di ALBERTO BRUZZONE
“La riforma della Sanità in Liguria è una vera e propria sfida. Se si riusciranno a risolvere alcune delle criticità che abbiamo segnalato, da parte nostra non ci sono preclusioni”. A intervenire nel dibattito, assai intenso in questi giorni, sulla riorganizzazione della Sanità nella nostra Regione, sia a livello di governance che di Ospedali dell’area metropolitana genovese, è Alessandro Bonsignore, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri della Liguria.
Proprio l’Ordine, in veste di principale punto di riferimento dei vari Professionisti operanti sul nostro territorio, ha raccolto nei giorni scorsi le osservazioni dei Medici in merito al piano varato dalla Giunta Bucci e ora al vaglio della Commissione Regionale Salute, prima di essere sottoposto al voto da parte del Consiglio Regionale. “Poi – prosegue Bonsignore – di tutte le osservazioni abbiamo fatto una sintesi e le abbiamo sottoposte al Presidente della Regione Marco Bucci e all’Assessore Massimo Nicolò, che ci hanno ascoltato e fornito delle risposte”.
Tra i punti principali, come noto, la riforma prevede la creazione di un’unica Asl regionale, che avrà competenze per tutte le questioni amministrative, mentre le vecchie cinque Asl diventeranno delle unità territoriali, con soli compiti sanitari; e la nascita dell’azienda unica ospedaliera della Città Metropolitana di Genova, dove confluiranno San Martino, Galliera, Villa Scassi e il futuro Ospedale degli Erzelli.
Secondo Bonsignore, “nella Sanità in Liguria ci sono molteplici eccellenze e anche ottimi manager, tant’è vero che due di loro, Paolo Petralia e Luigi Bottaro, hanno importanti incarichi anche a livello nazionale. Quindi non è un problema di guida, ma di un sistema generale che è in difficoltà e dev’essere riorganizzato. La sfida di questa riforma sanitaria è esattamente quella di avviare un processo per rendere più funzionanti tutte le strutture. Inizialmente, noi avevamo suggerito tre Asl: una centrale e due rispettivamente a est e a ovest della Liguria. Siamo arrivati a una Asl unica e una sola azienda ospedaliera: per questo parlo di sfida coraggiosa, che va però affrontata con mentalità vincente”.
Se c’è un aspetto che preoccupa, precisa Bonsignore, “è quello delle tempistiche: è vero che c’è la necessità di partire con l’anno nuovo, ma ci sono passaggi da fare, con l’Ordine dei Medici e, soprattutto, con i sindacati. Questi processi saranno molto lunghi e quindi penso che il primo anno servirà tutto per mettere a punto la riforma”.
Bonsignore illustra “le due principali preoccupazioni che ci sono state manifestate dai Medici. La prima preoccupazione è che con la creazione di una sola Asl possano verificarsi spostamenti del personale e degli uffici senza un preventivo accordo. Su questo punto, la presidenza della Regione ci ha assicurato che la mobilità interna sarà solo ed esclusivamente su base volontaria”.
Quanto alla seconda preoccupazione, “si teme che possa tornare il sistema del primariato a scavalco, per risparmiare costi quando i primari raggiungono la pensione. Specialmente i giovani medici temono di perdere la possibilità di avanzamenti di carriera. Ma anche su questo, nel corso del nostro incontro, Bucci ci ha fornito rassicurazioni sul fatto che le promozioni resteranno. Se davvero questi punti saranno chiariti, per quanto ci riguarda la riforma sanitaria può andare avanti”.
Al tavolo con il Presidente della Regione, i Medici hanno chiesto “che anche gli Ospedali Micone di Sestri Ponente, Gallino di Pontedecimo e Colletta di Arenzano non siano dimenticati nella nuova azienda ospedaliera metropolitana”.
Infine, c’è ancora un tema: “I futuri coordinatori territoriali, un tempo direttori generali delle singole Asl, avevano un importante staff su cui contare. Non possono fare da soli quello che prima facevano con un gruppo di lavoro. Quindi, auspichiamo che vengano reintrodotte determinate figure, per far funzionare al meglio le unità territoriali, anche per non perdere tutte le ottime professionalità che sono cresciute nel corso di questi anni”. Sono soprattutto i Medici ospedalieri “a chiedere lumi sulla riforma sanitaria. Molto meno i medici territoriali, che si sentono toccati più marginalmente. Ma, ripeto, si tratta di preoccupazioni positive, non ci sono chiusure ideologiche”.