di ALBERTO BRUZZONE
“Se la campagna vaccinale andrà avanti con questi ritmi e con questa risposta, riteniamo che si possa raggiungere il traguardo dell’immunità di gregge nel mese di settembre”. A dirlo è Alessandro Bonsignore, Medico genovese specializzato in Medicina Legale, materia di cui è Professore Aggregato presso la Scuola di Scienze Mediche e Farmaceutiche dell’Università degli Studi Genova e Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Genova nonché della Federazione Regionale Ligure.
Bonsignore (nella foto qui sotto), che è stato tra i Professionisti che più ha richiamato alla prudenza e al rispetto delle regole nel periodo dell’emergenza sanitaria, è cautamente ottimista in questa fase. Nella presente intervista a ‘Piazza Levante’ traccia il punto della situazione, le prospettive future, gli obiettivi raggiunti e quelli da raggiungere, pur sempre ricordando che non siamo ancora in fondo al tunnel, anche se la situazione è nettamente migliorata rispetto a qualche mese fa, “ma ora l’importante è che questo quadro rimanga consolidato anche per il prossimo autunno”.
Professor Bonsignore, come giudica l’andamento della campagna vaccinale?
“Come Ordine dei Medici abbiamo sempre respinto la corsa alla classifica. Lo abbiamo fatto quando eravamo tra gli ultimi, lo facciamo ora che siamo tra i primi. L’importante è andare avanti, e la Liguria lo sta facendo assai bene, all’interno del panorama nazionale. Pensiamo che, soltanto sino a due mesi fa, si stimava il traguardo dell’immunità di gregge al 2022 inoltrato, mentre adesso è stato posto nel prossimo mese di settembre. Sarà questo il momento in cui il superamento della fase pandemica sarà realmente definito. Poi, a quel punto, in presenza di ulteriori ed eventuali varianti, bisognerà valutare se i vaccini saranno ancora efficaci o se ci sarà bisogno di modificarli prima di sottoporsi ad un eventuale terzo ‘richiamo’. Al momento, comunque, i vaccini attualmente in commercio si sono dimostrati efficaci contro tutte le varianti note”.
Come sta procedendo il questionario relativo ai Medici e ai Professionisti sanitari che ancora non risultano vaccinati? Avete delle cifre al riguardo?
“Ad oggi, nella Provincia di Genova, ci sono circa 9800 iscritti all’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri, quota che comprende il territorio sia di Asl 3 che di Asl 4, quindi anche il Levante genovese. Di questi, un 5% ancora non risulta vaccinato o risulta che non abbia completato il percorso di vaccinazione. Attenzione però: questo non significa assolutamente che ci sia un 5% di Medici/Odontoiatri no-Vax. Dentro questa percentuale, infatti, ci sono: sia i Colleghi che hanno contratto il Covid-19 negli ultimi sei mesi e, quindi, stanno aspettando a vaccinarsi perché sono ancora all’interno del cosiddetto ‘periodo finestra’; sia quelli che non sono nelle condizioni di potersi vaccinare per condizioni di salute particolari, come da relative certificazioni; sia quelli in aspettativa; sia le Colleghe in stato di gravidanza; sia chi è in attesa della seconda dose. Ciò premesso, dalle risposte ai questionari, diffusi dalle Asl in base alle recenti disposizioni governative, non ci sono stati notificati Medici o Odontoiatri che abbiano risposto di non voler ricevere il vaccino in quanto contrari. Quanto all’aspetto normativo, il suddetto 5% di Colleghi hanno – comunque – tempo sino alla fine del 2021 per regolarizzare la loro posizione in ottica deontologico-disciplinare; nel mentre, i provvedimenti di natura amministrativa sono in capo al datore di lavoro”.
Come Ordine dei Medici, siete sempre stati molto prudenti a proposito delle riaperture. Con il quadro attuale, qual è la vostra posizione?
“Oggi le riaperture trovano motivazione in numeri consolidati. Quindi, sono assolutamente giustificate. Bisognerà certamente continuare a tenere la mascherina nei luoghi chiusi; per quanto riguarda i luoghi aperti – invece – al momento la protezione resta obbligatoria, ma potrebbe decadere a breve. Inoltre, si stanno facendo dei test con eventi di prova in discoteche e stadi, per capire se il virus circola o non circola e, se circola, quanto è possibile isolarlo per evitare l’insorgenza di nuovi focolai. In base agli esiti di queste prove, potrebbero esserci ulteriori allentamenti delle misure di restrizione. La variabile, rispetto allo scorso anno, è naturalmente rappresentata dalla presenza dei vaccini e delle persone vaccinate, una novità non solo positiva bensì determinante”.
Ma ci sarà un’ondata autunnale?
“Se si arriverà all’immunità di gregge a settembre, molto probabilmente no. Ma bisogna fare attenzione e continuare a mantenere certi comportamenti e a rispettare certe regole. Ad esempio, sconsigliamo vivamente alle famiglie di mandare i propri figli in vacanza all’estero. Per quest’anno, cerchiamo di restare dentro i nostri confini: è una scelta di buon senso, anche per ridurre al minimo il rischio di introdurre nel Paese delle nuove varianti che potrebbero modificare in senso peggiorativo le previsioni per l’autunno”.
E per gli stranieri che vengono in Italia?
“I controlli in questo senso funzionano. E comunque, in questo caso, si tratta di scelte che riguardano la politica e l’economia e che, quindi, esulano dalle nostre competenze di Professionisti della Sanità. Dal punto di vista tecnico crediamo che il quadro epidemico in atto, al momento attuale, non implichi la necessità di chiudere i confini. Ne faccio semplicemente un discorso di buon senso, quando dico di non andare all’estero, almeno ancora per quest’anno”.
Si torna a parlare di rischio trombosi per chi si vaccina con AstraZeneca, in particolare per la fascia under 60 e in particolare per le donne. Due ricoveri recenti al San Martino. Che ne pensa?
“Anzitutto, nel manifestare vicinanza alle famiglie, occorre ribadire un fatto: quando ci si sottopone a una pratica medica, e la vaccinazione è a tutti gli effetti una pratica medica, bisogna parteciparvi in modo consapevole. Gli open days, con l’attuale andamento della campagna vaccinale, potrebbero – in teoria – anche non servire. Quello che è importante è andarsi a vaccinare con il giusto atteggiamento. Oggi l’impressione, infatti, è che si corra a vaccinarsi per poter andare in vacanza o in discoteca: questo è sbagliato. È sbagliato perché, soprattutto ai giovani, deve essere chiaro che non prevale l’interesse individualistico, bensì l’interesse collettivo: mi vado a vaccinare perché ne trae beneficio chi mi sta intorno. Questa è la motivazione che porta ad accettare i rischi, pur remoti, connessi alla pratica medica, soppesandoli correttamente con i benefici. Quanto agli eventi avversi – letali o meno – che si verificano temporalmente dopo la vaccinazione con AstraZeneca, non è detto (o meglio non è scientificamente dimostrato) siano direttamente collegati alla somministrazione, perché i casi di trombosi si riscontrano quotidianamente anche in chi non si è mai vaccinato, solo che non se ne parla. Procedendo con seicentomila vaccinazioni al giorno, è lecito – in tal senso – aspettarsi almeno due o tre casi, in Italia, ogni settimana. Ma sono numeri nettamente inferiori ai casi di Covid-19. Peraltro, anche soggetti sottoposti a vaccino a mRNA, ovvero Pfizer e Moderna, hanno palesato effetti collaterali dopo l’inoculazione: ma in ogni caso, per intenderci, stiamo parlando di un rischio sovrapponibile a quello di morire perché si viene investiti una volta usciti di casa, anzi anche inferiore a questo. E non è per questo che non facciamo più uscire di casa i nostri figli perché esiste questo rischio, non mi pare che sia così”.
Chi ha passato ‘indenne’ la prima dose di AstraZeneca, rischia effetti collaterali con la seconda?
“Siccome AstraZeneca ha un richiamo sino a dodici settimane, esiste ancora troppa poca Letteratura in questo senso. Noi possiamo dire una cosa: che la protezione garantita dai vaccini è dimostrata – ad oggi – durare sino a nove mesi, ma speriamo – ed è oltremodo verosimile – che possa durare anche di più. È provato che il richiamo con Pfizer e Moderna in genere causa effetti peggiori rispetto alla prima dose, ma questo è legato al meccanismo di azione di tali vaccini rispetto al sistema immunitario. Con AstraZeneca potrebbe essere diverso. Quello che rappresenta un po’ una forzatura è la proposta di modificare il vaccino in corsa: la scienza non lo vieta, ma è fortemente sconsigliato. Meglio terminare la vaccinazione con lo stesso farmaco, altrimenti si rischia una minor efficacia di copertura vaccinale”.