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Giovedì, 8 giugno 2023 - Numero 273

Fusione Amt-Atp: i conti non tornano e la procura di Genova chiede un ulteriore approfondimento. Autoguidovie passata dal 48% di Atp a pochi spiccioli: qualcosa non quadra

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di ALBERTO BRUZZONE

Se ci sia stata una truffa o meno, lo diranno i giudici. Intanto, però, l’inchiesta della Procura della Repubblica di Genova sulla fusione tra Atp e Amt va avanti e, nei giorni scorsi, si è arricchita di nuovi sviluppi.

Nel mirino dei magistrati c’è l’operato del Comune di Genova, principale azionista di Amt, e della Città Metropolitana, a proposito della creazione della nuova società che è diventata ufficialmente operativa a partire dal 1° gennaio 2021. Qualche giorno fa, la Guardia di Finanza ha acquisito nuovi documenti in Comune, mentre il pubblico ministero Patrizia Petruzziello, che coordina l’indagine delle Fiamme Gialle, ha nominato un esperto contabile.

La procura, che già aveva sequestrato documentazione in Amt, ha mandato gli uomini del primo gruppo anche negli uffici del Comune e della Città Metropolitana di Genova. Inoltre, il pm ha anche chiesto alla Corte dei Conti la trasmissione di altri atti. L’inchiesta è nata dall’esposto presentato da Autoguidovie Spa, società privata lombarda di trasporti dentro Atp e da sempre contraria alla fusione con Amt. Autoguidovie ha denunciato di essere stata truffata dall’operazione ideata dalla Città Metropolitana di Genova, nei confronti della quale aveva sempre manifestato la propria contrarietà.

È una situazione tutta da chiarire ma che getta più di un’ombra sulla politica di accentramento avviata dalla Città Metropolitana e che ha già danneggiato ampiamente il Levante genovese. Dopo Atp, l’altra partita apertissima è quella del gestore unico dei rifiuti, con affido diretto ad Amiu, senza passare da alcuna gara, una prospettiva che vede la fortissima contrarietà da parte dei sindaci del Tigullio, del Golfo Paradiso e dei rispettivi entroterra.

Ma, tornando ad Amt e Atp, mentre il servizio viene garantito, si rischia che tutto venga rimesso nuovamente in discussione a livello societario. Come nasce questa fusione? Un primo via libera, da parte del Consiglio Comunale di Genova, arriva nel 2017, quando la Sala Rossa dà l’ok alla delibera di Giunta che prevede l’accorpamento delle due società di trasporti, quella comunale e quella provinciale. Poi, nel 2019, ci furono parecchi approfondimenti sul tema, sino al voto finale arrivato nel 2020, con l’ok soltanto della maggioranza che sostiene il sindaco Marco Bucci, la contrarietà del Partito Democratico e del consigliere del Gruppo misto, Ubaldo Santi (quello che ha sempre parlato di “surrettizia privatizzazione”), e l’astensione del Movimento 5 Stelle.

A questo punto, con la nuova società, si è giunti a una riduzione della partecipazione del Comune in Amt dal 100% all’86,16% per l’ingresso dei soci di Atp, e poi all’attuale 94,94% dopo l’aumento di capitale del 2018. Al contempo Atp è diventata società controllata da Amt al 51,54%. La minima quota restante rimane ad Autoguidovie Italiane. Quindi, dopo la fusione, Autoguidovie, da una quota del 48 per cento in Atp, si è ritrovata con poche briciole, dal momento che l’operazione di affidamento in house ad Amt per dieci anni (senza alcuna gara, un po’ come si vorrebbe fare per Amiu) fin dalle origini prevedeva di mantenere inalterate le dotazioni patrimoniali senza scorporo dei beni.

Dopo una bocciatura al Tar, Autoguidovie si è rivolta al Consiglio di Stato, che invece sta portando avanti la vertenza e un’udienza è fissata nelle prossime settimane. Nel frattempo, il pm Patrizia Petruzziello ha chiesto ulteriori approfondimenti. Perché non è stata fatta una gara? Perché Città Metropolitana persevera con gli affidamenti in house, favorendo quelle società partecipate del Comune di Genova, il cui sindaco è lo stesso rispetto al sindaco metropolitano? Già questo è un fatto di un’inopportunità gigantesca: come fanno due enti pubblici a essere guidati dalla stessa persona? E che cosa ha da dire l’antitrust a proposito di questa fusione?

È chiaro che oltre a motivazioni contabili dietro a questa scelta c’erano anche chiare motivazioni politiche. Mandare avanti il ‘carrozzone’ di Amt, come si vuol mandare avanti il ‘carrozzone’ di Amiu, che peraltro a Genova ha raggiunto risultati più che modesti quanto a percentuale della racconta differenziata. Perché Atp non è rimasta indipendente, visto che era stata rimessa a posto nei conti e che stava funzionando benissimo? Ai giudici spetterà capire se tutto è stato fatto per il verso giusto e seguendo la legge. Altrimenti, bisognerebbe perdere il vizio di varare queste maxifusioni, che hanno il solo scopo di impoverire i territori delle loro specificità. Come i trasporti e la raccolta dei rifiuti. Qualcuno intanto lo spieghi, al signor sindaco metropolitano: che Genova non è il Levante e il Levante non è Genova.

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