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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Tunnel della Fontanabuona, l’eterna attesa. A cinque anni dall’accordo, nessun cantiere aperto. L’incognita delle varianti al progetto

Il deputato Traversi: “La conferenza dei servizi, che deve essere indetta dalla società concessionaria, viene ventilata e poi rimandata di mesi. Il che aumenta la nostra preoccupazione sulle tempistiche”
Un render del progetto del Tunnel della Fontanabuona, opera attesa da moltissimi anni
Un render del progetto del Tunnel della Fontanabuona, opera attesa da moltissimi anni
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(r.p.l.) È l’opera più importante attesa dal Levante cittadino, se ne parla da almeno cinquant’anni (se non di più). È il grande progetto che, incredibilmente, tiene unito e concorde tutto un territorio con le sue vallate, non è mai stato così vicino alla sua realizzazione ma, di fatto, il tunnel della Fontanabuona ha sinora vissuto di annunci, senza mai finire nel concreto. 

Tra iter burocratico, cronoprogramma aggiornato, varianti in corso e conseguente incremento dei costi, la ‘bretella’ autostradale pensata per collegare la costa del Tigullio e soprattutto la Val Fontanabuona, ma di conseguenza anche le vallate soprastanti (Sturla e Aveto), riesce sempre a essere di attualità.

Nelle scorse settimane, il viceministro Edoardo Rixi in una delle sue uscite liguri ha garantito che “il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha espresso parere favorevole all’unanimità, con prescrizioni, per il passaggio alle fasi successive del progetto di collegamento tra la Val Fontanabuona e l’autostrada A12. Si tratta di un’opera strategica per la Liguria. I cantieri partiranno nella primavera del 2026”.

Poi, però, successivamente a questo annuncio, è emersa la questione genovese che s’incrocia con i destini sia del tunnel della Fontanabuona che del nuovo casello autostradale di Genova Pegli. Entrambe le opere, infatti, sono inserite nel pacchetto di ristori che Autostrade per l’Italia ha fissato come risarcimento alla città e alla regione dopo il crollo del Ponte Morandi: opere per un miliardo e trecento milioni di euro dove primeggia il tunnel subportuale. 

È stata la sindaca di Genova e sindaca metropolitana, Silvia Salis, a sollevare il tema in uno degli ultimi consigli comunali prima della pausa estiva: l’aumento dei costi del passaggio sotto il porto di Genova, secondo una missiva inviata da Autostrade a Palazzo Tursi, rischia di drenare risorse per tutto il resto del pacchetto, dove oltre al tunnel della Fontanabuona e al casello di Pegli ci sono anche cento milioni per un nuovo sistema di gestione del traffico e della movimentazione digitale su tutta l’area genovese. 

Il casello di Pegli giace da un paio d’anni presso il Ministero dell’Ambiente, con la procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale ferma alle ultime (e assai pesanti) osservazioni della Regione Liguria che, nero su bianco, consigliava di studiare un progetto alternativo rispetto al passaggio di una galleria sotto ai depositi chimici della Carmagnani. 

Del tunnel della Fontanabuona, invece, non si è più parlato dallo scorso giugno e viene normale pensare che l’aumento dei costi per il tunnel subportuale possa compromettere l’opera tanto agognata dal levante. Ecco allora che nei giorni scorsi a rinfrescare il tema ci ha pensato il deputato chiavarese del Movimento 5 StelleRoberto Traversi, già sottosegretario ai Trasporti durante il secondo governo di Giuseppe Conte (quando ministra era Paola De Micheli del Pd): “Nei giorni scorsi, ho scritto ad Autostrade per l’Italia per chiedere un aggiornamento sull’iter autorizzativo delle opere infrastrutturali di collegamento tra la Val Fontanabuona e l’autostrada A12. L’intervento in questione rientra tra le opere compensative a seguito del crollo del Ponte Morandi. In base agli accordi, imbastiti già con il Governo Conte 2, la società è tenuta a redigere il progetto e ad accollarsi gli oneri per la sua realizzazione. A oggi, però, dopo cinque anni dall’accordo, nessun cantiere è stato aperto. Il Consiglio dei Lavori Pubblici ha espresso parere positivo. Tuttavia, le prescrizioni hanno modificato sostanzialmente il progetto originale di Autostrade per l’Italia”.

Secondo Traversi, “questo dovrebbe richiedere una nuova fase e nuovi iter autorizzativi, rallentando ulteriormente i tempi. Di conseguenza, Aspi è stata costretta a redigere un nuovo progetto. Spiace che per questo si siano persi dai due ai tre anni: ora, come M5S, abbiamo chiesto garanzie sui tempi per la reale cantierizzazione del tunnel. Nonostante gli annunci rassicuranti, siamo preoccupati sulla reale situazione del progetto, perché la conferenza dei servizi, che deve essere indetta dalla società concessionaria, viene ventilata e poi rimandata di mesi. Il che aumenta la nostra preoccupazione sulle tempistiche”. Varianti e soldi che mancano. Se il progetto non si allontana, poco ci manca. E mezzo secolo intanto è trascorso.

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