di DANILO SANGUINETI
Non chiedere per chi ronza lo sciame, ronza per te. Esagerato? No, ad ascoltare il grido di dolore degli scienziati al quale fanno eco gli operatori sul campo.
Una chiacchierata con il signor Gianluigi Cavagnaro, responsabile della Apicoltura “Volpone Bice”, a Cornia di Moconesi (via Cornaro 12), dovrebbe illuminare le menti degli scettici blu, adoratori degli idoli negazionisti che proliferano sui social ad alto tasso di fake news. Se prendessimo piena coscienza del pericolo che ci sovrasta, della minaccia ormai incombente, guarderemmo gli apicoltori fondamentali per la sicurezza comune perché sono la nostra prima linea nella battaglia per preservare l’ambiente. I custodi delle api lavorano per tramandare alle generazioni future questi insetti che sono a loro volta motori indispensabili per gli ecosistemi di gran parte del mondo.
“Io che faccio questo lavoro da tantissimi anni mi sono accorto di che cosa sta accadendo, sono preoccupato e allo stesso tempo tento di restare positivo – esordisce il signor Gianluigi – perché sono convinto che ci sia ancora modo per invertire la corsa verso il baratro. Forse servirebbe che da parte delle autorità, e intendo tutte, dalle più vicine alle più grandi, venissimo ascoltati, capissero che cosa stiamo facendo e che cosa, tantissimo, si può fare per darci una mano concreta”.
Chi sta sul territorio a combattere contro il climate change – che non è una giustificazione per gli “eco-svampiti” – una realtà che qui si tocca quotidianamente, sa e spiega. Ha dalla sua una storia lunga e densa, un passato che gli fa vedere con chiarezza nel futuro. “Posso dare un’idea raccontando di noi. La nostra azienda si trova a Cornia di Moconesi, quindi al centro della Val Fontanabuona, e offre prodotti di qualità, atti a soddisfare le richieste della nostra clientela”.
Cavagnaro, figlio di Bice, ha alle spalle una dinastia di apicoltori, delineatasi nella frazione di un paesino perfetta per lo scopo: “Cornia è il luogo dove si pratica da quasi settant’anni la produzione e la commercializzazione dei nostri pregiati mieli italiani. Dobbiamo ricordare infatti che è proprio l’Italia il Paese a produrre la più grande varietà di miele all’interno di un solo Stato. Nel 1948 Adolfo Volpone diede inizio all’attività con i cosiddetti “bugni villici” (ora chiamati arnie villiche) con notevole passione verso tutto ciò che riguardava il mondo delle api, una passione che riuscì a trasmettere ai figli Guido e Bice Volpone, ed anche ai nipoti, tra i quali il sottoscritto”.
Gianluigi ed i fratelli hanno reso possibile l’evolversi dell’azienda grazie a nuove tecnologie e tecniche, mantenendo però sempre il sapore originale del prodotto. “Incrementammo il numero delle arnie in modo tale da poter garantire una maggiore produzione di miele e derivati quali propoli, polline, cera, pappa reale e altro. Abbiamo reso possibile una vasta gamma di prodotti che ancora oggi stiamo ampliando”.
Non fermatevi al miele. “La propoli può essere considerata un “antibiotico naturale” in quanto è molto indicata per le infezioni alla gola, le malattie da raffreddamento, persino per la cicatrizzazione delle ferite. Il polline è ricco di proteine e vitamine ed è ottimo per rendere più bilanciata ogni tipo di dieta. La “pappa reale” invece, conosciuta anche come “alimento dell’ape regina” è l’ideale come ricostituente in periodi di stress o di lavoro intensi”. Naturalmente il core business resta la produzione della multiforme sostanza secreta dalle api. “Grazie alla varietà della flora della zona produciamo vari tipi di miele quali acacia, acacia-erica, millefiori, melata, castagno. Va tenuto a mente che il miele, in quanto prodotto alimentare che le api producono dal nettare dei fiori, cambia sapore, colore e proprietà a seconda del tipo di pianta sulla quale si posano questi instancabili insetti”.
L’Apicoltura Volpone ha una lista capace di soddisfare ogni gusto e ogni richiesta: “Abbiamo confezioni disponibili in vasetti di vetro di varie dimensioni, da 250 grammi a un chilo, per le aziende forniamo pacchi da 5 a 25 chili. Oltre che come cibo e medicamento viene usato da molte case cosmetiche che introducono i derivati del miele all’interno dei loro preparati. Il miele è un efficace prodotto di bellezza, per avere pelle liscia, capelli in ordine e labbra morbide”.
Di sperimentazione in sperimentazione l’Apicoltura Volpone Bice ha creato il “Propolmiel”, un mix di miele di acacia, propoli e menta utile per il mal di gola; “Mielefrutta”, una miscela di miele di acacia e frutta di vario tipo come mora, pesca, fragola, lampone ecc.; “Milqui”, un insieme di miele e latte”.
Distrutta in un attimo la convinzione che in campagna, soprattutto dalle nostre parti, si sia conservatori e poco dinamici. A Cornia non si dorme sugli allori, si sa bene che “l’inverno è alle porte” e che il “drago” del cambiamento climatico sta per arrivare. “Stiamo in un paese ideale, o almeno sarebbe ideale per le notevoli possibilità di fioritura. Abbiamo piante e erbe ideali per l’apicoltura ma in questo momento la situazione è veramente brutta, brutta, brutta”. Il tempo sta impazzendo: “In inverno non ha fatto freddo e piovuto meno che poco, l’estate tarda, le gelate di primavera hanno alterato il ciclo delle piante e di conseguenza quello delle api. I nostri insetti sono “scombussolati” e la cosa si ripete nel tempo”.
Con oltre 100 arnie da sorvegliare dato che sono sotto scacco Gianluigi Cavagnaro passa i giorni sperando nella riscossa. “Non siamo certo spaventati dal lavoro. Siamo di razza contadina, la fatica ce l’abbiamo nel Dna, ma se manca la materia prima agitarsi serve a poco”. Di aiuti da parte delle varie amministrazioni manco a parlarne. “Fino a poco tempo fa qualche sovvenzione per fare campagna antiparassitaria, ora nemmeno quello. Facciamo da soli. E poi si fanno i conti con l’inflazione: sui mercatini, ai clienti affezionati facciamo sempre gli stessi prezzi, non vogliamo infliggere loro aumenti dissennati, ma poi vai a comprare il vetro per i vasetti e ti accorgi che il costo della materia prima si impenna e ti chiedi come farai a far quadrare i conti”. La ciambella di salvataggio si chiama fidelizzazione: “Il livello della nostra produzione, lo dico senza falsa modestia, unito al nostro modo di trattare con i clienti, ci garantisce nel tempo una base di acquirenti che non ci tradisce mai. I mercatini ci danno soddisfazione, il mercato in senso generale, tiene, ma se le api si smarriscono, noi come faremo a reggere?”.
Va ribadito. Il problema ci riguarda.
Le api sono effettivamente considerate una specie a rischio di estinzione. Una micidiale combinazione di fattori le sta falcidiando: l’uso diffuso di pesticidi e insetticidi, che limitano le aree in cui le api possono prosperare e trovare nutrimento; i cambiamenti climatici stanno alterando gli habitat naturali, rendendo più difficile per le api adattarsi e sopravvivere. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, circa il 40% delle specie di api è oggi a rischio estinzione. Questo declino ha implicazioni significative per l’ecosistema globale, dato che le api sono impollinatori primari di fiori e frutti e contribuiscono in modo essenziale alla biodiversità del pianeta. La loro diminuzione potrebbe avere effetti devastanti sulla produzione alimentare, poiché molte colture dipendono dall’impollinazione delle api per produrre frutta e verdura. È quindi fondamentale adottare misure per proteggere le api e altri insetti impollinatori per preservare l’equilibrio ecologico e la sicurezza alimentare. Negli Usa i numeri fanno paura: nel grande paese gli impollinatori stanno diminuendo, le ricerche dimostrano che sono state perse il 45,5% delle colonie di api gestite tra aprile 2020 e aprile 2021, la perdita media annuale dal 2006 è stata stimata al 39,4%. Questo problema ha un impatto sull’approvvigionamento alimentare. quasi cento delle colture speciali degli Stati Uniti richiedono l’impollinazione.
L’apicoltura di Cornia è un’isola che prova a opporsi alla corrente. Più che il famigerato “battito d’ala della farfalla in Cina”, potrebbe essere lo svanito ronzio dell’ape in Europa a causare il cataclisma. Si è spesso detto che gli insetti ci saranno ancora quando noi non ci saremo più. Un antico proverbio del popolo Navajo ammonisce: “Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli”.