di ALBERTO BRUZZONE
“All’inizio mi hanno scambiato per il professore, poi si sono abituati”. Se la ride di gusto, Andrea Manzitti. Se la ride anche perché sa di aver fatto qualcosa di straordinario, nella sua sempre intensa e pienissima vita: superare l’esame di ammissione e frequentare l’Accademia di Brera a Milano quando aveva 73 anni, poi fare le prime mostre e tornare nella sua Genova alla vigilia degli ottant’anni, con un’esposizione personale che sino al prossimo 3 agosto è visitabile al Galata Museo del Mare della Darsena.
“Credevano fossi il loro docente, poi hanno capito che ero un loro collega. E tutti insieme abbiamo studiato le tecniche della pittura e in generale dell’arte”, racconta Manzitti, un nome che a Genova evoca eccellenze in varie professioni: suo padre Francesco è stato presidente della Camera di Commercio e del Consorzio Autonomo del Porto di Genova, suo zio Beppe ha avuto dei ruoli apicali in Confindustria, suo cugino Franco è stato l’ultimo direttore del quotidiano ‘Il Lavoro’, prima che questo confluisse nel gruppo de ‘La Repubblica’ e lui ne diventasse il caporedattore dell’edizione genovese. E questo solo per fare qualche esempio della galassia Manzitti.
Andrea, invece, classe 1944 e natali a Santa Margherita Ligure, dopo la laurea in Giurisprudenza a Genova ha varcato i confini della Liguria, concentrando quasi tutta la sua carriera lavorativa a Milano, in veste di broker nel ramo assicurativo: “Mi dissero: ‘Tu da lunedì vai a lavorare a Milano’. E io lo feci. Non me ne sono mai pentito, perché lì ho ritrovato quella libertà e quel respiro che qui a Genova non sarei riuscito a trovare”.
L’arte è sempre stata una passione, “ma i numeri e i bilanci mi hanno sempre impedito di esprimermi. Ogni tanto prendevo una scatola di colori e iniziavo a creare qualcosa. Il colore mi ha sempre affascinato molto, sapevo di avere una certa creatività, ma dovevo essere guidato, perché sapevo anche che stavo andando per tentativi e invece c’erano precise regole da seguire”.
A dare impostazione a un talento che comunque esisteva ci ha pensato l’Accademia di Brera, una delle istituzioni più importanti a livello nazionale: “Ho tentato l’esame di ammissione ed ero l’unico della mia età, inutile dirlo. Non l’ho confidato a nessuno, salvo a mia moglie e ai familiari più stretti. Sono state prove molto complicate, ma alla fine sono entrato quando avevo 73 anni. A Brera mi sono diplomato e, soprattutto, ho capito che la pittura è un fatto molto serio. Sapevo che dovevo essere incanalato, e ho fatto la scelta giusta: l’Accademia mi ha permesso di gestire i colori, di imparare le regole del gioco, di saper scegliere i materiali e le tecniche. Il resto lo hanno fatto i supporti”.
Manzitti ha iniziato con la tela, poi “ho trovato una cartiera ad Amalfi che lavora in maniera artigianale e che produce della carta eccellente. Un altro tipo di carta è invece indiana. Sono i miei ultimi lavori, la serie dei portolani e la serie dei planisferi”. Ultimi di una produzione che è iniziata cinque anni fa: la mostra al Galata, che s’intitola ‘In principio era il mare’ ed è curata da Elisabetta Longari, racconta molto bene l’evoluzione dell’artista, perché adesso Andrea Manzitti è un artista a tutti gli effetti. “Ho vissuto tante vite, questa mi appaga decisamente”, dice prima di mostrare un grande quadro dove l’arte si mescola alla sequenza matematica di Fibonacci. Perché nella pittura di Manzitti non ci si dimentica del passato: c’è un prima Brera e un dopo Brera e poi c’è quel durante, quando lo scambiavano per il professore. “Non mi sono mai sentito così giovane”, ricorda, ed è una sensazione perfettamente condivisibile. A nessuna età, in nessun momento, bisogna far tacere i propri sogni. Lasciarli nel cassetto può essere un errore. Ce lo insegna la storia di quest’uomo, ce lo insegna e ci fa capire che il bello vince sempre, vince tutte le volte che lo lasciamo manifestare.
‘In principio era il mare’ resta aperta, sino al 3 agosto, dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 19, con ultimo ingresso alle 18. La dedica della mostra è per Giuseppe Pericu, già sindaco di Genova, scomparso nel 2022. Lui e Manzitti erano grandi amici. Nel 2004, quando Genova fu Capitale Europea della Cultura, fu proprio Pericu uno dei principali promotori della riqualificazione della Darsena, con la nascita del Museo Galata. Oggi, che sono passati quasi vent’anni, quest’eredità si avverte ancora. E fa piacere avvertirla, un piacere immenso.