(r.p.l.) I ritardi accumulati nel 75% delle quattordici grandi opere infrastrutturali in corso di realizzazione in Liguria provocheranno una perdita di 900 milioni di euro cumulati al 2024, pari ad una mancata crescita dello 0,4% del Pil annuo tra il 2020 e il 2024. È la stima illustrata dal ceo di The European House Ambrosetti, Valerio De Molli, a Palazzo Ducale di Genova al ‘Think Tank Liguria 2030’ curato dal gruppo di ricerca. Secondo le analisi di The European House Ambrosetti gli interventi infrastrutturali hanno la potenzialità di generare un aumento del Pil regionale ligure del +6,8% nel 2024 rispetto al 2019 e fino al +14% nel 2030.
“Purtroppo c’è un generale rallentamento equidistribuito nella realizzazione delle quattordici grandi opere previste in Liguria – rimarca De Molli – Su alcuni progetti infrastrutturali si stanno già avverando degli slittamenti causati da Covid, burocrazia e inflazione”.
Le quattordici opere considerate sono: Terzo Valico dei Giovi, Gronda di Genova, completamento in territorio extra-regionale del raddoppio della linea pontremolese, raddoppio ferroviario Finale – Andora, nuova diga foranea del porto di Genova, nodo ferroviario genovese, piattaforma container APM Terminals nel bacino portuale di Vado Ligure, ultimo miglio stradale e ferroviario nei bacini portuali genovesi e opere per l’accessibilità terrestre, nuove fermate ferroviarie di Erzelli e Cornigliano e adeguamento stazione ferroviaria di Sestri Ponente, completamento e adeguamento viabilità di scorrimento Vado-Quiliano-Savona, ultimo miglio ferroviario nel porto di La Spezia, nuovo casello autostradale di Vado, realizzazione retroporto Santo Stefano Magra, collegamento Aeroporto Cristoforo Colombo – Linea Ferroviaria.
La sesta edizione del Rapporto Strategico ‘Liguria 2030’ è stata realizzata da The European House Ambrosetti con il supporto di Regione Liguria e in collaborazione con Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, Esso Italiana, Ansaldo Energia, Unione Industriali della Provincia di Savona, Banca Carige – Gruppo BPER, Camera di Commercio Genova, Camera di Commercio Riviere di Liguria– Imperia La Spezia Savona, Confindustria Nautica, Villa Montallegro, Gruppo Messina.
Le prime cinque edizioni del forum ‘Liguria 2030’ hanno visto la definizione della visione della Regione ‘Liguria: dal mare alla vita’, oltre che l’attivazione di un network di circa mille personalità del business, delle istituzioni e delle rappresentanze sociali, dieci testimonianze da paesi esteri e più di venti testimonianze aziendali. Inoltre, la strutturazione e implementazione di attività di eventi collaterali collegati all’iniziativa ‘Liguria 2030’ ha coinvolto oltre trecento stakeholder.
Il Rapporto presentato martedì corso a Palazzo Ducale sintetizza la sesta edizione del percorso e presenta due aree di focalizzazione: la visione di sviluppo ‘Liguria: dal mare alla vita’ e il suo stato di avanzamento e il futuro della Liguria alla luce delle opportunità offerte dal Next Generation EU e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
La pandemia ha avuto (e sta avendo ancora) degli impatti economico-sociali senza precedenti sull’economia e la società globale: nel 2020 il Pil mondiale si è ridotto del -3,3%, il Pil europeo del -6,2% e quello italiano del -8,9%, con la Liguria che si è dimostrata più resiliente rispetto alla media nazionale, con un calo del -7,9% che ha tuttavia riportato il Pil regionale ai livelli del 2010.
In questo contesto, si apre uno scenario nuovo per i territori in generale e per la Liguria in particolare, che guarda alla ripartenza e al futuro, dovendo prefigurare nuovi progetti e meccanismi di governance inediti, in grado di attivare una reale ‘capacità trasformativa’ come appare evidente se si guarda alla programmazione europea e ai contenuti del Piano di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Con l’obiettivo di porsi sempre a cappello di tutti i temi di programmazione delle politiche pubbliche regionali, restando al contempo sempre attuale rispetto allo scenario economico e sociale di riferimento, nel 2021 l’iniziativa era stata rinominata, passando da ‘Liguria 2022’ a ‘Liguria 2030’, per sottolineare la ripartenza della Liguria verso nuovi obiettivi.
Gli impatti della pandemia hanno stimolato una forte e coesa risposta europea, che – attraverso il Next Generation EU – ha messo a disposizione degli stati membri risorse pari a 750 miliardi di euro. La componente più importante di tale strumento è la Recovery and Resilience Facility (RRF), dispositivo da 672,5 miliardi di euro divisi in trasferimenti (312,5 miliardi di euro) e prestiti (360 miliardi di euro). Nello specifico della ripartizione delle risorse tra gli stati membri, l’Italia è il primo beneficiario di tale strumento con il 38% delle risorse totali, pari a 191,5 miliardi di euro, 2,7 volte l’importo richiesto dalla Spagna, 4,7 volte l’importo richiesto dalla Francia e 6,9 volte l’importo richiesto dalla Germania.
Con riferimento alla Liguria, The European House Ambrosetti ha elaborato nella presente edizione un modello proprietario per stimare le risorse del Pnrr che saranno veicolate sul territorio ligure, al fine di quantificare gli impatti strutturali – ovvero oltre il 2026, che è l’orizzonte temporale del Pnrr – sia economici che sociali del Piano sul territorio. Secondo tale modello, potrebbero potenzialmente arrivare sul territorio ligure 7,13 miliardi di euro, pari al 3,2% della somma delle risorse del Pnrr e del Fondo Complementare (222,1 miliardi di euro). Di questi, il valore più elevato (2,18 miliardi di euro) è stimato arrivare dalla Missione 3 ‘Infrastrutture per una mobilità sostenibile’, mentre quello più basso (290 milioni di euro) dalla Missione 6 ‘Salute’.
La quantificazione delle risorse del Pnrr che potrebbero arrivare sul territorio ligure ha permesso, a sua volta, di identificare e quantificare gli impatti strutturali (di medio-lungo periodo) che il Piano potrà avere sul contesto socio-economico della Liguria. Tali investimenti strutturali rappresentano tra il 34,8% e il 49,2% del totale dei 191,5 miliardi di euro allocati dal Pnrr a livello nazionale. Riparametrando tali percentuali sui 7,13 miliardi di euro stimati da The European House Ambrosetti nel complesso per la Liguria, si ottiene un valore compreso tra i 2,5 e i 3,5 miliardi di euro, ovvero tra il 4,9% e il 7,0% del Pil regionale al 2019. In conclusione, a partire dal 2026 il Pil ligure potrà essere il 2,02% superiore a quanto sarebbe accaduto in assenza del Pnrr, fino ad arrivare, al 2036, a valere 6,6 miliardi di euro in più rispetto allo scenario senza Pnrr.
All’interno di questo impianto strategico, il Think Tank ‘Liguria 2030’ ha individuato quattro ambiti di intervento per favorire la crescita sostenibile della Regione:
Infrastrutture fisiche: fino a 14% di Pil potenzialmente abilitato al 2030 grazie alla realizzazione di infrastrutture strategiche per il territorio;
Infrastrutture digitali: fino a 3% di Pil potenzialmente abilitato al 2026 grazie al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano ‘Italia 1 Giga’;
Transizione green: fino a 14,4 milioni di euro di risparmio annuo in termini di costi energetici derivante da un maggiore ricorso alle rinnovabili;
Competenze: fino a 4,7 punti percentuali di tasso di occupazione in più in assenza di skills mismatch, che potrebbero portare la Regione dall’attuale 11° posto al 3° posto in Italia per tale variabile.
Secondo Valerio De Molli, “il Pnrr rappresenta un’enorme opportunità per il Paese e in particolare per i territori, che rappresentano un fattore di successo per il Piano: basti pensare che l’attuazione di circa 70 miliardi di euro di investimenti dipende direttamente dalle Regioni e dagli enti locali. All’interno di tale contesto, abbiamo stimato che arriveranno sul territorio ligure 7,13 miliardi di euro, il 3,2% del totale delle risorse del Pnrr e del Fondo Complementare, un valore che in percentuale risulta superiore a quello del Pil ligure (2,8%) e della popolazione ligure (2,6%) sul totale italiano, a testimonianza di quanto sia rilevante il Piano per il rilancio della Regione nel post Covid. Concludo sottolineando come i quattro ambiti strategici che abbiamo individuato per questa edizione (infrastrutture fisiche, infrastrutture digitali, transizione green e competenze) siano assolutamente prioritari per la crescita sostenibile e duratura del territorio, che deve continuare ad affermarsi come hub logistico e polo dell’innovazione del Paese”.
Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, osserva: “Stiamo attraversando un anno davvero importante perché oggi la Liguria, così come il resto del Paese, sta cambiando moltissimo e affrontando un momento di transizione; per questo, oggi più che mai, per la nostra regione è importante completare le grandi opere, la Diga, le infrastrutture. Durante i grandi cambiamenti si può attuare una politica di conservazione, attesa, chiusura, oppure mettere in pratica una politica che ci permetta di cogliere le occasioni che si presentano e sfruttare il momento propizio. Noi preferiamo afferrare tutte le opportunità, con un atteggiamento indispensabile per far crescere la Liguria”.
Al forum era presente anche Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade, che ha parlato del potenziamento della rete infrastrutturale ligure. Tra i punti citati, anche il Tunnel della Fontanabuona: “È in corso la Valutazione di Impatto Ambientale presso il Ministero della Transizione Ecologica. Si prevede l’apertura della Conferenza dei Servizi entro il 2022. Contemporaneamente, si sta redigendo il Progetto Esecutivo che recepirà le osservazioni al progetto”.
Il progetto prevede il collegamento tra la Val Fontanabuona e l’A12 tramite quattro interventi omogenei: una variante del tracciato dell’A12 tra i km 26+280 e 27+194; uno svincolo completo sull’A12 nei pressi di Rapallo; una rampa principale di circa 5,6 km, costituita da due gallerie, intervallate da un breve tratto in rilevato; l’adeguamento della SP22 fino al comune di Moconesi. Fine lavori prevista: il 2029.