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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Cronache da Genova – La crisi di Ansaldo Energia al centro del dibattito politico, anche a una settimana di distanza. Il timore di nuove crisi sul lavoro è assai concreto

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di FABRIZIO DE LONGIS

Bollette, mutui e posti di lavoro. Le parole magiche che si bisbigliano nei palazzi del potere genovese. Il timore di questo inverno inizia nel capoluogo ligure sotto un nome che ha fatto la storia della città: Ansaldo.

Lo sciopero dei lavoratori di Ansaldo Energia, che hanno scelto settimana scorsa di scendere in corteo per le vie di Genova, ha colpito tutta Italia. Trovatisi di colpo da lavorare per un gioiellino industriale italiano, con la sicurezza e l’orgoglio che ciò ha sempre voluto dire nella storia di questa nazione, a rischiare il posto di lavoro, gli ansaldini hanno deciso di farsi udire. Così, fra la viabilità in tilt e il blocco dell’aeroporto Cristoforo Colombo, le loro grida per una richiesta di chiarezza hanno segnato fortemente il dibattito politico. Quello pubblico, fatto con i comunicati stampa, talvolta scivolosi, ma soprattutto quello che anima il confronto a tu per tu fra Tursi, via Fieschi e piazza De Ferrari.

Gli echi dello sciopero Ansaldo persistono a Genova e si sentono sulla pelle anche a distanza di una settimana. Ne parlano le persone, ci si confrontano i politici. Così, martedì, nei consigli regionale e comunale, nonostante le pratiche all’ordine del giorno, la politica sente ancora addosso le urla dei lavoratori e il blocco della città.

Se il neo assessore regionale alla Sanità, Angelo Gratarola, al suo esordio nella sala di via Fieschi spiega che saranno tempi magri quelli che ci aspettano, anche per la salute pubblica, come se tutto il resto non bastasse, il lavoro resta al centro delle preoccupazioni di chi si confronta con timore verso i prossimi mesi.

La prova di forza dei lavoratori e dei sindacati ha scosso la città. Una delle città dei lavoratori per antonomasia e che delle lotte sindacali ha fatto il suo marchio; il suo nome. Genova da sempre vuol dire lavoro giusto.

Tante quindi le polemiche che hanno attraversato i quartieri, da Sampierdarena fino ad Albaro, ma resta il fatto che oggi i genovesi sembrano essere apertamente con i lavoratori di Ansaldo. “Il lavoro è lavoro” è il must che si ripete dai bar agli uffici. E non sembra poco a udirsi, in un’epoca in cui si rischia sempre più spesso di confrontarsi con “l’assistenzialismo è l’assistenzialismo”.

Forse l’iniziale disattenzione politica verso i disagi che uno sciopero ‘vuole’ provocare, ha distratto dall’importanza di quello che si voleva ottenere: la ricapitalizzazione della società da parte dell’azionista di maggioranza, Cassa Depositi e Prestiti (proprietaria dell’88% delle azioni).

“Inutile sperare prima. Finché non ci sarà il governo, non se ne parla” chiosano dalla giunta regionale. E se è probabile, quasi certo, che senza un governo in carica con il coacervo di ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico e del Lavoro interessati dalla pratica, una decisione non sarà di certo presa da via Goito, gli scioperi di settimana scorsa hanno però strappato l’impegno verso questo progetto. Rassicurando quanti nel loro futuro vedono solo la perdita del posto di lavoro e il destino incerto delle proprie famiglie.

“Alla fine dei conti sarà impossibile che si faccia fallire Ansaldo” chiosa un assessore competente a Tursi. Ed è questa la speranza di tutti, ma i lavoratori hanno chiarito che vogliono certezze. Perché la politica sembra aver capito che da Ansaldo gli scioperi sono solo “momentaneamente sospesi”. E questa brace coperta dalla cenere tiene viva l’attenzione di Tursi e De Ferrari, che sembrerebbero pronte ascendere velocemente a Palazzo Chigi con il dossier Ansaldo in mano, appena insediato il nuovo governo.

Anche perché quella andata in scena nei giorni scorsi pare essere la prima delle numerose vertenze che l’Italia, la Liguria e Genova sembrano dover prepararsi ad affrontare. A partire da quella avvenuta a pochi giorni di distanza da parte dei lavoratori somministrati della Culmv, la Compagnia unica dei portuali genovesi, rimasti senza impiego.

Ma forse ritorna utile sintetizzare in poche righe da cosa deriva questa crisi aziendale. Ansaldo Energia è una società leader mondiale nella produzione di turbine per centrali elettriche. E in questo campo svolge un ruolo cruciale nel processo di transizione dalla combustione di carbone a quella di gas naturale. Ma proprio qui è il nodo. Dato l’esplodere del costo del gas naturale con il conflitto russo-ucraino e le sanzioni alla Russia, importanti multinazionali del settore energetico hanno fermato le conversioni delle centrali elettriche, preferendo bruciare il vecchio carbone e mettendo in standby l’acquisto delle turbine e quindi il pacchetto ordini di Ansaldo Energia (che su tre turbine dal prezzo medio di 50milioni di euro, faceva affidamento per il fatturato).

La risposta positiva, però, per Ansaldo arriva proprio dall’impresa. Soluzione che forse troppo poco è stata attenzionata dalla politica nelle ultime settimane. Il braccio forte è quello di Federacciai. La proposta chiara. Tramite la partnership con la divisione Nucleare di Ansaldo, dare il via al revamping e raddoppio della centrale nucleare di Krško, in Slovenia. Un investimento complessivo da 4-5 miliardi di euro per 9-10 anni di lavoro. In cambio i siderurgici italiani, che investirebbero 400 milioni nella creazione di una newco da 1,2 miliardi di euro, otterrebbero contratti pluriennali di fornitura di energia elettrica completamente rinnovabile e a prezzi competitivi. Fornitura che scatterebbe nell’immediato, dando non poco respiro al sistema produttivo italiano che dall’industria, per definizione, e da quella pesante, per certezza, è trainato.

Quindi, a fine giornata, quando le aule della politica si svuotano, resta la domanda per cui un paio di giorni di disagi in città non valgano il futuro di centinaia di famiglie. Ed è la risposta che si da a questa domanda a fare da spartiacque, mentre gli uscieri spengono le ultime luci, perché la bolletta si fa sentire anche nelle istituzioni.

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