di ANTONIO GOZZI
In un’era nella quale i marchi globali sembrano inesorabilmente cacciare e cancellare dai centri storici le antiche botteghe e le famiglie proprietarie che le conducono, a Chiavari proprio una delle più antiche famiglie di commercianti della città batte un colpo di grande significato.
Si tratta dell’importantissimo investimento realizzato dalla famiglia Lucchetti e inaugurato di recente davanti a una folla di centinaia di persone: una nuova grande gioielleria in una palazzina a tre piani in Carruggio Dritto, a pochi metri dalla storica sede.
È un progetto innovativo e ambizioso. La nuova sede si sviluppa su quattro livelli. Al piano terra c’è l’accoglienza, dietro un ampia vetrina; il primo piano è interamente dedicato ai prestigiosi orologi Rolex di cui i Lucchetti sono concessionari, il secondo piano ospita vari altri marchi di orologeria: Tudor, TAG Heuer e Nomos; l’ultimo piano è dedicato alla gioielleria, con altri marchi prestigiosi; e in alto c’è il rooftop, un giardino segreto situato sulla terrazza panoramica che guarda i tetti della città vecchia.
Questa nuova avventura imprenditoriale della famiglia Lucchetti si presta ad alcune considerazioni che faccio con stima e ammirazione.
La prima considerazione riprende le parole dell’allora premier Mario Monti davanti allo stand di Wyscout di Matteo Campodonico e soci al Festival di Rimini, ed è: “Anche a Chiavari si può”. Anche a Chiavari è possibile realizzare una struttura commerciale di altissimo livello e super sofisticata, come la potremmo trovare in una grande città come Milano, Roma, Parigi, New York. E ciò è possibile perché una famiglia di imprenditori chiavaresi, giunti con Pietro e Maria Vita alla quinta generazione, ha il coraggio e la forza di affrontare una sfida e un rischio del genere.
A Chiavari ci sono imprenditori capaci di cose del genere.
Per i Lucchetti non si tratta di un’autocelebrazione o di un salto nel buio ma al contrario di una scelta razionale, pensata a lungo, completamente coerente con il loro business e i marchi che vendono.
Per continuare a “giocare in serie A”, e cioè per poter vendere anche in futuro i prestigiosi marchi oggi a disposizione, bisogna senza sosta migliorare e aggiornare le strutture commerciali ed innovare la formula di vendita. E ciò è particolarmente vero in un piccolo centro di provincia.
Ci sono state altre esperienze di commercianti chiavaresi che negli ultimi anni hanno tracciato la via; si pensi ad esempio alla straordinaria vicenda di AMR di Alessandra Torre e Ildo Girotti che sono riusciti negli anni a portare e a mantenere a Chiavari marchi di abbigliamento come Prada, Saint Laurent, Miu Miu ed altri grazie all’innovazione continua di spazi e di formule di vendita sempre però in continuità con la tradizione.
La scommessa per tutti è sempre, naturalmente, il mercato di riferimento; al riguardo l’ambizione dei Lucchetti è di contribuire a dare a Chiavari la notorietà che ancora non ha, ed a svelarla a un grande pubblico nazionale e internazionale di potenziali clienti che possano trovare in questo nuovo negozio la “perla” del Tigullio; e magari di innescare un effetto di trascinamento, dando l’esempio ad altri imprenditori e commercianti desiderosi di ampliare il proprio business e le proprie sedi.
Da questo punto di vista, quello del marketing territoriale, si capisce come sia sempre più necessario collegare Chiavari, non solo dal punto di vista logistico ma anche da quello concettuale e dell’immagine, alle altre mete turistiche del nostro Golfo: Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Lavagna, Sestri Levante, con una proposta unitaria e qualificata che venga percepita come tale dalle fasce turistiche più alte e di eccellenza.
Si tratta di una partita sfidante e difficile, e la cosa straordinaria è che questo investimento così importante sia stato deciso e gestito dall’ultima generazione dei Lucchetti, Pietro e Maria Vita, due fratelli che si stimano e si muovono in armonia.
Già è davvero straordinario di questi tempi che una famiglia imprenditoriale di commercianti abbia attraversato due secoli e sia giunta alla quinta generazione, ma ancora più significativo è che siano stati proprio i giovani a concepire e a realizzare la nuova avventura testimoniando il successo di un passaggio generazionale che non è mai una fase banale.
Certo l’occhio vigile e il supporto affettuoso di papà Giovanni non sono mancati e certamente hanno dato sicurezza e coraggio alla nuova generazione.
Bravo Giovanni, li hai tirati su bene!
Nel successo dei figli, qualche volta, l’insegnamento e l’esempio dei padri e delle madri conta.