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Giovedì 4 dicembre 2025 - Numero 403

Il Medio Oriente ha un’altra faccia grazie al coraggio di Israele e alla forza di Trump

Uno stato palestinese può nascere solo se non è uno stato terrorista. La premier Meloni è stata brava perché lo ha capito e lo ha dichiarato 
Giorgia Meloni e Donald Trump alla cerimonia per la firma della pace in Medio Oriente
Giorgia Meloni e Donald Trump alla cerimonia per la firma della pace in Medio Oriente
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di ANTONIO GOZZI

L’accordo di pace per Gaza firmato il 13 ottobre a Sharm el Sheikh alla presenza di molti leader arabi, islamici e occidentali tra cui la nostra premier Giorgia Meloni, unica donna presente al vertice, rappresenta una svolta negli equilibri geopolitici per il Medio Oriente, ed è certamente un grande risultato dell’Amministrazione Trump. L’ex presidente democratico americano Bill Clinton ha affermato: “Il Presidente Trump, la sua amministrazione e gli altri attori regionali meritano un grande riconoscimento per aver mantenuto tutti coinvolti fino al raggiungimento dell’accordo”.

Anche Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha partecipato al vertice, e si è intrattenuto per pochi minuti con il presidente americano. Trump aveva invitato alla firma degli accordi anche l’Iran, che però si è rifiutato di partecipare. L’Iran è rimasto l’unico Paese ad esprimere contrarietà al piano di pace Trump-Blair, dimostrando ancora una volta di essere il vero nemico della pace (anche Cina Russia hanno appoggiato il piano).

Senza gli Usa e senza Trump l’accordo non sarebbe mai stato raggiunto, e l’impegno e la determinazione del presidente americano smentiscono opinioni e assunti sbagliati che si sono sentiti da parte di molti.

Il primo assunto sbagliato, più volte ripetuto in questi mesi, è che l’amministrazione Trump avrebbe abbandonato l’Occidente rinchiudendosi nell’isolazionismo tipico di una certa tradizione politica americana. Ciò si è dimostrato falso, perché il presidente americano non ha mai abbandonato Israele e non c’è niente più occidentale di Israele.

Non solo: Trump ha avuto il coraggio, che era mancato ai suoi predecessori, di bombardare i siti nucleari iraniani usando la forza e un enorme potere di deterrenza nei confronti del Paese che in questi anni ha rappresentato il vero problema per la sicurezza del Medio Oriente con la sua corsa alla bomba atomica e con il sostegno militare e finanziario alle sue così dette “proxy” e cioè le milizie di Hezbollah in Libano, Hamas a Gaza e gli Houthi in Yemen.

L’obiettivo dichiarato dell’Iran e delle sue “proxy” era cancellare Israele dalla carta geografica, “dal fiume al mare”. Ebbene Israele, grazie al suo coraggio e all’aiuto americano, ha sconfitto questo disegno.

L’altro assunto che viene smentito è quello del teorizzato declino Usa come super potenza mondiale. Non solo non c’è nessun declino militare (gli Usa hanno dimostrato una forza che nessun altro ha) ma anche dal punto di vista del peso geopolitico l’America e il suo presidente hanno capito e indirizzato una nuova fase con la capacità di realizzare un dialogo e una cooperazione dell’Occidente con la maggioranza degli Stati arabi e islamici (Egitto, Turchia, Arabia Saudita, Emirati, Qatar, Giordania, Pakistan e Indonesia).

Questo dialogo e questa cooperazione ridisegnano gli equilibri medio orientali collocando la sicurezza di Israele in un quadro di sviluppo e di crescita economica di tutta l’area.

Si tratta in definitiva del rilancio dei “patti di Abramo”, che rappresentarono il più importante successo in politica estera della prima presidenza Trump; quei patti di Abramo che, proprio alla vigilia dell’adesione dell’Arabia Saudita, Hamas cercò di sabotare con i massacri del 7 ottobre. 

Oggi naturalmente, dopo il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas e dei palestinesi detenuti nelle prigioni di Israele, l’obiettivo primario è quello dell’aiuto alla popolazione di Gaza stremata da oltre due anni di guerra, e del disarmo di Hamas. Il primo obiettivo presuppone il secondo, nel senso che fino ad oggi gran parte degli aiuti internazionali è stata sequestrata dai terroristi di Hamas per finanziarsi alimentando il mercato nero. In definitiva il destino e il futuro di Hamas è la maggiore incognita del piano di pace, perché è del tutto evidente che la speranza e l’obiettivo di creare uno stato palestinese passa per la totale sconfitta dei terroristi che negano a Israele il diritto di esistere.

Vedremo. Per ora non si può non apprezzare la saggezza della nostra premier e dell’Italia che non ha seguito Francia e Gran Bretagna nel riconoscimento tout-court di uno stato Palestinese oggi inesistente, ma ha subordinato il sostegno dello stesso al disarmo dei terroristi, per evitare che la Palestina futura diventi uno stato di terroristi.

Saggia è stata anche la Meloni a rimanere, in tutta questa vicenda, vicina agli Stati Uniti e al suo presidente che oggi è il vero vincitore della pace. Riconfermare il legame atlantico è sempre un bene per l’Italia.

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