di DANILO SANGUINETI
Se avesse avuto un centesimo di euro per ogni volta che hanno scherzato sul suo cognome accostandolo alla sua ‘professione’, sarebbe milionario e potrebbe costruirsi un piscina tutta sua dove allenarsi quanto e come gli piace. Nel mondo reale, dove l’ironia non paga, purtroppo, le cose vanno diversamente e Alberto Razzetti è costretto a sudarsi la pagnotta come e più dei concorrenti con nomi meno suggestivi.
Resta comunque il nomen omen: un po’ come un siluriforme vettore che sfrutta le proprietà dei gas o dei liquidi nei quali opera ‘Razzo’ (soprannome inevitabile), fende l’acqua con una idrodinamicità che ha dello straordinario. Un dono innato, manifestatosi sin dalle prime bracciate che provò a dare in piscina nella natia Lavagna.
Gettatosi in acqua giovanissimo – compirà 22 anni il prossimo 2 giugno – Alberto si fece immediatamente notare. O meglio, fu colto all’impronta dall’occhio esperto di Marco Ardito. Che lo segue e lo guida con perizia e prudenza. Razzetti nella categoria Ragazzi migliora costantemente. Conquista i primi piazzamenti, fa tempi interessanti praticamente in ogni specialità, è veloce ed eclettico allo stesso tempo, viene convocato in Nazionale giovanile.
Il 2015 è l’anno della prima svolta. Veste l’azzurro per gli Europei di Categoria e vince subito l’oro con la staffetta 4×100 mista, lui è l’ultimo frazionista, spara un 100 stile libero da favola. Ormai il cammino appare segnato: Alberto deve andare in una società di punta perché deve allenarsi con maggiore continuità, all’alba dei 16 anni passa alla Genova Nuoto. Viene messo sotto l’ala di Davide Ambrosi, che sa di avere oro puro sotto le mani e lo svezza con le dovute precauzioni.
I piazzamenti nei campionati nazionali giovanili diventano la norma, anzi fioccano le medaglie: totalizza 26 ori, 16 argenti e 6 bronzi. La vera sfida è capire su cosa deve concentrarsi, perché irrobustendosi (altezza 188 cm per 82 kg di muscoli) dimostra di poter fare sfracelli anche nel delfino.
Nel 2017 lascia le categorie giovanili con una doppio prestigioso piazzamento: ai Mondiali in Usa (Indianapolis) è bronzo con il quartetto azzurro nella 4100 mista, agli Europei in Israele (Netanya) vince l’oro sempre con il quartetto della mista.
È pronto per un ulteriore step, trova una sistemazione con il gruppo atleti delle Fiamme Gialle (Guardia di Finanza). Adesso può concentrarsi sul suo ‘lavoro’ e risponde con i risultati agli investimenti fatti sulla sua persona. Intanto, come naturale conseguenza della sua eccellente polivalenza, punta sui misti, tenendosi le gare a delfino come ulteriore chance per arrivare a risultati prestigiosi.
Nel 2018 sale sul podio pure ai Tricolori (bronzo nei 200 misti). E nel 2019 esce dalla rampa di lancio ed entra nell’orbita dei big: oro nei 200 misti ai Tricolori, partecipa alle Universiadi di Napoli, esattamente dodici mesi fa agli Europei in vasca corta (25 m) a Glasgow arriva in finale e conquista il sesto posto assoluto nei 200 farfalla.
Sono segnali che fanno pensare che a 20 anni sia ormai pronto per fare grandi cose; sennonché la pandemia manda a carte quarantotto i piani suoi come di migliaia di atleti che si preparavano per un 2020 zeppo di appuntamenti internazionali e che doveva culminare nelle Olimpiadi di Tokyo. Il lockdown e la cancellazione di tutte le gare primaverili mandano in crisi molti. Invece il campione lavagnese rivela una nuova qualità. Nelle difficoltà dà il meglio.
A inizio estate va a Livorno per lavorare con Stefano Franceschi, un guru dei misti. E appena ne ha l’occasione, al Trofeo Settecolli a Roma, valido anche come rassegna tricolore open, spara un incredibile 1.58.09 nei 200 misti. Il tempo mette in secondo piano anche la vittoria nel prestigioso meeting perché frantuma il record nazionale che resisteva da 11 anni (nel nuoto una vita), stabilito da Alessio Boggiatto sempre a Roma, sempre al Foro Italico in occasione dei Mondiali, usando il famoso ‘costume lungo’ poi abolito dalla Fina perché regalava evidenti vantaggi nelle prestazioni.
Alberto Razzetti lo racconta con semplicità: “Sapevo di essermi allenato bene, sapevo di aver chance di vittorie, sinceramente non pensavo di fare un tempo simile. Ha funzionato tutto, a rana e dorso ero sciolto, a delfino ero nel mio (il giorno prima il tempo nei 200 delfino era stato ottimo) e a stile ho spinto senza pensare a niente”.
In pratica, Alberto ha firmato il suo pass di entrata nel ristretto gruppo di quelli su cui puntare per la rassegna a cinque cerchi. In autunno è a Riccione per gli assoluti. Vittoria e titolo nei 200 delfino, il crono della finale vale il suo primato personale ma non è ancora sufficiente per dargli un pass per le Olimpiadi anche in questa specialità.
“Forse era un passaggio inevitabile. In questo periodo ho fatto più fatica rispetto all’estate, l’importante sarà continuare ad allenarsi bene”. Perché il tempo per prepararsi c’è, e i traguardi che si parano di fronte al campione sono allettanti. Le sue imprese estive gli valgono premi a ripetizione. Viene premiato da ‘Stelle nello Sport’ e da Liguriasport.com come atleta ligure dell’anno. Al solito riceve il riconoscimento quasi schermendosi per gli onori. “Ringrazio ed è importante ottenere per me ottenere questa soddisfazione al termine di un anno complicato. Con ombre, per la pandemia naturalmente che ha colpito tutti, e per me che non ho potuto allenarmi al meglio. Il record italiano nei 200 misti mi dà stimoli per il 2021. Che è l’anno delle Olimpiadi”.
Superfluo dire quali siano i suoi sentimenti al riguardo. “Sono il mio sogno da sempre, andarci sarebbe il coronamento di anni di fatiche. Ma ci sono anche i campionati Europei. Insomma, saranno mesi decisivi. Per fortuna io ho l’appoggio del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle che mi dà sicurezza. Ora sono lontano dalla Liguria ma resto attaccato a Genova, alla società Genova Nuoto My Sport”.
L’auspicio è che ‘Razzo’ torni tra dodici mesi con qualcos’altro da festeggiare. E che sia qualcosa di iridato.