di DANILO SANGUINETI
La intitolazione dell’azienda “Terre Verae” porta fuori strada. Siamo in Liguria non nell’antico Lazio. In comune con quanto suggerisce l'”odd friend” del latinorum c’è solo il sudore e la dedizione di chi quotidianamente si confronta con la zolla e il fusto, il seme e il frutto, di persone che vivono la fattoria ed i campi, di chi coltiva, raccoglie, sperimenta, insegna e da poco, addirittura, accoglie.
Frazione di Ognio, comune di Neirone, Val Fontanabuona profonda, zona che non sta attraversando un momento fulgido, se la vogliamo mettere in maniera eufemistica. Eppure c’è chi non si cura della contingenza, dei segnali che il mondo esterno manda e che ha intenzione di portare avanti il suo programma, un progetto di vita, più esattamente un sogno che viene sognato ogni giorno, una lucida utopia da calli nelle mani e da pensieri tormentosi nella mente.
L’azienda agricola Terre Verae in via frazione di Ognio, 215/a Neirone è composta da un “esercito di tre”, Mattia Basso, la sua compagna e il loro figlioletto di 5 anni. Mattia si dedica 24 ore al giorno, sette giorni su sette all’impresa, Laura Brocca è una ostetrica che si divide tra professione e campagna. In questi giorni poi hanno un pensiero in più. Appena prima di ferragosto celebreranno il loro matrimonio, la formalizzazione di un rapporto che era e rimane solidissimo. Il povero “nubendo” distoglie un attimo l’attenzione dal girone infernale in cui precipita chi procede agli sponsali, schiacciato dalla valanga di impedimenti – vestiti, bomboniere, confetti, inviti stampati e no, location e sistemazione degli ospiti – per fare mente locale e riassumere il significato di “Terre Verae”. “Ci sono momenti che non si possono descrivere, ci sono momenti che ci ripagano di ogni difficoltà affrontata, ci sono momenti che uniscono grandi e piccoli, il mio piccolo nucleo famigliare. Ecco io ho voluto creare qualcosa che faccia provare ai nostri ospiti le stesse sensazioni. Noi offriamo momenti!”.
Cinque anni fa. nel 2019, la partenza. La genesi però per l’allora 38enne Mattia, era stata assai lunga: “Il sogno di aprire un agriturismo nasce discreto. Accarezza prima la mente nei momenti di maggior stress, palesandosi più insistente nelle assolate giornate di primavera, quando il sole domina la natura in risveglio. Il sogno poi entra sotto la pelle, ti scorre nel sangue ed inizia a far parte di te. Arrivi al punto di non pensare ad altro, ma appena ti avvicini a tastare con mano la complessità che sta dietro alla realizzazione del tuo sogno, lo soffochi, cerchi di tenerlo rinchiuso dentro la cesta dove lo hai lasciato per anni. Ma lui è lì sempre più forte e alla fine nessuna burocrazia, nessun pensiero agli investimenti a lunghissimo termine, nessuna frustrazione riesce a placarlo, ormai è lui a comandare”.
Dal dire al fare c’era il podere di famiglia e la presa di contatto con una realtà immaginata dura e rivelatasi…durissima.
“Partii dalla conta delle superfici, studiai la riqualificazione, feci progetti, sentii esperti, compilai moduli, sentii esperti, compilai moduli, lasciai perdere gli esperti, compilai moduli e alla fine… iniziai!”
Doveva non poterlo fare. “Sono nato in questo fantastico territorio, lo amo come amo la mia compagna e mio figlio. Volevo farlo mio, volevo che un pezzo di questo mondo fosse mio e di tutti quelli che da qui vorranno venire qui a trovarmi. C’è il sole, la pioggia, il freddo, il caldo, tutto sulla tua schiena, ma tu sei sempre lì. Il primo raccolto, il primo prodotto confezionato, la prima vendita e allora sì, le soddisfazioni nel vedere la tua terra rinascere, questo ripaga tutto, questa è l’essenza di quello che facciamo. Sono nel mio mondo, il vero mondo. Partito da niente con niente eppure eccoci qui a cinque anni dall’inizio di quel sogno, dopo fatiche indescrivibili e preoccupazioni, ma con lo stress che ormai è un lontano ricordo di una vita fa”.
Un racconto coinvolgente, eppure un racconto non esaustivo perché all’azienda agricola con la quale è partito, ha aggiunto negli anni tanto altro, dalla fattoria didattica all’agriturismo.
Impossibile indicare il core business oggi che tutte le varie sezioni sono diventate interdipendenti. “Produciamo ortaggi, frutta e i loro trasformati come farina di castagne, farina di farro, confetture, salsa di pomodoro, erbe aromatiche essiccate, oli essenziali, frutta e verdura disidratata, busta mista verdure per minestrone, pane. La nostra prima coltura è l’uva che dà vita al nostro vino “Livio”, D.o.c. della Valfontanabuona e delle Cinque Terre”.
Insomma anche viticoltore. “Non vorrei dare l’impressione di essere un accentratore o un isolato. Mio padre Ugo, per esempio, mi diede un aiuto importantissimo quando nel 2006 iniziammo a ristrutturare la vecchia casa costruita da mio nonno. Ho imparato a cucinare gestendo dal 2012 al 2019 dell’”Ostaia dei Banchi” a Genova e poi andando a lavorare nel settore culinario in Spagna”. L’ultima lezione, quella della laurea magistrale, quando studia da vinificatore. “Presi in affitto poco più di 1000 metri quadri di vigneto alle Cinque Terre, nelle località di Volastra e di Prevo che si trovano tra Vernazza e Corniglia. Comincia con il ‘Livio Cinqueterre DOC’ , dal nome di mio figlio, fatto con le uve di Albarola, Vermentino e Bosco, e poi trapiantai i metodi a Ognio per creare nuovi vini. Acquistati altri sei ettari di terreno tra Tribogna e Neirone per impiantare una nuova coltura vitivinicola con Uve di Vermentino e di Alicante Nero detto anche ‘Granaccia’”.
Poteva bastare? Neppure per sogno! Nel 2021 pensa e nel 2022 realizza un lavandeto per la produzione di olio essenziale e con gli scarti della lavorazione della lavanda da usare come integratore per la concimazione dei vitigni. Il tutto all’insegna della sostenibilità. Già nel 2020 gli era stato consegnato l’Oscar Green Coldiretti nella categoria Sostenibilità Ambientale riducendo al minimo lo spreco di energia e la produzione di scarti.

Infatti a Mattia “Archimede” Basso era balenata un’altra idea: “Brevettai insieme ad altri l’idea di utilizzare gli scarti della lavorazione dell’ardesia nell’impianto della vigna. Scarti che migliorano la fertilità naturale della terra, contrastano la siccità e riducono la sofferenza dei vegetali in quanto i panetti d’ardesia che vengono posizionati sul terreno, aiutano il drenaggio e migliorano la radicazione della pianta”. Nella corsa a proporre ogni prodotto tipico della sua terra non poteva mancare un’altra eccellenza ligure. “Ci sono quaranta piante di olivo nella tenuta. Una manciata di “scrigni” vegetali che viene seguita con scrupolo quasi maniacale. Il nostro olio spremuto a freddo, porta il nome di ‘Solo Quaranta”. Poco ma buono”.
A chiudere il cerchio il settore ospitalità. “Il nostro piccolo agriturismo con camere permette di vivere a pieno la natura circostante con alcune comodità. Il parco annesso all’azienda di quasi 6000 metri offre servizi come piscina, jacuzzi, sauna e giochi per bambini. Organizziamo momenti di allegria e di relax tra le nostre coltivazioni in piena armonia con la natura che ci circonda. La nostra offerta di esperienze sensoriali permette di vivere momenti indimenticabili: massaggi, trattamenti rilassanti, esperienze olistiche, tutto per il benessere e la vitalità dei clienti”.
Dalla zona new age alla zona entertainment per ogni palato. “Creiamo eventi ed attività nei nostri spazi aziendali, tra le nostre coltivazioni di ulivo ed i nostri filari di vite, il tutto accompagnato dai nostri prodotti e dalla nostra compagnia. Cerimonie varie, ed ora anche il “Naturalmente Mamme”, il primo ritiro dedicato alla donne in dolce attesa”. A Terre Verae si impara, a qualsiasi età.
“Siamo fattoria didattica, ossia l’ambiente ideale per consentire ad un bambino di stabilire un contatto vero con la natura, gli animali e il mondo agricolo. Trascorrere una giornata in campagna, sdraiarsi sull’erba, accarezzare un animale, seminare e raccogliere i frutti della terra, sono esperienze sconosciute alla maggior parte dei bambini d’oggi, capaci di suscitare forti emozioni e, al tempo stesso, di sviluppare quella conoscenza ecologica necessaria per un maggior rispetto per l’ambiente e per le risorse del territorio. Terre Verae si propone come una classe a cielo aperto, dove imparare e sperimentare la vita a stretto contatto con l’ambiente”.
Una vita beata per Mattia e la sua famiglia se non fosse per quella maledetta burocrazia. “Nell’ultimo anno le cose hanno cominciato a rallentare. La contrazione nell’afflusso dei turisti e ancora più pesante di quello avvertita sulla costa. La colpa sta nel fatto che le concessioni per affittare sono concesse a pioggia, si sfruttano le seconde e terze case. Il grave e che sui soggiorni sia io, che ho un agriturismo in piena regola, e coloro che affittano camere ammobiliate alla “come viene” per due notti, paghiamo le stesse tasse, una cedolare che mette sullo stesso piano gli operatori turistici ed i “corsari” dell’affitto breve…”
La solita storia italiota. La legge deve essere eguale per tutti ma nello spirito mentre nella forma andrebbero stabilite norme diseguali per situazioni diseguali. Fare il contrario è fare nella sostanza ingiustizia. Nello sport, per esempio, non si sognerebbero mai di applicare le stesse regole per i dilettanti e per i professionisti, che fanno un altro mestiere, che giocano in un’altra categoria.
L’idillio di Terre Verae, il lirico commovente afflato della famiglia Basso, andrebbe premiato con qualcosa di più concreto del “riposino” sotto il faggio. Andava bene per il virgiliano Titiro non per il donchisciottesco Mattia Basso.