di DANILO SANGUINETI
Lo stress abbassa le nostre difese immunitarie. E avendone vagonate da esportare in questi giorni, per combatterlo ci servono mezzi straordinari. Un bellissimo video molto circolato in questi giorni suggerisce di godersi musica classica, un bel film, un libro piacevole. Ma c’è anche un modo per abbinare movimento, nello spazio ristretto di casa nostra, o terrazzo o giardino per i più fortunati, e ricerca del relax, la scoperta dei nervi distesi.
La pratica del kung fu potrebbe essere una rivelazione. Attenzione: non si parla di prendere a mazzate i mobili o spaccare sedie con piedi e mani come mazze, con la vostra casa trasformata in una rage-room.
C’è il wu shu kung fu, che prevede anche il combattimento solo figurato, che potrebbe rivelarsi un toccasana. Per chi è un po’ addentro all’antica arte di difesa cinese c’è il Tai Chi Chuan che esprime le figure, i movimenti con o senza attrezzi che servono a portare i colpi nell’aria, senza un avversario, puntando all’autodisciplina, alla concentrazione e a focalizzare le energie mentali e psichiche in un’unica direzione. Per saperne di più basta chiedere al maestro Luca Ghinolfi, fondatore (nel 1972 assieme a Giancarlo Cafferata) del CSDO, il Centro Studio Discipline Orientali 2000. Profondo conoscitore dell’Oriente, con legami strettissimi con i maestri del Kung Fu di Pechino, Ghinolfi è convintissimo che un po’ di esercizio fisico a bassa intensità, magari mischiando specialità che ha contribuito a far conoscere qua noi come Yoga, Kung Fu, Zen, Macrobiotica, Qi Gong, Kalari Payat, cadano a pennello in questo periodo di quarantena.
“Non posso pretendere che tutti siano campioni di Taijiquan che del Kung Fu (le abilità)-Wu Shu (le arti marziali) rappresenta il ramo che studia le forme, le sequenze di movimenti codificate e concatenate. Però posso spiegare una serie di esercizi quanto mai prezioso”.
Li ha appresi dai maestri dell’università di Pechino: “In questo periodo di pausa forzata e scarsa disponibilità di spazio dove poter praticare, sarebbe opportuno incrementare una tipologia di esercizi energetici che in Cina vengono utilizzati, soprattutto oggi, negli ospedali per sostenere il sistema immunitario”.
Non è semplicissimo, richiede una certa conoscenza dei movimenti, ma con un po’ di applicazione molti tra noi possono arrivarci: “Fra questi esercizi il più importante è lo Zhan Zhuang (palo eretto)”. Le indicazioni più importanti per la sua esecuzione possono essere riassunte in alcuni principi: “Il palo eretto è focalizzato primariamente sulla postura e, come tutti gli esercizi di Qi Gong, richiede il rispetto di alcuni fondamentali principi: il giusto grado di attenzione; un attento controllo del tono muscolare; la consapevolezza della respirazione; una quieta ma ferma predisposizione al rilassamento”.
Per prepararsi alla esecuzione pratica: “Ancor prima di cercare il corretto atteggiamento posturale, occorre liberare la mente da ogni pensiero, riempiendola esclusivamente con la sensazione della nostra ‘presenza fisica’. Attraverso l’ottimizzazione dell’appoggio osseo riusciremo quindi a rilassare tutti i muscoli. In questo modo faremo compiere alla nostra struttura scheletrica il dovuto lavoro di sostegno e, perfettamente allineati alla forza di gravità, permetteremo ai nostri muscoli di evitare ogni contrazione ‘parassitaria’. Grazie a una respirazione profonda, sottile e diaframmatica (respirando, cioè, con la pancia) riusciremo infine a irradiare all’interno del nostro corpo l’ondulazione ritmica che il respiro trasmette, come un piacevole massaggio, ai nostri organi, tessuti e fluidi organici”.
Sembra complicato ma dopo un paio di tentativi l’energia sembra cominciare a fluire. Il maestro Ghinolfi raddoppia le raccomandazioni: “Il primo obiettivo del lavoro è comunque diventare padroni della propria attenzione. Inizialmente, infatti, ci accorgeremo di non essere in grado di prestare attenzione alla nostra postura per più di un minuto, senza essere disturbati da pensieri molesti. Ricordiamo che la pratica del ‘palo eretto’ è innanzitutto un esercizio meditativo, che richiede pazienza per raggiungere lo stato di ‘quiete’, occorre quindi rimanere calmi e perseverare nella pratica”.
Se si supera questo snodo, i movimenti fisici vengono di conseguenza, senza sforzo. I fondamenti posturali saranno: “Distendiamo e poi rilasciamo tutte le giunture del corpo, lasciando che il peso del corpo scorra in basso e, attraverso gli arti inferiori, fluisca nei piedi per poi scaricarsi a terra. I piedi vanno tenuti paralleli, alla stessa larghezza delle anche. Le caviglie saranno flesse quanto basta per permettere al peso del corpo di distribuirsi su tutta la superficie plantare. Il peso del corpo nel suo insieme è bilanciato sui due piedi e le dita dei piedi afferrano delicatamente il terreno. Risalendo verso l’alto, le ginocchia vanno tenute morbide, leggermente flesse. Tra le ginocchia occorre tenere un immaginario pallone, che va trattenuto senza sforzo; le ginocchia devono essere allineate perpendicolarmente con gli alluci. Le anche sono rilassate e leggermente ‘affondate’ mentre l’estremità del coccige è rivolta in basso e leggermente in avanti (come se volessimo sederci su un alto sgabello)”.
E si arriva alla fase finale. Alla posizione nella quale rimanere il più possibile per trarne beneficio. “Il tronco va tenuto eretto con le vertebre perfettamente allineate una sull’altra, lungo un asse ideale che unisce il sincipite (la sommità del capo) con il centro del perineo (pavimento pelvico), passando per il centro di gravità del corpo (situato sotto l’ombelico e davanti alla terza vertebra sacrale). Il petto va rilassato e rientrato leggermente a livello dello sterno, in modo da consentire alle spalle di arrotondarsi e alle scapole di abbassarsi. La testa punta verso l’alto, come se fosse tirata da un filo immaginario che collega idealmente il vertice del capo con il cielo, il mento è pertanto leggermente piegato verso il basso. Le braccia formano un cerchio davanti al petto, come se abbracciassero un albero o sorreggessero una grossa palla, le dita delle due mani si fronteggiano, senza toccarsi”.
Una volta che si tiene questa posizione, si dovrebbe sentirne beneficio, un relax ottimale. Conclude Ghinolfi: “Lo Zhan Zhuang è un esercizio prezioso, per la salute del corpo e della mente. Non richiede spazi particolari e allevia lo stress, che di questi tempi può diventare poco gestibile. Per aumentare ancora l’efficacia, consiglio di eseguirlo ascoltando musica, quella che piace, naturalmente scegliendo brani adatti, niente di particolarmente ritmico. In generale l’ascolto di suoni melodiosi raddoppia l’effetto benefico dell’esercizio”.
Tempo per addestrarsi ne abbiamo a bizzeffe, perché non sfruttare la sapienza di un’arte antica di secoli che continua a coinvolgere e convincere centinaia di milioni di praticanti in ogni parte del mondo?