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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Le tracce sul web quando non ci saremo più: il podcast e il libro di Beatrice Petrella su un tema di ampia attualità

Un argomento privo ancora di una legislazione ben precisa, che la giovane cronista romana, già ospite dello Zueni Festival lo scorso anno, ha portato e porta avanti con “Still online”
L'eredità digitale, tema affrontato da Beatrice Petrella in "Still online"
L'eredità digitale, tema affrontato da Beatrice Petrella in "Still online"
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(r.p.l.) Cosa succede online quando una persona non c’è più? Quale sarà il destino dei nostri dati, password, immagini e alter ego virtuali? Diventeremo tutti gli ologrammi? Ma, soprattutto, siamo sicuri di volerlo? La giornalista Beatrice Petrella, già ospite a Chiavari di ‘Piazza Levante’ e della Società Economica nella passata edizione dello Zueni Festival, ha concentrato gran parte della sua attività sul tema dell’eredità digitale e di cosa rimane in rete dopo la morte delle persone. 

Un argomento quanto mai attuale, privo ancora di una legislazione ben precisa, che la giovane cronista romana ha portato e porta avanti con il podcast “Still online”. Da quella produzione, molto seguita e apprezzata, è nato anche un libro, pubblicato da Piemme con la prefazione di Davide Sisto

Il lutto non è più un’esperienza privata: si è espanso nel mondo virtuale esattamente come tutto il resto, ridefinendo la nostra relazione con la perdita e con la memoria. “Nell’ottobre del 2010 l’icona di Msn di mio padre è diventata verde. È tornato online. Tutto normale, non fosse che mio padre era morto da tre mesi. Quella piccola icona trasparente, diventata verde forse a causa del tecnico che formattava per l’ultima volta il suo computer, me la ricordo come se fosse ieri, anche se ormai sono passati quattordici anni”. 

È da qui che parte la riflessione, e poi lo studio intenso, e poi i podcast e la scrittura, da parte di Beatrice Petrella (che a suo papà Massimo dedica anche il libro). E allora si scopre che sono nati cimiteri virtuali e anche intelligenze artificiali in grado di replicare le conversazioni con i nostri cari scomparsi. E molto, molto altro. 

Beatrice Petrella, giornalista romana, ha vinto il Premio Roberto Morrione con il suo podcast 'Oltre'
Beatrice Petrella, giornalista romana, ha vinto il Premio Roberto Morrione con il suo podcast ‘Oltre’

L’autrice lo racconta per filo e per segno, con un’analisi precisa e puntuale. Molto spesso utilizziamo i nostri device, accediamo ai social, postiamo le nostre storie, commentiamo e condividiamo senza porci minimamente il problema di che cosa sarà, quando non ci saremo più. Il tema del “dopo di noi” è di strettissima attualità nel mondo reale, ma lo è parimenti nel mondo virtuale. 

“In una fase storica in cui svariati studiosi definiscono l’essere umano come ‘post digitale’, in quanto sempre più abituato all’ibridazione tra naturale e tecnologico, diventa fondamentale comprendere gli aspetti positivi e negativi di questa radicale intromissione del digitale tra la vita e la morte. Risulta, in altre parole, necessario non sottovalutare i comportamenti che ognuno di noi sviluppa negli ambienti online perché, a mano a mano che passa il tempo, vivremo sempre di più in una società in cui il mondo online occupa una parte rilevante delle nostre vite”. Davide Sisto, tanatologo, lo scrive nella prefazione, e aggiunge: “Se si vuole fare veramente formazione e aiutare le persone ad affrontare la consapevolezza della propria mortalità e la perdita di chi si ama, diventa ineludibile tener conto dei nostri comportamenti online e delle scelte, più o meno volute, di affidare alla rete il compito di rimuovere il tabù della morte”. 

Beatrice Petrella conferma: “Siamo troppo abituati a usare i nostri dati con leggerezza. Ma questo discorso ha implicazioni maggiori quando tocca la morte. E questo perché è un tema che ci riguarda tutti, ma di cui non vogliamo parlare. Questo porta a molte conseguenze, anche giuridiche. La legge si occupa poco dell’eredità digitale”. 

Secondo l’autrice, “l’idea dell’online che sopravvive all’offline credo sia molto interessante, perché in un certo senso siamo nel pieno di una distopia. E più andiamo avanti, e più questa distopia diventa reale: ci sono sempre più piattaforme e sempre più spazi dove lasciamo traccia di noi. E queste tracce ci sopravvivono. Se una persona non ha mai vissuto un lutto, spero che nel mio libro possa trovare comunque degli spunti di riflessione. Ma poi vorrei che fosse soprattutto un contributo al dibattito su come interagiamo con la tecnologia e come questa influenzi molti aspetti della nostra vita, compresa la morte”. Con i ‘fantasmi’ digitali dovremo imparare a convivere. Meglio imparare nei dettagli come. Ecco perché “Still online” è uno di quei libri che ‘ci volevano’. 

La copertina del libro “Still online” edito da Piemme

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