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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Un terzo del cibo che mangiamo dipende dalle api, ma la loro esistenza sul pianeta Terra non è mai stata così tanto in pericolo. L’allarme dei produttori apistici liguri

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di ALBERTO BRUZZONE

“Quando nel mondo scompariranno le api, all’uomo resteranno solamente quattro anni di vita”. La frase è attribuita erroneamente ad Albert Einstein e probabilmente è di segno anche un po’ troppo pessimistico, ma è indubbio e assolutamente fuori discussione il fatto che le api siano fondamentali per la vita dell’uomo e per la sopravvivenza in generale del pianeta Terra, perché non si limitano a produrre il miele, bensì dipende da loro circa un terzo del cibo che si mangia e assicurano l’esistenza di quattromila tipi di verdure solamente per quanto riguarda l’Europa.

Da queste semplici, ma assolutamente veritiere constatazioni, si può capire quanto le api siano insostituibili, eppure non c’è una specie animale messa di più a rischio di estinzione e le cause sono principalmente due: i pesticidi di nuova generazione da una parte e i cambiamenti climatici dall’altra.

“L’uomo può essere il miglior alleato delle api, ma anche il loro principale nemico”, afferma Laura Capini, presidente dell’associazione Alpa Miele, ovvero l’Associazione Ligure Produttori Apistici Miele. “Le api sono preziosissime per la nostra vita, perché producono una quantità enorme di prodotti buoni, utili e anche curativi e perché sono indispensabili nel processo dell’impollinazione e nel mantenimento dei giusti equilibri ambientali”.

A sovraintendere alla loro esistenza, ma negli ultimi anni soprattutto alla loro sopravvivenza, per la Liguria c’è appunto Alpa Miele: “La nostra associazione – illustra Laura Capini – è operativa in tutte e quattro le province e collabora con tutte le altre associazioni ed enti per la salvaguardia dell’ape, per la diffusione della cultura apistica, per la difesa della biodiversità e per la conoscenza dei mieli e dei prodotti dell’alveare. Inoltre, organizza corsi di base, corsi avanzati e corsi monografici, seminari con esperti nazionali e internazionali, incontri periodici con tecnici apistici in sala e in apiario. Ma non ci fermiamo qui: partecipiamo, per conto degli associati, ai bandi della pubblica amministrazione per l’acquisto di materiale cofinanziato e per l’organizzazione di eventi formativi e informativi, promuoviamo l’aggiornamento per tutti gli associati, organizziamo l’acquisto collettivo di materiale apistico, di pubblicazioni e di attrezzature”.

Sono tutte attività per le quali l’uomo è alleato delle api. Diventa però nemico quando utilizza pesticidi in grado di compromettere la loro attività e, soprattutto, il loro lavoro all’interno dell’alveare: “In un alveare – prosegue la presidente di Alpa Miele – ci sono dalle quarantamila alle sessantamila api. Alcuni pesticidi, usati in maniera industriale, causano enormi problemi: riducono la fertilità dei maschi, riducono la vitalità dell’ape regina, fanno perdere alle api il loro senso di orientamento, con la conseguenza che non sono più in grado di ritornare al loro alveare, né di compiere bene il loro lavoro. Ogni anno si perdono tra i duecentomila e i trecentomila alveari e, secondo alcuni scienziati, le api tra cento anni potrebbero anche scomparire. Siamo continuamente in contatto con organizzazioni come Greenpeace e Wwf per promuovere appelli all’Unione Europea, affinché i pesticidi con neonicotinoidi di base vengano proibiti. Purtroppo, questi pesticidi non hanno conseguenze immediate sulle api, quindi per noi è anche difficile riuscire a dimostrare la nocività di questi prodotti”.

Eppure, le cifre parlano chiaro: sono migliaia e migliaia gli alveari che muoiono, e anche i cambiamenti climatici fanno la loro parte in senso negativo, “perché le api non riescono a svernare e non trovano da mangiare”.

C’è poi un nemico naturale altrettanto funesto: si chiama Vespa Velutina, conosciuta anche come calabrone asiatico. È una specie arrivata dal sud est dell’Asia, si dice a bordo di una nave che trasportava bonsai, e che sta mettendo letteralmente in ginocchio le api. Prolifera dove c’è caldo, la Vespa Velutina, e sta creando seri problemi, per quanto riguarda la Liguria, soprattutto nell’Imperiese e nello Spezzino. Venirne a capo è difficile, perché in natura non esiste un insetto, né un agente, in grado di contrastarla: “Le api – spiega Laura Capini – sono terrorizzate da questo calabrone e finiscono per non uscire più dall’alveare. Non hanno alcuna difesa. E una Velutina può distruggere un intero alveare nel giro di qualche settimana”.

Secondo gli studi di Greenpeace, “aumentando la frequenza di eventi estremi, con ondate di calore e siccità, i cambiamenti climatici stanno creando una situazione di ‘caos climatico’ che porta le temperature sopra il livello di tollerabilità di molte specie di api, minacciando così la loro sopravvivenza. I cali più rapidi e significativi di api e insetti impollinatori, infatti, si stanno registrando proprio in quelle aree in cui le temperature sono più calde o gli eventi estremi più frequenti, come Spagna e Messico. Questi effetti, tra l’altro, sono visibili anche in Italia”.

Ma che cosa si può fare per evitare il peggio? “Per salvare le api dall’estinzione – dicono gli esperti di Greenpeace – c’è bisogno innanzitutto di un’agricoltura più sostenibile. Grazie anche alla nostra petizione indirizzata alle istituzioni europee, abbiamo già ottenuto il bando permanente di tre insetticidi neonicotinoidi dannosi per le api: l’imidacloprid e il clothianidin della Bayer e il thiamethoxam della Syngenta. Tuttavia, il loro utilizzo resta consentito all’interno di serre permanenti. Inoltre, oggi è ancora consentito l’uso di altri neonicotinoidi potenzialmente pericolosi: acetamiprid, sulfoxaflor e flupyradifurone e altre sostanze quali cipermetrina, deltametrina e clorpirifos. Per scongiurare un futuro senza api, bisogna che le istituzioni, sia italiane che europee, mettano al bando tutti i pesticidi pericolosi per le api e gli altri insetti impollinatori, impongano l’applicazione di pratiche agricole ecologiche e, punto fondamentale, pretendano l’applicazione di rigidi standard per la valutazione dei rischi dei pesticidi, come indicato nelle linee guida dell’Efsa del 2013 e mai entrate ufficialmente in vigore a livello europeo”.

Le api rappresentano il primo gradino della catena alimentare. “Grazie al loro prezioso contributo all’impollinazione – ricorda Greenpeace – sono indispensabili per colture come il pomodoro e la zucca e rappresentano i principali alleati della varietà della nostra alimentazione e della biodiversità del mondo vegetale. La probabilità di incontrare questi animali negli ultimi decenni si è ridotta drasticamente: per alcune specie, come i bombi, di oltre il 30 per cento in soli quarant’anni in regioni del pianeta come l’Europa e il Nord America, secondo uno studio dell’Università di Ottawa”.

Per gli scienziati si tratta di un tasso di declino “coerente con un’estinzione di massa”: a questo ritmo, sostengono, molte specie di api rischiano di scomparire per sempre nel giro di pochi decenni, causando la sesta estinzione di massa a livello mondiale e la più grande crisi globale di biodiversità da quando una meteora ha messo fine all’era dei dinosauri.

Davanti a questo spaventoso declino non possiamo restare indifferenti. “Insieme – conclude Laura Capini, presidente di Alpa Miele – possiamo ottenere delle misure necessarie per salvare i più importanti impollinatori della Terra: è nell’interesse di tutti noi farlo, così come delle altre specie con cui condividiamo il pianeta”.

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