di DANILO SANGUINETI
Seguendo la propria passione raramente si sbaglia. Ed è quasi impossibile trovare un ragazzino che abbia un amore più forsennato di Andrea Marsella per i motori. Prima due ed adesso quattro ruote, la pista, l’odore della benzina, il casco, la tuta, i guanti da guida, E più di tutto l’ebbrezza dell’aria che ti scorre ai lati, veloce.
Piloti da corsa si nasce, la storia dell’ancora breve carriera agonistica (perché ha ancora solo dodici anni, in realtà ha accumulato una chilometrica esperienza) di Andrea ne è una conferma solare. L’approdo al Karting è stato per i genitori, soprattutto per mamma Valentina Caroni, una necessità non una scelta. “Aveva quattro anni e girava per casa con in testa un casco del papà che gli stava quattro volte largo, ruotando a destra e sinistra un volante di carta. Stava buono solo quando si fiondava sul divano per guardare le gare di MotoGP e Superbike. Lo abbiamo portato a Imola a vedere il Gran Premio. I veri guai sono cominciati quando ha scoperto la Formula Uno. Voleva provare sui Kart, io ero contrarissima, alla fine ho dovuto vincere le mie paure e portarlo a provare”.
Meno prevedibile scoprire che Andrea era un manico naturale. “Quattro anni fa lo abbiamo tesserato con la società di Carasco, la CKC, Circuito Kart Carasco. Alla quinta gara corsa, nel circuito Easy Kart, finiva tra i primi, superando un folto stuolo di avversari. Poi podi e una costante ascesa nelle classifiche di categoria”.
Il padre per ragioni di lavoro si deve trasferire a Piacenza, la famiglia lo segue, ma Andrea non molla un centimetro. Mamma Valentina ammette: “Pensavamo che si calmasse invece ci ha motivati e ci ha coinvolti. Abbiamo cercato un’altra scuderia da corsa che potesse consentirgli di salire di classe. Ora gareggia con la MLG Racing di Cornaredo (Milano) e quest’anno ha esordito nella Coppa Italia Aci di Zona 1 con un Kart che monta un motore OKN-J”.
Podii e pure prime vittorie. Andrea sarebbe pronto per il campionato italiano ma i costi per motori, meccanica, trasferte sono proibitivi senza uno sponsor. “Per noi, io e mio marito, potrebbe anche finire qua, ma Andrea è deciso ad andare avanti e sarebbe crudele tarparne le ali. Oltretutto noi non veniamo da questo ambiente, siamo meno preparati come genitori a sostenere il pilota, per fortuna che la sua passione fa premio su tutto. Ha conquistato il diritto a partecipare alle finali nazionali come rappresentante della Liguria, sarà sicuramente tra i primi tre nella classifica finale della Coppa Italia, però siamo alla ricerca di un finanziamento e non sappiamo come finirà”.
Sarebbe un peccato perché un driver come Andrea non si trova tutti i giorni. Un asso in pista, un libro stampato quando discute della sua passione: “Non so da dove mi sia venuta, so che c’è sempre stata. Mi piace molto, non cambierei le sensazioni che provo salendo su un Kart per niente al mondo. In gara l’adrenalina non può essere eguagliata da niente altro. Io ho come mio riferimento Lauda (che ho visto solo nei filmati) e Verstappen (che ammiro ogni settimana in Tv): devi essere deciso ma anche calcolatore, non lasciarti prendere dalla foga, ragionare. Se ci riesci la pista ti ripaga sempre, ogni sorpasso ben fatto è una sensazione impagabile. Paura? Beh ho avuto qualche uscita di pista e andavo parecchio veloce. Me la sono cavata, quello che fa più rabbia è quando si tratta di un errore tuo e non una manovra errata degli avversari. L’incidente ti fa pensare, te lo porti dietro nelle successive esperienze, chi per un giro, chi per una gara, chi per tanto tempo. Anche questo fa la differenza tra un pilota solo buono e uno bravo bravo”. Uno che a dodici anni la pensa così merita di avere una chance. Perché è già un grande.