di ROSA CAPPATO
Da venerdì scorso il ‘Canis lupus’ è diventato ‘specie faunistica protetta’. Un ‘declassamento’ per cui, per la prima volta, si potranno ipotizzare e pianificare prelievi e abbattimenti per i lupi. La decisione finale è stata appena pubblicata. Il Comitato della Convenzione di Berna del Consiglio d’Europa (Convenzione sulla conservazione della fauna selvatica e degli habitat naturali europei) ha adottato la proposta dell’Unione Europea per modificare lo status di protezione del lupo da ‘specie faunistica rigorosamente protetta’ che prevedeva il divieto assoluto di cattura, possesso o uccisione di esemplari e di altre forme di disturbo o interferenza da parte dell’uomo (massimo livello di tutela) a ‘specie faunistica protetta’, condizione che prevede ora l’eventuale ‘controllo numerico’.
La novità entrerà in vigore tra tre mesi, a meno che almeno un terzo delle parti della Convenzione, il trattato internazionale del Consiglio d’Europa sulla conservazione della natura, non si opponga. Inoltre se meno di un terzo delle parti si oppone, la decisione entrerà in vigore solo per quelle che non si sono opposte. La Convenzione copre la maggior parte del patrimonio naturale del continente europeo e si estende ad alcuni stati africani (firmata il 19 settembre 1979, è entrata in vigore il 1° giugno 1982). L’organo direttivo della Convenzione di Berna è il Comitato permanente, composto dai rappresentanti delle parti contraenti.
La proposta dell’UE non è la prima riguardante la protezione del lupo in Europa. La prima è stata la Svizzera, nel 2022, proposta respinta. Ora si fa sul serio. In Liguria le notizie di avvistamenti si susseguono, soprattutto sui social, spalmati dalle alture dei centri urbani, in tutto il genovesato, a Ponente, Levante, la Val Bisagno, sino l’entroterra, le alture del Golfo Paradiso, nei boschi di Uscio, si crinali di Sori e in Val d’Aveto.
La guardia zoofila Gian Lorenzo Termanini spesso risponde a chiamate d’avvistamento lupi, tra altre per animali selvatici in difficoltà, e riferisce che il più delle volte si tratta di errori, in quanto il lupo è confondibile col cane Lupo Cecoslovacco. Tuttavia conferma che i lupi ci sono sempre stati, anche più numerosi: “Talvolta vengono predati ovini e altro bestiame non ben custodito – dichiara Termanini – Ma sono i ‘regolatori della natura’ e dell’ecosistema. Se scendono in città è perché inseguono i cinghiali attratti dal cibo che offre l’uomo, anche agli stessi lupi. Questo atteggiamento va contro la natura. Non si contano poi gli incidenti in cui il lupo viene ucciso, perché inseguito e investito. Di fatto scappa sempre, perché ha paura dell’uomo e mai gli si rivolge contro, così come non si rivolge contro al suo cane, a meno che non venga attaccato dallo stesso e più delle volte è perché senza guinzaglio. Si assiste ad un allarme diffuso, esagerato, contro un animale che cerca solamente di difendersi e di fuggire”.
Risulta difficile censire gli esemplari in Liguria e ai volontari del Centro recupero animali selvatici del’Enpa (CRAS) di Genova Campomorone non risulta un aggiornamento sul conteggio delle presenze, in quanto mancano le risorse pubbliche erogate per tali progetti, ma c’è una certezza: “Da marzo entrerà in vigore la nuova legge, tuttavia siamo ben lontani da parlare di un nulla osta agli abbattimenti”. Paolo Rossi, notissimo fotografo di lupi (autore dell’immagine a corredo dell’articolo) sottolinea che prima di iniziare a parlare di abbattimenti o contenimento, il lupo rimane una specie protetta e che serve uno studio serio sul relativo censimento, anche considerando che probabilmente quelli avvistati negli anni passati erano già sottostimati: “L’habitat non può avere più lupi di quanti ne può contenere, – spiega Rossi – come dice lo scrittore appassionato del patrimonio faunistico e naturalistico della Liguria Andrea Marsan: il numero di leoni non supera mai quello delle prede. È raro vedere e fotografare i lupi anche per me, ho più dei video, perché dobbiamo considerare la conformazione della Liguria. Ritengo che ce ne siano poche centinaia in tutta la Liguria: ogni famiglia, di 4-8 lupi ha un territorio tra i 50 e i 150 km², quindi si muovono in un territorio molto vasto, con rare probabilità di individuarli. Non penso ci sia differenza rispetto a 20 anni fa. La normativa è mutata, ma non significa che si potrà sparare al lupo, perché rimane specie protetta e fondamentale nel ruolo della biodiversità: uccide gli animali feriti ed è anche anche alleato degli agricoltori, nonostante si dica il contrario”.
Il naturalista zoologo Matteo Serafini aggiunge che sul nostro territorio, in particolare quello levantino della regione, la presenza del lupo risale agli anni ‘80 quando scendevano dall’Appennino: “In estate solitamente rimangono in area di tana – prosegue – e quindi molto defilati e poco individuabili dall’uomo. In questo periodo invece il lupo si trova nel ciclo riproduttivo, con la conseguente formazione di nuove coppie e quindi di prole. Qualche esemplare segue le prede che naturalmente scendono a fondovalle e così, mentre inseguono qualche capriolo o qualche cinghiale, ecco che si possono avvistare nei centri rurali”.
Sul fronte dei numeri è stato fatto un monitoraggio circa 10 anni fa, a seguito di un progetto regionale che tuttavia si è concluso. Un vero e proprio censimento risale al 2019 quando la regione Liguria aderì al ‘Progetto LIFE18 NAT/IT/000972 – LIFE WolfAlps EU. Coordinated Actions to Improve Wolf-Human Coexistence at the Alpine Population Level’, attività di monitoraggio nazionale nell’ambito del piano di azione del lupo, ai sensi della Convenzione ISPRA-MITE. “Oggi considerare una stima così localizzata – specifica Serafini – alla luce dei confini amministrativi della nostra regione, risulta praticamente impossibile. Si può solamente fare riferimento al progetto di Ispra. A livello nazionale ci potrebbero essere circa 3300 esemplari, la maggior parte nella zona peninsulare (1000-2000). Servirebbe un’indagine approfondita, ma occorre uno sforzo non indifferente. Lavorare su una specie con così ampia distribuzione sul territorio e con confini come i nostri risulta difficile. Andrebbero coinvolte più regioni e una grande quantità di personale. Di fatto nel 2016 in Liguria si contavano 30, 35 individui e sei branchi, che oggi sono ampiamente distribuiti, non solo sull’Appennino, ma anche nel Levante, a Ponente e bassa valle, poiché il lupo è diventato ubiquitario, diffuso dappertutto, reso tale grazie alla tutela della specie e l’abbandono dell’uomo di alcune zone”.
La risposta, alla luce di quanto sta per accadere sulle normative, rimarrà la prevenzione: “Non si apre una caccia – chiarisce Serafini – attendiamo i prossimi mesi per capire cosa metteranno in atto. Non sono comunque previsti prelievi come accade, ad esempio per i caprioli, ma solamente interventi specifici, in zone rurali, con esemplari troppo confidenti e problematici. Vedremo gli strumenti, i soggetti, i criteri e le modalità che vorranno intraprendere. C’è da dire che il comparto produttivo zootecnico ha problematiche ben diverse dalla presenza del lupo: non è l’unico nemico. E’ inutile la battaglia in questo senso e la situazione porrà anche dei limiti nell’eventuale gestione. Servirà attenzione perché un prelievo errato può amplificare i danni. Rimuovendo gli individui sbagliati potrebbe accadere che quelli rimasti decidano di spostarsi in nuovi territori, creando ulteriori problematiche”. La novità desta preoccupazioni a molti ambientalisti e il WWF Italia ha già lanciato una petizione.