di MARISA SPINA
Se n’è andata in silenzio, quasi a non voler disturbare nessuno, come d’altronde era nel suo carattere.
È con grande tristezza che Mariagrazia Oliva, cara amica e compagna di tante vicende legate al teatro amatoriale della nostra città, ci fa sapere della scomparsa di Antonietta Ceglie. “È mancata l’Antonietta”, mi dice al telefono. “Vogliamo ricordarla?” E, durante la telefonata, scorrono i ricordi e la consapevolezza che lentamente quel mondo che ci circondava purtroppo si assottiglia. E tutto diventa più malinconico.
Ci fu un’epoca a Chiavari nella quale il teatro amatoriale contava ben tre compagnie, la Filodrammatica di Rupinaro, la Compagnia Domenico Bancalari e il Gruppo teatrale O Castello, ed almeno altrettante nel Tigullio. Tutte insieme rappresentavano una vera forma di aggregazione e di cultura popolare.
È in questo scenario che nel 1984 Antonietta insieme ad altri cinque amici fonda la Filodrammatica di Rupinaro e poco dopo la Domenico Bancalari. Sono un gruppo di persone che scelgono di vivere insieme momenti e spazi di realtà nella grande recita quotidiana. Persone, che sera dopo sera, oltre il lavoro e gli impegni familiari, portano avanti, in maniera assolutamente gratuita e volontaria, il proprio amore per il Teatro, contribuendo alla crescita culturale e sociale della comunità in cui vivono, diffondendo l’amore e la conoscenza delle arti sceniche, ed arricchendo l’immenso mare degli attori sconosciuti. Che recitano per diletto, ben sapendo che è inimmaginabile che qualcuno di loro possa pensare di guadagnarci qualcosa, o addirittura campare di questo.
Cara amica Antonietta, ti ricordiamo impegnata dietro il palcoscenico, prima al teatro Caritas poi al ‘giardino privato di Villa Rocca’, e ancora a Calvari, ai Bastioni e a Leivi, con la prima rappresentazione, la ‘Signora di Lamporecchio’.
Racconta Marco Laneri: “Antonietta è stata davvero il fulcro di tutto. Non recitava, ma era orgogliosa di tenere i rapporti con tutti noi e con gli artisti. Organizzò a Chiavari alcuni spettacoli con Piero Solari, un cantante delle nostre parti divenuto molto popolare in Perù, proprietario del Teatro Municipal di Lima. Antonietta era molto orgogliosa dell’amicizia con Solari e amava ricordare questa esperienza e l’amicizia che ne era nata”.
Mariagrazia Oliva, allora suggeritrice della Domenico Bancalari, ricorda le serate passate assieme durante le prove, quando, sotto la regia della mitica Anna Gori, fianco a fianco tentavamo di produrre teatro per l’affezionatissimo pubblico di Rupinaro e dintorni, che regolarmente ci seguiva. E insieme ricordiamo quanto la passione del palcoscenico accomunasse l’indimenticata Giuditta Peirano (la mamma di Mariagrazia), la bravissima Maria Raffo e l’eclettico Nanni Dallorso. E poi tutti gli altri. E poi noi, che non possiamo non ricordare tutti quei momenti con il copione in mano e la risata facile. E Antonietta che ci richiama all’ordine, perché bisogna essere seri, per entrare a far parte di quell’universo quasi parallelo al reale che è il Teatro.
Poi si sa, tutto cambia. In questi ultimi anni purtroppo ci siamo incontrati di rado, ma quelle poche volte erano momenti belli che ci riportavano con il pensiero alla grande passione che ci accomunava.
Cara Antonietta, oltre che un’amica sei stata una persona pratica e di buon esempio per tutti.
In queste ultime ore, parlando con Mariagrazia Oliva, con Marco Laneri e con i molti altri che ti hanno conosciuta, abbiamo dovuto confessare di aver accumulato con te e con la tua creatività un debito che queste poche righe che ti dedichiamo non basteranno certo ad estinguere. Neppure raccontando una ad una le tante cose che hai realizzato.
Dopo lunghe, interminabili sofferenze, di cui la più grande quella della perdita di tua figlia, ci hai lasciati, senza neppure volerlo annunciare. Non hai voluto fossero affissi i manifesti funebri, tu che tenevi tanto alle locandine dei lavori portati in scena. Ecco, faremo così: ti salutiamo pubblicando due delle tante locandine a cui tenevi.
Ciao, Antonietta.