di DANILO SANGUINETI
Per chi lo ha conosciuto ‘in borghese’ era inimmaginabile pensare come un temerario pronto a gettarsi nel vuoto con sprezzo del pericolo. Giuliano Esposto, figura fondamentale per il calcio del Tigullio dal 1980 ad oggi, mancato pochi giorni fa, era apprezzato per le sue doti di organizzatore: informato, avveduto, lungimirante, impossibile che si lanciasse in avventure senza averne prima calcolato con attenzione i pro ed i contro. Eppure il dirigente nato a Spezia ma lavagnese di adozione e di sentimento era stato paracadutista. Aveva svolto il servizio militare nel Battaglione Carabinieri Paracadutisti in forza alla Brigata ‘Folgore’, il rinomatissimo gruppo aviotrasportato dell’Esercito Italiano. Nemmeno a dirlo lo avevano nominato a soli venti anni di età, nel 1963, addetto alla logistica di volo e lanci. Avrebbe potuto quindi trascorrere la naja in un ufficio ma il giovane Giuliano non si era sottratto all’addestramento, si era addestrato con i compagni e a fine del periodo di leva aveva conseguito il brevetto di paracadutista militare.
Da ‘grande’ era diventato dirigente altrettanto apprezzato della compagnia telefonica Te.Ti, monopolista nel Nord Italia che tramite fusioni, acquisizioni, statalizzazioni e dismissioni, confluisce nella Sip e poi nella Telecom. Funzionario nel settore vendite per quasi 40 anni. All’inizio del millennio se ne era andato in pensione nella sua casa con annesso giardino e orto curatissimi da lui stesso e a prendersi cura della consorte (oltre 50 anni di vita in comune) e dei prediletti nipoti. Una parte non piccola della sua vita era stata dedicata alla sua unica grande passione al di fuori di famiglia e lavoro, il calcio. Tifoso della Sampdoria, si era affezionato alle squadre nostrane. Fu invitato ad unirsi al gruppo dirigente entelliano da Tugnin Solari, commissario del club chiavarese negli anni Sessanta. Naturalmente le sue capacità erano impagabili per un calcio assai più ruspante dell’attuale. Il ‘signor Esposto’ era come un contabile, un team manager e un segretario riuniti in una sola persona. Nel 1984, in uno dei tanti cambi della guardia al vertice entelliano, decisi di dimettersi, e nel 1986 passò alla Lavagnese dove la sua abilità multitasking risultò altrettanto preziosa: in bianconero fu segretario, direttore sportivo e persino presidente.
Nel 1992 viene richiamato dall’Entella, ci resta sino all’albeggiare del nuovo millennio. Non è d’accordo con l’impostazione scelta dal nuovo proprietario, Ricardo Omar Ciancilla. Un dirigente simile faceva gola persino alla Federcalcio: entrato nel comitato distrettuale di Chiavari su richiesta del presidente Giovanni Clerico nel 2000, nel 2006 prese il posto del mitico segretario Lainetti. Il fato volle che toccasse a lui vigilare sull’affare più spinoso capitato alla Figc locale in oltre ottant’anni di storia: la mancata iscrizione dell’Entella Bacezza al campionato di Eccellenza 2001-02, conseguenza finale del caos scoppiato nel club dopo che l’argentino Ciancilla aveva gettato la spugna.
Giugno e luglio 2001 aprirono una ferita nel cuore del dirigente ex entelliano: pressato da molte parti perché tenesse un comportamento ‘comprensivo’ nello stilare il rapporto sulla mancata iscrizione, fu come sempre scrupoloso oltre le convinzioni e gli amori personali. Non mentì sul mancato rispetto delle date e delle modalità tenute dalle tardive cordate di salvataggio dell’Entella, e in pratica certificò l’atto di morte della matricola originaria. Unica sua colpa quella di aver dato la precedenza alle regole e aver rispettato i minimi criteri di equità e imparzialità richiesti a un dirigente federale. Colpa che gli venne più volte rinfacciata negli anni successivi e anche quando nel 2010 rientra nella risorta Virtus Entella non gli furono risparmiate velenose critiche e neppure troppo velate accuse da parte di pochi esagitati tifosi. Esposto, un gentleman che mai fece trasparire in pubblico i suoi sentimenti, andò avanti come se niente fosse accaduto, ma gli amici più cari sanno che quegli strali immeritati lo amareggiarono a lungo. Nel 2017 giunse il momento della ‘seconda pensione’, lasciò la sede di corso Gastaldi per godersi in maniera totale casa e famiglia. Non tornò più al Comunale o al Riboli ma seguiva con grande attenzione le imprese e i successi delle sue due amate società. E la scorsa settimana ha deciso all’improvviso di tentare un ultimo lancio. Senza atterraggio felice, purtroppo. Avendolo conosciuto c’è da scommettere che l’unico rammarico sarà stato quello di non aver potuto organizzare come si deve il trasferimento.