invece tutta l’utenza. Atp, dopo l’ultima crisi aziendale di qualche anno fa, era ripartita con passo spedito e parecchi progetti. Si andrà comunque avanti in questa direzione?
La posizione dell’azienda
Amt, in un comunicato rilasciato nei giorni scorsi, parla di “grande progetto d’integrazione dei servizi di trasporto pubblico urbano e metropolitano in un’unica società, un bacino ampio che coinvolge il Comune di Genova e tutti i comuni della Città Metropolitana”. Ma, stando ai ‘rumors’ all’interno di Atp, questa scelta è stata presa malissimo, perché creare una società enormemente più grande non farà altro che ingigantire i problemi.
L’assorbimento, o integrazione che dir si voglia, deriva dagli indirizzi impartiti dal Consiglio Metropolitano di Genova con la Deliberazione n. 18/2020 e dal successivo provvedimento dirigenziale n. 1169/20 con cui la Città Metropolitana di Genova, in qualità di ente che esercita le funzioni di gestione nell’Ambito Territoriale di competenza, ha disposto l’affidamento del servizio di trasporto pubblico locale del lotto 2 (ex bacino TG) in house providing all’Azienda Mobilità e Trasporti.
Proprio a seguito di questa decisione, con decorrenza dal 1° gennaio scorso, tutto il personale e i mezzi di Atp sono passati in Amt. L’integrazione in un’unica società del servizio urbano ed extraurbano è stata fortemente voluta dall’amministrazione, e rappresenta, secondo i fautori della scelta, “un’opportunità strategica per migliorare il servizio ai clienti e per la costruzione di una società più moderna e più forte. Una grande sfida e un progetto ambizioso che permetterà di organizzare l’intero sistema su un bacino più ampio, in una visione integrata del territorio che ha come obiettivo finale di dare un valore aggiunto ai cittadini che abitano, lavorano, studiano e si muovono in questo contesto territoriale. Questo favorirà economie di scala e forza contrattuale. L’aggregazione di uomini e mezzi permetterà poi una gestione più efficiente delle risorse a disposizione del trasporto pubblico”.
I numeri
Il percorso è stato avviato nel 2017 e si ricorda come sia stato “contrastato, ma grazie alla determinazione dell’Amministrazione Metropolitana, al contributo costruttivo dei sindacati e all’impegno dei dirigenti delle due società è arrivato a buon fine. In una prima fase, verrà costituita la Direzione Movimento Provinciale con tutto il personale di provenienza Atp. Nelle settimane successive, si procederà progressivamente all’integrazione di alcuni processi operativi e allo sviluppo di strategie unitarie su tutti i fronti”.
La ‘nuova’ Amt avrà un organico di 2.727 persone e potrà disporre di 907 mezzi. Secondo Marco Bucci, Sindaco di Genova e della Città Metropolitana, “l’integrazione tra Amt e Atp è un progetto sul quale abbiamo lavorato duro superando tante difficoltà. Raggiungiamo un risultato fondamentale per il miglioramento del servizio di trasporto pubblico nell’intera rete della Città Metropolitana di Genova, salvaguardiamo posti di lavoro e andiamo a creare una società di servizi più solida. Con il 2021 si apre una pagina nuova per il trasporto pubblico nell’intera provincia di Genova”.
L’integrazione dal punto di vista pratico
Operativamente, all’avvio del servizio, per i cittadini dell’area metropolitana serviti dal trasporto pubblico provinciale non ci saranno cambiamenti: i percorsi e gli orari resteranno invariati così come le tariffe.
I biglietti ordinari ex Atp (tariffe A, B e C), da lunedì 4 gennaio, si potranno acquistare anche presso tutte le biglietterie Amt. Presso i punti vendita ex Atp di piazza della Vittoria, Chiavari e Rapallo saranno disponibili invece i biglietti Amt. Gli abbonamenti ex Atp continueranno ad essere validi sino alla loro scadenza, inoltre i titoli di viaggio attualmente in vigore con il logo Atp, eventualmente in possesso dei clienti, saranno utilizzabili ancora per un anno, fino al 31 dicembre del 2021.
Un primo passo concreto, frutto dell’integrazione, sarà la possibilità di acquistare, dal primo dell’anno, sulla App Amt anche alcuni titoli di viaggio validi nell’area metropolitana.