di ROSA CAPPATO
Il borgo commemora i suoi caduti nel 1943. Giorno di celebrazioni, domani 27 dicembre. Durante le fasi conclusive della Seconda guerra mondiale a Zoagli si vissero ore drammatiche: un’inutile strage che in seguito fu attribuita a carenze dei comandi militari alleati, fuoco amico che devastò tutto il centro cittadino e uccise 43 civili, tra cui don Agostino Cuneo, arciprete di Zoagli dal 1929 al 1943, deceduto sotto le macerie della sua chiesa.
La cittadina ogni anno, da allora, dedica una giornata di celebrazioni, per non dimenticare questa triste parte della sua storia, che si compì tra Natale e Capodanno. Quella mattina la flottiglia aerea alleata rase al suolo il Municipio, la chiesa parrocchiale di San Martino, l’ospedale civico e numerose case: uomini, donne, bambini sacrificati all’improvviso.
L’obiettivo dell’inaspettata incursione dei militari anglo-americani e pianificata dalla ‘Raf’, Royal Air Force, era ostacolare la ritirata dei tedeschi e distruggere appunto il ponte della linea ferroviaria Genova-La Spezia, missione però ormai priva di rilevanza strategica, data l’interruzione della linea in più punti e la completa distruzione del ponte ferroviario del Golfo Paradiso, a Recco. Il ponte sopra Zoagli garantiva il collegamento tra le industrie genovesi e la ‘Linea Gotica’, ma gli Alleati pensavano ancora di realizzare l’Operazione Dragoon, successivamente, nella primavera del 1944, o in contemporanea, con lo sbarco in Normandia.
Si pensava di bloccare definitivamente tutte le linee che i tedeschi avrebbero potuto usare per spostare uomini e mezzi verso il sud della Francia. ‘Operazione Dragoon’ fu il nome in codice dell’invasione lanciata dalle forze degli Alleati occidentali (principalmente statunitensi e francesi) nella Francia meridionale il 15 agosto 1944, nell’ambito dei più ampi scontri del fronte occidentale.
Di fatto per gli zoagliesi quella missione fu un massacro gratuito. Per l’accaduto il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nel 2008, ha assegnato a Zoagli la Medaglia di Bronzo al Merito Civile, con lo scopo di ‘onorare e ricordare il sacrificio dei cittadini zoagliesi vittime nella strage del il 27 dicembre 1943’.
La medaglia è stata consegnata il 27 aprile 2008 dal Prefetto di Genova Giuseppe Romano. Oggi il tragico evento bellico è ricordato in forma indelebile su due targhe in marmo: una è collocata all’interno del Comune e una si trova presso uno dei piloni del ponte ferroviario.
Lino Moscatelli appassionato cultore di storia locale, che ha offerto a ‘Piazza Levante’ foto inedite, scrittore di ben tre libri, ‘Zoagli immagini in cartolina 1862-1940’; ‘Zoagli immagini in cartolina 1900-1950’; ‘Zoagli immagini in cartolina 1950-2022’, ideatore del gruppo social ‘Zoangeles’, dedicato proprio alla memoria, custodisce gelosamente e condivide i numerosi documenti dell’epoca, cartoline e immagini.
“La storia di Zoagli si divide in due parti – racconta – Prima dei bombardamenti e dopo la distruzione. Quello del 27 dicembre fu il primo bombardamento, ma nel 1944 ben altri tre distrussero tutto quel poco che era rimasto in piedi. Alla fine restarono solamente fumo, polvere e macerie”. La frase più emblematica riportata a Moscatelli nei racconti raccolti dai ‘vecchi saggi’ di Zoagli è: “Cadevano tanti puntini neri”.
Era una giornata bellissima: “Poi verso le 13,30 suonò l’allarme. Accadeva spesso all’epoca sentire l’allarme, ma non ci prestava più tanta attenzione. All’improvviso invece da Cerisola e da Semorile i residenti notarono una nube strana, accompagnata da un boato inquietante, che proveniva dal mare. Troppo tardi la popolazione capì che stavano arrivando gli aerei. Si vedevano cadere dal cielo tanti puntini neri e in molti pensarono al lancio di volantini, invece erano bombe e cominciarono le esplosioni. Ventisei bombardieri lanciarono sul paese 91 ordigni, ognuno di circa 450 kg, erano enormi. Una parte finirono in mare, con l’altra distrussero il paese. Si trattava di 25 B 26, che dopo l’attacco durato veramente poco, circa mezz’ora tra l’avvistamento e le esplosioni, rientrarono rapidamente alla base. Fu una tragedia soprattutto se si pensa che nella Prima Guerra mondiale il ponte fu ‘mascherato’, proprio per evitarne l’individuazione e l’abbattimento. E la furba iniziativa stava per essere ripetuta, ma non si fece in tempo”.
“Il ponte la prima volta fu, in pratica, completamente pitturato, a raffigurare delle case affacciate sul mare. Fu risparmiato grazie a questo stratagemma voluto dalla Marina. Zoagli nel 1916 era un punto di collegamento nevralgico tra i porti di Genova e La Spezia. Il primo era il più importante porto mercantile, l’altro era il più grande porto militare dell’epoca. Nel primo conflitto bellico i nemici colpivano con navi cannoniere e sommergibili. Gli austriaci siluravano costantemente le coste e le colpivano col cannone a bordo. La Marina Militare era responsabile della protezione delle vie marittime di comunicazione con il porto di Genova e aveva installato basi aeree di avvistamento a La Spezia, Rapallo, Porto Maurizio e Sanremo. A difesa del golfo del Tigullio il 19 agosto erano attivi a Chiavari due cannoni. I sommergibili nemici si nascondevano nelle baie della Sardegna occidentale e in poco tempo potevano raggiungere il Mar Ligure. Davanti alla Spezia e Sanremo furono silurate le navi mercantili italiane; il 23 maggio 1916 i cannoni austriaci spararono su Portoferraio in Toscana. La Marina allora, temendo per il ponte di Zoagli, ne decise il mascheramento. Si costruì una grande intelaiatura di pali che dalla spiaggia arrivava fino in cima al ponte, poi si sistemarono tavole di legno su tutto il lato a mare, coprendo le luci centrali e i piloni laterali. Sulle tavole fu disegnato un paesaggio uguale alle case di Zoagli. Quelle disegnate in cima al ponte vennero completate con il tetto in ardesia e vi furono dipinti persino degli alberi. Eliminate le luci pubbliche visibili dal mare, si stabilì il coprifuoco per impedire ogni riferimento luminoso a navi e sommergibili nel golfo. Il trucco ottico funzionò e Zoagli salvò il suo ponte”.
Domani il paese ricorda la sorte subita invece nel ‘43, con celebrazioni ufficiali, alla presenza delle autorità cittadine, militari e religiose. La cerimonia inizia con la messa, alle 11, nella chiesa di San Martino, seguita dalla deposizione di una corona d’alloro, benedetta in chiesa, ai piedi delle lapidi commemorative.