di DANILO SANGUINETI
C’è un film, “A Little Chaos”, che tratta temi importanti, sociali, storici e pure filosofici, usando come metafora l’arte, un tempo tenuta in grandissima considerazione, del giardinaggio. Racconta di una giardiniera – così un tempo venivano definiti gli architetti paesaggisti – che lavora per e con il Re Sole alla creazione dei giardini di Versailles e che ha idee rivoluzionarie per quell’epoca (e forse anche per la nostra). Chi si occupa del verde in senso lato ha una visione del mondo molto più ampia di quanto si sospetti. Vede delle nostre dimore – ma anche dei nostri parchi, persino dei nostri sentieri – il lato meno conosciuto, più privato, e proprio per questo più rivelatore.
Andrea Viale da Sestri Levante non avrà l’allure di Kate Winslet nella pellicola di Alan Rickman ma ha lo stesso profondo amore per il suo mestiere e un’uguale inflessibile deontologia. Il fondatore di Tigullio Verde, azienda di Sestri Levante, che si occupa di Giardinaggio e Servizio Potature, interpreta il suo lavoro come una missione per la quale occorre prima che essere portati dedicarvi una grande attenzione.
“Quando sento parlare di ‘pollice verde’ un po’ sorrido perché per diventare un giardiniere serve avere la mente e il cuore verdi oltre che gli arti, sia inferiori che superiori. Le piante devi capirle per farle crescere e devi studiarle a fondo, con pazienza, per non cadere in errori sovente disastrosi, spesso irreparabili. Invece dato che siamo entrati nell’era dell’automazione spinta e della conoscenza, o presa per tale, diffusa, si pensa che basti affidarsi alle macchine e a quattro video intravisti su Internet per sapere come si pota un albero o come si metta a dimora un roseto”.
Ha visto la sua professione cambiare in maniera rapida e, probabilmente, irreversibile. “Se penso a quando ho iniziato nel 1990 mi rendo conto di aver attraversato anni che valgono ere: per una decina di anni ho lavorato in una ditta del settore, poi mi sono messo in proprio e continuo ancora oggi, a 57 anni. Negli anni passati collaboravo con diversi enti, e diverse commissioni arrivano dal pubblico, comunità montane e comuni. Oggi la stragrande maggioranza degli incarichi arrivano dal privato”.
Le amministrazioni locali e non paiono aver dimenticato come si cura il patrimonio boschivo, il verde pubblico non è tanto di moda. “Sarebbe un discorso lungo. Si fa sempre meno prevenzione anche nel mio settore. E questo è un male perché i giardinieri sono ‘guardiani del verde’. Posso assicurare che chi fa questo mestiere non lo fa certo per diventare ricco, basta rifletterci un attimo: un impiego dove si lavora solo quando non c’è brutto tempo – perché le piante non possono essere trattate sotto la pioggia o con il vento forte – e dove non si può programmare”.
Pensare al giardiniere come guardiano del verde significa vederlo non solo come colui che cura piante e fiori, ma come un vero custode della biodiversità e del paesaggio. “È prima di tutto un custode della biodiversità: scegliendo piante autoctone, proteggendo insetti impollinatori e creando habitat, il giardiniere diventa un alleato della Natura”.
Ed è anche un consigliere di chi possiede, spesso senza rendersene conto, dei veri tesori verdi. Ancora, potremmo definirlo “mediatore tra uomo e ambiente”. Il giardino è uno spazio di incontro e il giardiniere lo mantiene in equilibrio, evitando eccessi artificiali; “Io lo vedo più come un difensore, sia del suolo che dell’acqua: con pratiche sostenibili (pacciamatura, compostaggio, irrigazione intelligente) preserviamo risorse preziose. In più proviamo a essere degli educatori, non a parole ma con i fatti: un giardino ben curato e rispettoso diventa un esempio per chi lo osserva, trasmette valori ecologici. Io quantomeno ci provo. Anche se non è facile perché spesso mi scontro con sensibilità molto differenti dalla mia”.
Il signor Viale non si nasconde. Ha dovuto fare i conti con persone, e personaggi, difficili da trattare. “Ho abbandonato quasi tutti i contratti con il pubblico perché sono incappato in comportamenti e richieste, diciamo, che non erano conciliabili con la mia coscienza. E mi fermo qui. Per quanto riguarda i clienti privati ho detto no a diversi accordi perché avrei dovuto sottostare a troppe condizioni, e ho detto no ad altre proposte perché le ritenevo che andassero contro il bene delle piante che avrei dovuto trattare. Ciò che mi consola è che in alcuni casi chi ha rifiutato i miei progetti pretendendo di voler fare di testa sua mi ha richiamato per i disastri commessi. Purtroppo capita che siano non rimediabili”.
Ciò che sta più a cuore ad Andrea Viale è far capire come il “fai da te”, servendosi di decespugliatore “a turbina” o di una sofisticata tagliaerba, sia un salto nel buio. “Oggi il giardinaggio non è più solo cura estetica di fiori e prati: è un intervento ecologico, sociale e urbano che si esprime in spazi privati, pubblici e persino verticali”.
I modi e i luoghi di intervento si sono ampliati, intrecciando sostenibilità, tecnologia e benessere collettivo. C’è il “Giardinaggio sostenibile” che prevede l’uso di piante autoctone, tecniche di irrigazione a basso consumo, compostaggio e riduzione di pesticidi. Ci sono i “Giardini intelligenti” che prevedono sensori, irrigazione automatizzata e sistemi smart che ottimizzano risorse e manutenzione
“Si possono applicare le metodologie più disparate in ogni sito, dal più piccolo al più esteso, dai balconi cittadini ai grandi parchi, dai tetti verdi agli orti comunitari. Per fortuna il mio ambito lavorativo è ancora ampio. Ho chiamato la mia ditta Tigullio Verde perché qui a Sestri in via Sara ho la sede, ma vengo chiamato da clienti anche fuori zona e pure fuori regione”.
Perché Andrea Viale si è guadagnato un’ottima reputazione, un vero “pastore di alberi”, un Barbalbero balzato fuori dal “Signore degli Anelli”. Sa ascoltare le piante, e non gli importa che, secondo la scienza attuale, le piante non vengano considerate esseri senzienti come gli animali, perché non possiedono un sistema nervoso o un cervello. Mostrano forme sorprendenti di sensibilità, comunicazione e risposta all’ambiente che hanno portato alcuni studiosi a parlare di “intelligenza vegetale”. “Sono esseri viventi straordinariamente complessi”, lo sa Viale – a proposito, il cognome gli indicava la strada fin dagli albori della sua esistenza – che conosce la vita segreta delle piante. È consapevole che la loro capacità – concediamo – solo senziente le renda degne di attenzione quanto altri esseri che della capacità intellettiva ricevuta in dono faticano a fare buon uso.