Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.
di MATTEO MUZIO *
Le miserie dell’attuale politica americana, con un presidente dalle chiare tendenze autoritarie e un’opposizione democratica che stenta ad opporsi con efficacia nelle aule del Congresso, a volte hanno effetti profondamente negativi sulla psiche di chi deve, come il sottoscritto, occuparsi di cose americane per lavoro.
Non sembra più quello il Paese di cui mi sono appassionato leggendo, ormai oltre vent’anni fa, la Storia della Guerra Civile Americana, scritta dal leggendario professor Raimondo Luraghi, fondatore dell’americanistica in Italia. E allora ecco che tocca cercare rifugio nel passato, stavolta riproposto su Netflix nella serie Death By Lightning.
Siamo nel 1880, quindici anni dopo che la guerra civile è finita. Il governo federale da quattro anni ha smesso di proteggere i diritti degli ex schiavi afroamericani con uomini in armi e così gli Stati del Sud tornano a essere pienamente sovrani, implementando il regime della segregazione razziale e di fatto dei governi a partito unico o quasi.
Al governo ci sono ancora i repubblicani fondati da Abraham Lincoln,che hanno vinto le scorse cinque elezioni presidenziali ma sono comunque in un cattivo stato di salute politica. Il presidente Rutherford Hayes, eletto di misura nel 1876, non sarà ricandidato perché debole e impopolare. Viene visto come un burattino del potente senatore di New York Roscoe Conkling, colorito personaggio imponente e dal fisico sportivo, a capo della corrente degli “Stalwarts” e di un esteso sistema clientelare che culmina con il controllo della dogana del porto di New York, da cui il governo federale trae circa i due terzi dei profitti dai dazi. Dall’altra parte c’è la corrente minoritaria degli “Half-Breed” capeggiata dal senatore del Maine James Blaine, che vuole andare verso un sistema meritocratico di nomine.
Alla convention repubblicana di Chicago, bloccata tra le opposte candidature di Blaine e dell’ex presidente Ulysses Grant, spinto dagli stalwarts che lo vedono come più manovrabile, emerge un nome sconosciuto, quello del deputato dell’Ohio James Garfield, che fece un’ottima impressione con un discorso di fronte ai delegati. Blaine lo appoggia e spezza il fronte avversario, che però pretende la vicepresidenza per Chester Arthur, fedelissimo di Conkling. In parallelo nella serie vediamo la vicenda umana tragica di Charles Guiteau, spiantato con manie di grandezza che cerca di arrabattarsi con mille mestieri fino a trovare la sua via come sostenitore e militante repubblicano al servizio di James Garfield, che a novembre nel frattempo è stato eletto presidente battendo di misura l’avversario democratico Winfield Scott Hancock.
Però pretende forse un po’ troppo: la nomina a console a Parigi. Un riconoscimento sproporzionato per chi a malapena sapeva due parole di francese. E allora ecco che nella testa malata di Guiteau si fa strada un piano: uccidere il presidente per ottenere la carica dal suo vice Arthur.
Il resto è storia ed è stata raccontata in un podcast intitolato Ammazzare il Presidente (https://www.letteretj.it/p/02-garfield-morte-al-rallentatore-a47), dove ho partecipato in fase di scrittura. Quello che però emerge, rispetto all’oggi, è l’immagine di un’America dove, al di là delle problematiche economiche e razziali, ancora ardeva un amore diffuso per la libertà e per la battaglia delle idee, anche quando questa trascendeva (e accadeva spesso) nell’insulto personale.
Ma soprattutto ricorda come un totale sconosciuto potesse ambire alla presidenza senza avere media e donatori dalla sua parte. Questa miniserie di quattro puntate però, dove spiccano le interpretazioni di Michael Shannon/Garfield e di Matthew MacFadyen/Guiteau, ci rammenta che quest’America è ancora possibile. Basta ricordarlo al pubblico americano
(* fondatore e direttore della piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’)