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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Allpachu, l’originalissimo allevamento di Alpaca di Silvia e Andrea Bonaldi a Castiglione Chiavarese

“Sono animali veramente adorabili, molto timidi e gentili ma allo stesso tempo davvero intelligenti e curiosi; ognuno con la propria personalità”
Allpachu è l'allevamento di Alpaca che si trova a Castiglione Chiavarese
Allpachu è l'allevamento di Alpaca che si trova a Castiglione Chiavarese
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di DANILO SANGUINETI

Un quarto di secolo fa usciva nelle sale cinematografiche “Baci e Abbracci”, quinta opera di Paolo Virzì che raccontava con toni tra l’ironico e il commosso le peripezie di un gruppo di ex operai della Val di Cecina che provavano a trasformarsi – a ripensarsi si direbbe oggi – in allevatori di struzzi. Una storia che potrebbe rammentare, ad una prima lettura, quanto accade nelle vicinanze di Castiglione Chiavarese sulle falde del colle del Santuario, dove una coppia ha deciso di cambiare radicalmente la propria esistenza: marito e moglie che hanno scelto come mestiere quello di “pastori” di Alpaca, quadrupede originario del Sudamerica, quindi di importazione, dalla fibra talmente pregiata da far sfigurare al confronto anche la lana di pecora più quotata 

Le analogie con il film di Virzì si interrompono qui. Bastano poche parole con Silvia e Andrea Bonaldi per rendersi immediatamente conto che diversi sono i presupposti e soprattutto diverso è l’esito.

Allpachu” – sottotitolo “Breeding Alpacas e Colours”, “allevamento di alpaca e colori” – è prima di ogni altra cosa una scelta di vita, voluta e non subita da due affermati professionisti, lei architetto e lui ingegnere, specializzati nel campo del design navale, che dieci anni fa, nel mezzo del cammin di una vita soddisfacente, decisero di tornare alla natura, di trovare la sintonia con quanto li circonda, spinti da una sensibilità ecologica per niente settaria e completamente consapevole, un esempio di green policy depurato da ogni estremismo. 

Hanno scelto, come è probabilmente nella loro indole, una sfida estrema più per dimostrare qualcosa a loro stessi prima che agli altri. In un decennio hanno fatto cose strepitose, e, burocrazia e ottusità piccole e grandi permettendo, intendono farne altre ancora più stupefacenti.

Silvia, con legittimo orgoglio, sottolinea: “Siamo un piccolo ma ambizioso allevamento di alpaca a conduzione familiare. Lo abbiamo pensato e realizzato in Liguria nel comune di Castiglione Chiavarese, il che credo dimostri quanto siamo attaccati alla nostra terra ma anche una buona dose di coraggio e, lasciatemelo dire, di incoscienza. Questa è una zona di straordinaria bellezza naturale, in cima a una collina alle spalle di Sestri Levante e non lontano dalle Cinque Terre e Portofino. Ed è allo stesso tempo un’area dove le innovazioni, i progetti fuori dalla comfort zone locale vengono visti con un misto di scetticismo e sospetto”.

Per fortuna Silvia ed Andrea possiedono in dosi industriali una qualità essenziale per questa impresa, la caparbietà. “Siamo stati tenaci. Tutto ha avuto inizio nel 2014. Allpachu è scaturito come risposta al desiderio di sintonizzarsi con l’ambiente naturale, assecondando l’orologio biologico primordiale, quello che da qualche parte tutti dovremmo ancora possedere, lontano dal ritmo frenetico e dalla fretta. Decidemmo di acquistare qualche acro di terra in più rispetto a quanto ci sarebbe bastato per il solito progetto agroturistico e pensammo di introdurre gli alpaca, essendo noi stessi incuriositi ed attratti da creature così affascinanti”.

Il giorno decisivo fu l’incontro con i camelidi derivanti probabilmente dalla vigogna, quindi collaterali ma non discendenti dal “padre” guanaco e dai suoi eredi, i lama. “Partimmo per la Germania alla ricerca di tre bellissime fattrici gravide, capostipiti dell’attuale allevamento Allpachu. Fu amore a prima vista. E dieci anni dopo continuiamo ad essere “pazzi” per gli alpaca. Anzi oggi sarebbe difficile per noi immaginare una vita senza alpaca attorno. Sono animali veramente adorabili, molto timidi e gentili ma allo stesso tempo davvero intelligenti e curiosi; ognuno con la propria personalità. Gli alpaca si sono rivelati una delle esperienze più stimolanti e sicuramente un ottimo investimento almeno per passare ad uno stile di vita il più piacevole e sano che potessimo desiderare”.

Dal punto di vista puramente economico invece non sono state tutte rose e fiori. “Diciamo che ci siamo ben presto resi conto che se non avessimo avuto le spalle coperte grazie ai nostri precedenti lavori sarebbe stata molto dura. Ci siamo lanciati nel progetto senza fare sconti: credo che Allpachu sia l’unico allevamento che copre l’intera filiera. Una filiera che si occupa di tutto, dalla grafica del sito alla gestione degli animali, passando poi alla produzione della fibra, la tosa e infine la lavorazione della fibra, cardatura ecc. ecc. È un bell’impegno, ci occupiamo di tutto in due perché abbiamo scelto di fare un prodotto differente nel senso che abbiamo voluto metterci quel po’ di creatività che deriva dalle nostre precedenti mansioni, altrimenti non avremmo avuto lo stimolo giusto”.

I profani non possono averne neppure una idea. Qui non si tratta di prendere una pecora, tosarla con un bel rasoio elettrico e passare ad un’altra senza il minimo pensiero. Con gli alpaca occorre ragionare. “Abbiamo pensato a migliorare gli esemplari per migliorare la qualità della fibra e poi siamo intervenuti sulla fibra stessa, sul procedimento per raffinarla e raccoglierla”.

Qui occorre una spiegazione per non perdersi. “Intanto abbiamo deciso di allevare in modo etico, cioè di rispettare i tempi biologici di ogni esemplare. Non un “rasa oggi che rasa domani” pensando solo ai profitti. Allpachu alleva in modo non intensivo, tenendo un numero limitato di animali e prestando maggior attenzione alla qualità ed alla salute piuttosto che alla dimensione del gregge. Questo ci permette inoltre di poter dedicare il tempo necessario e le giuste attenzioni a ciascun individuo del nostro allevamento. Abbiamo stabilito una particolare relazione con ogni singolo alpaca, ognuno ha coscienza del proprio nome, è confidente ed in grado di interagire positivamente ai nostri stimoli, il che ci consente, oltre che a migliorare la gestione e la comunicabilità con il gregge, di riconoscere gli atteggiamenti dei nostri animali e prevenirne gli stati di malessere”.

Parole che nel cittadino che pensa troppo spesso agli animali come risorsa per fare cibo o, al meglio, per fare compagnia sollevano, almeno nei più sensibili, sensi di colpa. Silvia si rivela un designer anche dello spirito. “L’alpaca è un animale stoico e tende a nascondere ogni stato di dolore o di malattia, quando la sofferenza di un alpaca diviene palese l’animale probabilmente già si trova in una condizione di life-threatening. Ogni anno si procede a coprire la fattrice solo se si ritiene che il suo stato di salute e body-score siano compatibili con una nuova gravidanza, altrimenti rimandiamo la monta con lo stallone alla stagione successiva. Purtroppo, nonostante le premurose attenzioni affinché le femmine gravide ricevano la necessaria integrazione alimentare, i “cria” (i cuccioli) in fase di allattamento richiedono e prosciugano molte delle risorse delle madri che spesso hanno bisogno di tempi di recupero più lunghi. in questi casi una stagione di riposo si rivela il modo più rapido ed efficace per riportare la fattrice alla sua condizione ottimale”.

I piccoli vanno accuditi. “La separazione dalla madre può rappresentare un trauma eccessivo che ne influenzerà negativamente la personalità e la relazione con gli altri individui del gregge. Condizioni di stress troppo elevato sarebbero sempre da evitare ma in particolar modo questo vale per i giovani alpaca nel loro primo anno di vita, avendo un sistema immunitario meno forte rispetto agli individui adulti: lo stress negli alpaca è uno dei fattori che creano terreno fertile per molteplici patologie e parassitosi. Le femmine di alpaca sono creature estremamente empatiche, comprendono facilmente quando l’allevatore offre loro l’aiuto di cui hanno bisogno, assistendole durante e dopo il parto o aiutandole nella cura del loro piccolo di cui peraltro sono molto possessive e protettive, e quando manifestano la loro gratitudine proviamo una soddisfazione senza pari, che ci ripaga appieno di tutta la nostra dedizione”.

Il miglioramento dell’animale anticipa ed è causa efficiente del miglioramento della fibra. “E a me piace aggiungere dell’anima. Offriamo un progetto che non ha fine e non ha confini. Per esempio nonostante sappiamo che i nostri animali piacciano a grandi e piccini, e che potremmo ospitare centinaia di persone ogni giorno – le richieste in questi anni non sono certo mancate – fino ad oggi abbiamo accettato solo visite su appuntamento e dopo aver controllato che non incidano sui nostri animali. Abbiamo però acquisito un altro fondo a poca distanza da questa proprio per allargarci e poter ricevere ospiti con maggior agio e maggior frequenza”. 

L‘alpaca non è un’animale da compagnia, ma nei suoi paesi di origine da più di 4000 anni viene allevato per la produzione della fibra, quindi appartiene a una specie che esiste solamente allo stato domestico ed essendo sempre stato tosato dall’uomo ha perduto la capacità di compiere la muta spontanea del pelo. Il raccolto di un intero anno consiste nella preziosa fibra che si ottiene tosando il vello dei nostri alpaca.

La fibra non cessa mai di crescere generando un vello così denso e voluminoso che se non venisse tagliato prima che sopraggiunga l’estate provocherebbe pericolosi colpi di calore mettendo continuamente a rischio la salute dell’animale sottoponendolo ad uno stress ben maggiore di quello che possa generare la tosatura.

“L’eliminazione del vello consente anche di eseguire le operazioni necessarie alla cura dell’igiene dell’alpaca, permettendoci di ispezionarne la pelle e rilevare la presenza di eventuali parassiti, problemi cutanei, eventuali ascessi, etc. Sottoponiamo la cute ad esami clinici accuratissimi, laser, analisi chimiche. La tosatura, un’operazione che se effettuata con la dovuta tecnica, professionalità e attenzione è assolutamente rapida, indolore e che non genera alcun trauma fisico ed emotivo negli animali”.

È tutto questo Silvia e Andrea lo hanno imparato sul campo. Come le nozioni di chimica indispensabili per intervenire sulla lavorazione del materiale, migliorare la fibra, trarne non solo lana ma…altro. Come hanno fatto a diventare esperti. “Ricorrendo alla nostra creatività, alla voglia di imparare. Se sei determinato si può predominare qualsiasi materia si studi con impegno. 

“Il grado di fibra di alpaca è il sistema di classificazione utilizzato per classificare le fibre in base alla loro finezza (numero di micron). Per definizione un micron è 1 milionesimo di metro o 100esimo di millimetro, come base di paragone un capello umano misura mediamente 60 micron. I campioni di fibre ottenuti dalla sezione centrale di ciascun alpaca possono essere analizzati mediante laserscan o ofda (optical fiber diameter analyzer) per valutare il diametro medio della fibra. Entrando più nel dettaglio una sezione cutanea prelevata dalla stessa posizione può essere processata da una biopsia (sistema srs), questo permette di conoscere ulteriori preziose informazioni sulla densità follicolare e sul rapporto quantitativo tra follicoli primari e secondari”.

Altri raffinatissimi dettagli. “Per l’identificazione dei nostri alpaca li muniamo di microchip, pedigree con verifica parentale attraverso test dna, iscrizione a lareu (lama & alpaca registries europe). E li proteggiamo dai predatori esterni grazie a cani pastori addestrati appositamente per vivere con loro. Negli ultimi anni la lotta con i lupi è stata furibonda”. Potete immaginare i costi. E senza aiuti dallo stato. “Ci dissero fin dall’inizio che la tipologia di allevamento non ci avrebbe consentito di accedere ai fondi europei. Fino a poco tempo fa faticavano persino a classificarci dal punto di vista finanziario”.

Qui le parole di Silvia tornano a suonare una melodia tristemente conosciuta: esci dal sentiero battuto e vieni etichettato come “anomalo”, quindi lasciato a te stesso…

Per nostra fortuna ci sono ancora ostinati idealisti come i signori Bonaldi. Che hanno la stessa armonica confidenza con la musica del cosmo da parere parenti del sublime Atahualpa Yupanqui. Chissà cosa penserebbe di vedere i suoi adorati messaggeri celesti sgambettare sui contrafforti pre-appeninici della Val Petronio? Forse sorriderebbe e basta, contento che ci sia del buono anche tra i “visi pallidi”.

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