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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Il Ponte della Maddalena: il traffico e la storia

Il nuovo Ponte della Maddalena venne concluso nel 1210: la data è leggibile in un’iscrizione sul muro della chiesa. La dinamica costruttiva è assai complicata
Una foto storica del Ponte della Maddalena sul fiume Entella
Una foto storica del Ponte della Maddalena sul fiume Entella
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di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

Da qualche giorno il Ponte della Maddalena, l’importante passaggio tra le sponde di Chiavari e Lavagna, vede il transito delle autovetture regolato da un semaforo. La ragione è dovuta allo scardinamento di un’intera porzione della ringhiera a protezione del transito veicolare. Questo danno ci deve far ragionare sull’uso del ponte e sulla sua storia, confermati da più di ottocento anni di silenzioso operare tra citazioni dantesche e storia dei Fieschi, tra contese e crolli rovinosi.

Nel mio lavoro mi sono ritrovato in diverse occasioni a operare in questa affascinante infrastruttura, una delle più antiche ancora gloriosamente in opera. Eppure, abbiamo potuto verificare quanto sia fragile, al punto di recare un’indicazione di portata massima per il transito consentito. Del resto in più occasioni sono stati necessari cure e interventi mirati.

Qui la prima valutazione storica: al momento del rifacimento in pietre e malta si decise di destinare il controllo del passaggio ai frati di San Francesco di Chiavari. A quel tempo i 250 metri del ponte erano molto evidenti, con le sue quindici arcate tutte leggibili nella piana alluvionale completamente sgombra e col fiume libero nella sua discesa verso il mare. I frati regolavano il traffico e riscuotevano i pedaggi; nella prima fase costruttiva la carreggiata era contenuta in un passo di due metri e cinquanta e garantiva il passaggio ad un carro per volta. Il notevole ammodernamento di allora fu voluto dai Conti Fieschi di Lavagna, quando decisero  di realizzare un nuovo e più efficiente attraversamento dell’Entella, ed individuano la soluzione nel rifacimento di un ponte in legno preesistente: il ponte di Sant’Erasmo

Il progetto prevedeva di mantenere la stessa posizione, per non modificare una viabilità consolidata, con strade d’accesso al ponte che salivano da Chiavari Lavagna e proseguivano verso Carasco e Cogorno utilizzando una nuova costruzione molto più stabile in pietra e malta. La dedicazione originaria a Sant’Erasmo inseriva l’opera in una vasta area che vede il santo, protettore dei marinai e naviganti, presente e condiviso tra Sestri Levante e Santa Margherita, attraversando l’intero Golfo del Tigullio.

Il nuovo Ponte della Maddalena venne concluso nel 1210: la data è leggibile in un’iscrizione sul muro della chiesa. La dinamica costruttiva è assai complicata e ben riassunta dallo studio pubblicato in Archeologia dell’Architettura (IV, anno 1999 – Sabrina Bergamo, Maria Alessandra Fiorucci, Matilde Rossi Derubeis).

Dall’elaborato emerge la necessità di una manutenzione continua, iniziata immediatamente dopo la fine dei lavori; in particolare la forza delle acque rovinò il ponte in più occasioni e le riparazioni portarono modifiche e nuove soluzioni costruttive. 

Il primo grande ammodernamento del ponte è progettato nel 1876, quando l’architetto civico Andrea Descalzi prevede l’allargamento della carreggiata. Un secondo progetto è firmato da Ludovico Fontana, ma solo nel 1880 i disegni sono spediti in Prefettura per le autorizzazioni necessarie all’esecuzione dei lavori. Tra il 1886 e il 1888 la Ditta Copello di Chiavari, per un importo di £ 50.000, realizza l’allargamento con una ghiera di mattoni che ingloba le opere più antiche ancora perfettamente leggibili ai nostri giorni. In quest’opera si utilizzò un nuovo tipo di mattoni in uso nei ponti ferroviari con caratteristiche di portata ben maggiori  dei  comuni laterizi. Questo intervento è l’ultimo verificabile dai documenti d’archivio, aspetto rilevato anche dagli studiosi nell’analisi archeologica dell’intero manufatto.

Nell’agosto del 2003 si ritornò ad operare su alcune pile del ponte, e la Soprintendenza Archeologica della Liguria ci chiese di raccogliere i dati rilevabili in quell’occasione, in particolare campionando materiali e riproducendo una documentazione di tutte le fasi dell’intervento. In quello specifico lavoro si trattava di consolidare due pile notevolmente indebolite nelle fondazioni. Nel febbraio dell’anno successivo, il Comune di Lavagna predispose una giornata di studi per rendere pubblici i nuovi dati rilevati; Sabrina BergamoFabrizio Benente e Aurora Cagnana relazionarono sulle più recenti acquisizioni dell’intervento. 

Ancora recentemente si sono resi necessari due interventi di consolidamento ai basoli laterali del ponte, eseguiti con raccolta di dati storico archeologici che hanno permesso di posizionare due pannelli esplicativi per valorizzare il lavoro svolto. 

Quest’ultimo incidente riporta alla ribalta la tenuta nel tempo di una struttura storica in uso da circa otto secoli, rimaneggiata e curata più volte ma, come riportano le carte d’archivio non completamente stabile, in particolare in alcune pile: “Ispezione della pila che si diceva pericolosa per la stabilità del ponte. In seguito ai rilievi eseguiti e alle osservazioni fatte sta realmente che la seconda pila verso levante nella sua base ha subito dalla parte a monte una erosione e uno scalzamento notevole, tanto che per buon tratto essa sta sospesa nel vuoto”. (Archivio Storico Comune di Chiavari, faldone 842, lettera del 22 ottobre 1908).

Il cartello di divieto di transito sul ponte indica un limite massimo di portata di 25 quintali; restano quindi esclusi al transito i mezzi dei Vigili del Fuoco per le emergenze. Sarebbe utile una verifica statica di un tecnico competente ed un rilievo con dati assunti sul campo per poter valutare come il ponte reagisce all’attuale mole di traffico.

In ogni modo pensare al futuro del ponte della Maddalena come ad un collegamento tra le sponde di un rinnovato Parco della Foce dell’Entella non sarebbe per niente male; forse è un sogno, ma ottocento anni di storia non sono pochi e il riposo sarebbe ben meritato.

(* storico e cultore di tradizioni locali)

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