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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Gian Carlo Malgeri, professione disinfestatore da cinquant’anni: “Così bonifico ma senza mai avvelenarmi”

Sulla recente West Nile dice: “Altro che zanzare arrivate con i container. Le zanzare prendono il virus dagli uccelli, bisognerebbe contrastare quel passaggio invece che fare mere operazioni di facciata”
La Derkill ha sede a Botasi, frazione del Comune di Ne
La Derkill ha sede a Botasi, frazione del Comune di Ne
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di DANILO SANGUINETI

Hamelin è distante, molto, nello spazio, nella storia ed anche nel modus vivendi, rispetto a Botasi, minuscola frazione del piccolo comune di Ne nella appartata Val Graveglia. Eppure anche qui tra la piana del torrente omonimo ed i primi accenni di Appennino opera un pifferaio in grado di portare con sé, al peggio far sparire, decine, centinaia e alla bisogna pure migliaia di pericolosi roditori.

La professione di disinfestatore è tornata ad essere importante quanto lo era nel Medioevo. Perché siamo circondati da più o meno invisibili e poco simpatici compagni che sono apportatori delle più oscure quanto insidiose minacce. Senza tornare ai discorsi di cinque anni fa – la Pandemia diede la stura a discorsi e pensieri deboli oltre ogni ragionevole comprensione – è sufficiente pensare a quanto stiano preoccupando l’opinione pubblica le recenti notizie sulle possibili infezioni portate dalle zanzare ed altri pervicaci e pervasivi insetti. La globalizzazione ha funzionato anche in questo caso in due direzioni inquinando la miriade di opportunità con una miriade di problematiche.

Ne è stato testimone indiretto nell’ultimo mezzo secolo Gian Carlo Malgeri, il distruttore, ma di ratti, insetti e uccelli predatori, non “di mondi” come un Oppenheimer in modalità megalomane.

“Io sono il titolare e l’unico impiegato a tempo pieno della “Derkill” (nome che è già tutto un programma N.d.r.) che ho collocato nel mio buen retiro in via Botasi 85 nella omonima frazione di Ne. In realtà io giro per l’intera regione: da cinquant’anni sono in questo ambiente, faccio questo mestiere e credo di essermi guadagnato la fiducia di parecchi clienti. Pubblici e privati”. 

Pecca di modestia perché ha richieste da ogni parte, non si contano le sue prodezze, le situazioni difficilissime risolte con interventi ortodossi ma più spesso eterodossi, seguendo non le convenienze ma il suo quasi infallibile istinto. “Il merito è esclusivamente del mio maestro. Iniziai appena maggiorenne (ha 68 anni ma deve far vedere la carta di identità perché gli si presti fede N.d.r.) a Genova, la mia città natale. Mi impiegai in una ditta di sanificazione industriale, ebbi la fortuna di avere come mentore Omero, un vero e proprio guru nel settore. Mi ha insegnato tutto quello che so, soprattutto mi ha regalato tre norme base: pensa bene prima di intervenire, non esagerare e soprattutto impara a pensare come un topo, o una mosca, o un piccione!”. 

Il signor Gian Carlo parla dei rischi del suo mestiere con nonchalance. “Pensate che quando iniziai pochissimi disinfestatori arrivavano a festeggiare il quarantesimo compleanno. Vivere in mezzo ai veleni, maneggiandone quotidianamente di ogni tipo, non è il massimo per la tutela della salute. Si viveva prendendo una pastiglia e un litro di latte al giorno. Il mio maestro era considerato una leggenda perché aveva raggiunto i 49 anni. Mi disse che latte e pastiglia facevano meno che zero. Che ci voleva ben altro. Lui stesso ci lasciò a 53 anni. Oggi per fortuna si sono fatti progressi incredibili: si usano, e quindi noi assorbiamo, prodotti molto ma molto meno tossici. Per non parlare delle protezioni che abbiamo, le nostre tute di oggi allora neppure gli astronauti le avevano…”.

L’apprendista disinfestatore ebbe il suo battesimo del fuoco pochi mesi dopo: il 10 luglio 1976 a Seveso accadde l’apocalisse. E Malgeri è uno dei pochi a poter dire io fui tra quelli che bonificarono: “Fu un’esperienza che ti forgia. 12 ore di lavoro: 4 per vestirsi e purificarsi, 4 di intervento sul sito, 4 per decontaminarsi. Ne uscii con una consapevolezza nuova su cosa volevo fare e come dovevo farlo”.

Oggi casa fa un disinfestatore? “È un professionista che interviene per individuare, controllare ed eliminare infestazioni di insetti, roditori o altri parassiti in ambienti domestici, commerciali e industriali. Dopo un sopralluogo, valuta il tipo di infestazione, l’entità del problema e le condizioni ambientali. Sulla base di queste informazioni definisce un piano di intervento mirato”.

Gian Carlo Malgeri
Gian Carlo Malgeri

Opera assai complessa che prevede l’ispezione dell’area infestata per identificare specie e numero di parassiti, valutazione dei fattori che favoriscono il loro proliferare, selezione del metodo più efficace (chimico, fisico, biologico), applicazione delle soluzioni secondo protocolli di sicurezza, monitoraggio post-intervento per verificare l’avvenuta eliminazione. Nell’arsenale della Derkill si può trovare di tutto. Prodotti chimici specifici (insetticidi, rodenticidi), trappole meccaniche e collanti per piccoli roditori, nebulizzatori e atomizzatori per trattamenti aerei, barriere fisiche (reti, guarnizioni, sigillanti), soluzioni ecologiche (trappole alimentari, inibitori di crescita). I metodi di disinfestazione si suddividono principalmente in cinque categorie: chimici, fisici, meccanici, biologici e integrati. Ciascuna tecnica viene scelta in base al tipo di infestazione, all’ambiente da trattare e alle esigenze di sicurezza e sostenibilità.

Un campionario vasto ma il “mago della disinfestazione” non sarebbe tale se non avesse capacità di intuito e improvvisazione superiori alle media. Un episodio su tutti per spiegare il “metodo malgeri”. “Mi chiamano al Gaslini. Il primario di neurochirurgia infantile aveva programmato per il giorno dopo due delicatissimi interventi su altrettanti piccolissimi pazienti. Controlla che le sale operatorie siano in ordine, nota diversi mosconi. Ordina di fermare tutto: pur essendo interventi improcrastinabili non avrebbe rischiato di lavorare in quelle condizioni igieniche. La direzione sanitaria mi chiama, mi spiega la situazione, e mi dicono rassegnati “Intervenga, spruzzi gli insetticidi, ci vorrà una settimana per decontaminare, speriamo che i bambini reggano”. Io gli risposi: “Se fate come vi dico ci mettiamo meno di 24 ore. Ordinai di portare la temperatura del reparto a 13 gradi, di chiudere tutte le luci lasciando accesi solo i neon che avrei cosparso di colla animale. Gli infermieri e i dottori si armarono di coperte e passarono la notte. Al mattino i neon erano coperti di mosconi intirizziti e immobilizzati. Nel pomeriggio il professore poteva operare”. 

Capito il tipo. Uno che ha un punto di vista sempre alternativo, raramente sbagliato. “Lo scorso secolo eravamo pochissimi, oggi ci sono decine di ditte improvvisate, che intervengono in maniera pesante, spruzzando e devastando tutto e tutti. Gli uffici pubblici deputati alla disinfestazione sono ridotti a poca roba, nei privati c’è il far west, con risultati spesso terrificanti. Prendete la recente cosiddetta emergenza West Nile. Spruzzare a caso gli insetticidi non risolve un problema che è endemico in Italia dal 1920 almeno. Altro che zanzare arrivate con i container! Le zanzare prendono il virus dagli uccelli, bisognerebbe contrastare quel passaggio invece che fare mere operazioni di facciata, maquillage buono solo per tacitare i politici e i poco avvertiti i cittadini”.

Malgeri è un patrimonio di conoscenza. Forse lo passerà al figlio Andrea che ha cominciato a dargli una mano. “Lo spero perché ho visto che ha le capacità. Sa come muoversi. Aspetto solo che si convinca della cosa”. Il solo suo esempio dovrebbe bastare. Il suo approccio spesso integrato ottiene risultati duraturi con un impatto ambientale ridotto. Ha adottato un modello che si può definire olistico: mantiene l’infestazione sotto soglia di danno, riducendo sprechi e rischi. E un ulteriore aneddoto – tirato fuori dal suo inesauribile bagaglio di ricordi – lo spiega perfettamente: “Mi chiamano da una notissima villa della costa, una magione stupenda con annesso un giardino che non è troppo definire incantato, zeppo di piante meravigliose. Il maggiordomo del facoltoso proprietario ha il terrore dei ragni, ne ha visti alcuni nel giardino, vuole sterminarli. Io vado, gli dico cosa si può fare: un trattamento blando, per niente invasivo per risolvere quel problema minore. Faccio i calcoli di quanto insetticida spruzzare, il maggiordomo mi chiede di raddoppiare le dosi, vuole una specie di intervento stile napalm in Vietnam. Replico che non ci penso neppure. Me ne vado, chiamano un altro che fa il lavoro. Dopo un anno mi chiama il proprietario: il giardino era rovinato, volevano che mi occupassi io della pulizia. Naturalmente adeguata alla delicatezza dell’area. Ah, il maggiordomo era stato licenziato”.

Gian Carlo Malgeri è un “Signore delle mosche” (come dei pappataci e delle blatte se serve) che non ha nulla di inquietante o di demoniaco. Che ha imparato a pensare come i suoi “avversari”. Che ha scelto l’approccio olistico abbinato ad un atteggiamento cocciutamente deontologico. Cerca di distinguere il grano dal loglio, rifiuta la semplicistica via della tabula rasa. Certo, lui è solo un disinfestatore, mica uno dei nostri illuminati leader.

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