di ALBERTO BRUZZONE
Nel primo semestre 2025, la Liguria ha marcato un aumento dello 0,6% del prodotto interno lordo, ma soprattutto è cresciuta di oltre il 3% nel numero degli occupati rispetto all’anno precedente. I dati sono certificati all’interno del report elaborato dalla Banca d’Italia e, al netto della loro precisione, sono subito diventati oggetto di confronto politico tra maggioranza e opposizione in Regione Liguria.
È debole, la crescita della Liguria tra il 2024 e il 2025, e la stessa Bankitalia utilizza questo aggettivo, mentre il fatturato e le quantità vendute sono rimasti pressoché stabili e anche gli investimenti attesi per il 2025 dovrebbero attestarsi sugli stessi livelli del 2024. Tutto questo, secondo il report, comporta che le previsioni a breve termine degli operatori siano “orientate alla prudenza”.
Ma, leggendo l’intera analisi, un elemento in particolare balza agli occhi: “Dopo la stabilizzazione registrata nel 2024, il numero degli occupati è tornato a espandersi (2,9%), in particolare nella componente femminile (3,4%) e negli indipendenti (3,5%). Le attivazioni di nuove posizioni lavorative alle dipendenze sono aumentate leggermente: l’incremento ha riguardato soprattutto i contratti a tempo indeterminato e i lavoratori più giovani. Il numero delle persone in cerca di lavoro ha continuato a diminuire, contribuendo a determinare una riduzione del tasso di disoccupazione (al 5,2%)”.
Altri elementi: “Nei primi 7 mesi del 2025 le presenze turistiche si sono innalzate di poco rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno (0,7%): il lieve calo registrato nella componente straniera (-0,8%) è stato più che compensato dall’incremento in quella domestica (circa il 2%). Il numero dei passeggeri in transito nei porti regionali è salito (2,5%), grazie al segmento delle crociere (4,0%). Il traffico commerciale marittimo espresso in tonnellate è diminuito (-1,1%), mentre il numero dei container movimentati ha continuato a crescere (6,0%)”.
Secondo Maurizio Conti, docente di Economia Politica all’Università di Genova, “la crescita dello 0,6% del Pil è molto simile alla media italiana, ma il dato stride rispetto all’aumento del 3% dei posti di lavoro. Se fosse lavoro di qualità, infatti, il Pil sarebbe aumentato molto di più: questi dati, invece, certificano il fatto che siamo di fronte a lavoro povero e con bassi livelli di investimento e di produttività. Direi che è il dato più evidente nel report della Banca d’Italia. Quindi, anche se la situazione non è male dal punto di vista congiunturale, rimangono sul tavolo tutti i problemi di medio e di lungo periodo, ed è su quelli che bisognerà continuare a concentrarsi”.
Conti prosegue: “Se uno legge i dati storici, noterà che la Liguria è la regione che è cresciuta meno dopo il Covid, e la contrazione è stata in tutti i comparti, a parte quello delle costruzioni che ha beneficiato sia dei bonus che degli investimenti del Pnrr”.
Il presidente della Regione, Marco Bucci, interviene sul dossier: “Il Pil ligure, nel primo semestre 2025, prosegue il suo percorso di crescita, facendo registrare un aumento dello 0,6%. Si tratta di un dato significativo, soprattutto considerando una congiuntura economica complessa, tra tensioni internazionali, conflitti e incertezze”.
Ma non sono dello stesso avviso il segretario ligure del Partito Democratico Davide Natale e il capogruppo dem in Regione Armando Sanna: “Bucci si accontenta di molto poco per la Liguria, visto che per lui lo 0,6% di Pil è “un dato significativo”. Per noi lo 0,6% di Pil non è nulla. Siamo una regione economicamente ferma. Le politiche messe in campo dalla destra, alla luce di questi numeri, si confermano fallimentari”.