di DANILO SANGUINETI
Fuggire da una situazione ingarbugliata, nella quale ci si è ficcati da soli, lasciando una sola via di uscita. No, non è il riassunto del modo di comportarsi dei politici italiani di ieri, oggi e si sospetta pure di domani. È invece una prima sintetica spiegazione di che cosa sia una Escape Room. La stanza da fuggire, forzando la traduzione, è un gioco, un gioco vero, che si svolge on air, all’aria, interna d’accordo, ma pur sempre live, ossia nella realtà tangibile, interagendo con persone in carne ed ossa, e che diventa in estrema sintesi una esperienza che merita di essere intrapresa, almeno una volta.
Da qualche mese non occorre più andare “all’estero”, fosse anche Genova, per affrontare questa experience. C’è infatti a Lavagna, ancora più precisamente a Cavi in via Como 24, la “Tigullio Escape Room” il, anzi i locali allestiti dal gruppo dei Riviera Games: tre giocatori accaniti, ma neppure troppo, che hanno deciso dopo aver provato le Escape Room in giro per l’Italia e il mondo, di crearne tre nel Levante. Pur essendo dei neofiti del gaming business hanno compreso appieno le potenzialità di operare in una zona “vergine”, del tutto priva di una struttura simile e dove quindi c’era solo da aprire ed aspettare i clienti.
Il gaming è settore che, contrariamente a chi ha la vista corta, sarà uno dei settori cruciali di crescita economica nei prossimi anni, quando avremo una popolazione sempre più libera dagli impegni lavorativi, ma anche sempre più annoiata e desiderosa di provare passatempi realmente intelligenti.
La pensano così Alessio Pedullà, Federica Lerici e Gioele Brusa, i tre under 40, amici da sempre, originari di Val Petronio e Valgraveglia, che hanno costituito da un anno Riviera Games e che l’otto marzo di quest’anno hanno inaugurato Tigullio Escape Room. Ecco come si sono presentati al pubblico del Levante ligure. “Ci ha motivati la comune, lunga passione per le escape room, il game design e la narrazione interattiva. Dopo anni da giocatori, abbiamo deciso di passare dall’altra parte: creare esperienze originali, immersive e costruite con cura in ogni dettaglio. Abbiamo progettato tutto internamente: dalle storie alle scenografie, dai meccanismi di gioco alla loro realizzazione tecnica e digitale. Ognuna delle tre escape room realizzate è stata pensata per sorprendere, coinvolgere e lasciare il segno. Tigullio Escape Room è il nostro spazio fisico dove le esperienze firmate Riviera Games prendono vita e diventano gioco vero, da vivere in prima persona. Abbiamo chiesto chi se la sentiva di provare un’esperienza adrenalinica, fatta di enigmi, misteri e colpi di scena, dove solo i più attenti, astuti e veloci riescono a trovare la via d’uscita. Una sorta di sfida che è stata raccolta da tanti, sicuramente più di quanti osassimo sperare”.
Non vogliono però far passare il messaggio che la sfida proposta sia troppo ardua o riservata solo ai giovani. “In questi primi nove mesi abbiamo avuto giocatori di ogni età, Nei nostri registri abbiamo le date di nascita, spaziamo dal 2008 al 1952. Naturalmente per i minorenni servono autorizzazioni: è obbligatoria la firma di una manleva da parte di un genitore o tutore legale. La manleva deve essere presentata al momento della partecipazione all’attività. Per i minori di 14 anni poi oltre alla manleva firmata, è richiesto che il genitore o tutore accompagni fisicamente il minore durante l’attività. Ma non è stato un problema perché abbiamo accolto decine di famiglie, dove genitori e figli hanno fatto team per provare a superare la prova”.
Il senso di sfida, di cimentarsi con il solo aiuto del proprio intelletto, è una delle carte che sono risultate vincenti. “Le tre stanze hanno delle caratteristiche in comune: prima di tutto va usato l’ingegno e il lavoro di squadra; poi ci vuole attenzione, ogni dettaglio potrebbe essere la chiave per avanzare e arrivare ad uscire, allo stesso tempo nulla va forzato: la soluzione è sempre nella logica. Infine la rapidità: si hanno a disposizione 60 minuti: allo scadere dell’ora o si è fuori o si perde”.
Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare la sconfitta non risulta frustrante: “I nostri database ci dicono che la percentuale di successo generale è del 40%. Un fattore che si ripete è il desiderio dei team di riprovarci in caso di insuccesso e che una volta provata una delle stanze, si torna per cimentarsi con le altre due”.
I tre scenari divergono uno dall’altro. Il primo si chiama “The doll’s house” (quindi scenario horror). “Il secondo è “Fuori in 60 minuti” (quindi thriller più heist movie). Infine “Paziente zero” (quindi sci-fi più disaster movie). Per questa stanza è possibile anche richiedere la presenza di un attore che interviene nella stanza. “Alessio e Gioele recitano la parte del dottore con grande divertimento – assicura Federica – Non tralasciamo nulla per accontentare i clienti. Oltretutto andando contro quello che abbiamo visto altrove da noi c’è sempre la prenotazione online obbligatoria (dove adesso per fortuna si possono anche firmare le varie autorizzazioni senza dover passare dal cartaceo), ma il saldo viene effettuato direttamente in sede, il giorno dell’esperienza, in contanti o con pagamento elettronico. I prezzi? Per due persone: da 60 euro a 45, 3-4 persone: 60 euro, 5 persone: 75 euro, 6 persone: 90 euro. Da mercoledì a domenica dal pomeriggio alla sera, il sabato sera c’è anche lo slot da mezzanotte a l’una!”.
I tre ragazzi sono sempre presenti nell’ora di gioco, seguono tutto attraverso un circuito audio-video. “Sempre pronti ad intervenire in caso di bisogno, lasciamo ampia libertà ai player, tanto da non proibire l’uso dei cellulari. Abbiamo visto che al dunque quasi tutti vogliono riuscirci con la loro testa. Il cliente tipo? Non c’è, perché arrivano famiglia e gruppi di amici, persino stranieri, tanto che abbiamo dovuto sdoppiare le istruzioni nelle stanze, traducendo in inglese. Pensavamo che passate l’estate il flusso rallentasse, invece anche in questi primi mesi “morti” continuiamo ad avere prenotazioni a pioggia. E in più stiamo per iniziare un percorso con una scuola della zona, il Natta di Sestri, per far provare le nostre stanze alle loro classi”.
La cosa può sorprendere solo chi non ha seguito l’irresistibile ascesa del fenomeno. Le escape room sono il frutto di un’evoluzione che parte dai videogiochi giapponesi degli anni ’80; diventano esperienze dal vivo a partire dal 2008, grazie a Takao Kato che le porta nei bar di Tokyo. Da lì si diffondono rapidamente in Asia, Stati Uniti ed Europa, trasformandosi in uno dei modi di intrattenimento più popolari del nuovo millennio.
In un paese come l’Italia, che come diceva Churchill “si vive la partita come se fosse una guerra e si fa la guerra come se fosse una partita”, presto avremo campioni mondiali di “escapismo”? Forse sì, forse no.
Resta il fatto che una escape room è un gioco intelligente dove l’accento cade sull’aggettivo, ed è un gioco di squadra, ed è la specificazione ad aggiungere valore in un mondo di giocatori costellato di monadi.
Potrebbe esserci addirittura di più. Significativo che per mostrare il proprio ingegno serva trovare una via di fuga. Sciogliersi dalle costrizioni e sovvertire le imposizioni di un potere che guarda caso è invisibile, opprimente, impalpabile. Le escape room – spesso ispirate a film famosi – sublimazione di una rivoluzione che si può fare anche scappando. D’altronde pellicole come “Escape from Alcatraz” o “Shawshank Redemption” che cosa sono se non un inno alla mente, al pensiero libero?