di ANTONIO GOZZI
Il 15 aprile 1919, dopo una manifestazione interventista degenerata in scontri, un gruppo di fascisti, futuristi e nazionalisti armati assaltò la sede del quotidiano socialista ‘l’Avanti!’ in via San Damiano a Milano.
L’edificio fu devastato e incendiato.
I fascisti guidati da esponenti come Ferruccio Vecchi, Mario Giampaoli e Umberto Falsini delle prime formazioni mussoliniane, usarono quest’azione per mostrarsi come “forza d’ordine” contro il socialismo. Il ruolo di Benito Mussolini nell’assalto alla sede dell’‘Avanti!’ fu indiretto ma politicamente decisivo. Da settimane aveva lanciato una violenta campagna di stampa e di comizi contro il PSI e contro l’‘Avanti!’, il giornale che aveva diretto fino al 1914 quando il partito lo aveva espulso.
Dopo l’attacco all’‘Avanti!’ Mussolini non ne prese le distanze; anzi, sul ‘Popolo d’Italia’, il giornale che dirigeva, celebrò l’episodio come un atto di “giustizia patriottica” e come la prima prova di forza dei Fasci di Combattimento.
Pochi giorni fa la redazione de ‘La Stampa’ a Torino è stata oggetto dell’assalto di attivisti Pro-Pal del centro sociale Askatasuna, che sono entrati indisturbati dentro la sede del giornale, l’hanno messa a soqquadro e riempita di scritte antisemite rovesciando quintali di sterco al suo ingresso.
L’azione ha dell’incomprensibile, considerando la linea tenuta dal giornale sulla vicenda di Gaza e il fatto che alcuni giornalisti della testata si erano spesi apertamente per la causa palestinese.
Non è la prima volta che ‘La Stampa’ finisce nel mirino della violenza politica. Alla fine degli anni ’70 del secolo scorso le Brigate Rosse uccisero, con quattro proiettili alla testa, il vice-direttore Carlo Casalegno, partigiano, giornalista e scrittore. ‘La Stampa’ allora, sotto la guida di Arrigo Levi, aveva condotto una battaglia frontale contro il terrorismo e Casalegno con la sua rubrica “Il Nostro Stato” denunciava ogni forma di violenza politica e difendeva l’idea di uno Stato severo con i violenti.
A Torino all’epoca si tentarono manifestazioni contro il terrorismo e in solidarietà alla famiglia del giornalista ucciso ma la partecipazione fu scarsa. Tra gli operai della Fiat non si registrò grande indignazione e alcuni addirittura dichiararono indifferenza per la sorte di Casalegno.
Ecco: a quel clima di indifferenza verso la violenza politica, superato negli anni successivi da una mobilitazione di massa contro il terrorismo, non si deve ritornare e lo Stato non deve consentire il ripetersi di scontri e di atti intimidatori, né il ripetersi di manifestazioni antisemite. È dell’altro giorno la violazione della Sinagoga di Roma, imbrattata da scritte antisioniste e antisemite.
Per questo motivo appaiono gravissime e intimidatorie le dichiarazioni di Francesca Albanese, insignita della cittadinanza onoraria da molte città guidate dalla sinistra. Dopo l’assalto a ‘La Stampa’ costei ha detto che tale assalto “costituisce un monito ai giornalisti per tornare a fare il proprio lavoro”. Frase di un’irresponsabilità assoluta, che mette i giornalisti a rischio di nuove violenze.
Qualcuno giustamente ha detto che la sinistra ben presto si troverà in imbarazzo per averla tanto sostenuta e osannata. Bisognerebbe incominciare a revocarle tutte le onorificenze che incautamente e demagogicamente le sono state conferite, e finirla con le molte ambiguità con le quali Sindaci e amministrazioni, per cavalcare l’onda della protesta Pro-Pal, le hanno dato un risalto e una considerazione che certamente non merita.
Come ‘Piazza Levante’ esprimiamo ai giornalisti tutti de ‘La Stampa’ e al suo direttore Andrea Malaguti, che è stato recentemente nostro ospite, la nostra totale solidarietà. Andate avanti, non fatevi intimidire né da questi squadristi né da chi li giustifica, tenete duro, saremo sempre con voi!